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Ragù alla bolognese

L'Udinese ha cucinato alla grande il Bologna di Motta: merito dell'acume tattico di Cioffi e di giocatori che stavolta non hanno regalato nulla
Redazione

L’Udinese trova il modo di congedarsi dal suo pubblico, in questo 2023, con la prima vittoria casalinga in campionato; per una volta il risultato arride ai friulani che spesso si erano trovati vicini all’obiettivo ma che per una ragione o per l’altra era spesso sfumato proprio ad un passo dal traguardo. Le partite, però, raccontano tante storie, non solo il risultato, e così come non si può giudicare un libro dalla copertina, spesso e volentieri giudicare le gare solo dal punteggio finale finisce per risultare pressapochista e inesatto. La prestazione fornita ieri dall’Udinese è abbastanza in linea con altre già fornite in passato, specie in casa, con Cioffi al timone, viene in mente per esempio il partitone con l’Atalanta, quando la squadra di Gasp venne annichilita dagli uomini di Cioffi, salvo poi raggiungere un insperato pari al 92′ su una scivolata sfortunata di Kristensen. Quella volta scrissi che non sarebbe stata una fortuita scivolata del giovane difensore a togliere gloria e peso alla prestazione dei bianconeri, anche se i punti, quelli si non si erano aggiunti in classifica come il merito avrebbe voluto.
La gara di ieri è stata l’ennesima preparata con acume tattico da parte del tecnico, con un piano di battaglia ben strutturato, e con uno svolgimento perfetto da parte dei suoi interpreti. Anche ieri, come in altre partite in casa, l’Udinese ha impattato bene, è andata avanti, anche di due gol, addirittura pure di tre, e l’unico aspetto a differire rispetto alle precedenti partite è stata la mancanza dell’episodio negativo nel finale, il rigore maldestro regalato, piuttosto che un’uscita a vuoto del portiere o la scivolata, appunto, di un un difensore, e, per contro non c’è stata nemmeno nessuna rovesciata avversaria nel sette con la palla che passa Dio solo sa come, in mezzo a 4 difensori, o un cross sbagliato che si tramuta in tiro in porta. Insomma, ieri gli episodi non hanno girato contrario, perchè non può sempre girare male.
Se alla fine la prestazione c’è sempre, il destino non potrà continuare a girarti le spalle all’infinito. Per contro il bel Bologna giunto a Udine dall’alto di un quinto posto molto chiacchierato e contornato da lustrini e paliettes, aveva si incantato con il suo gioco totale made in Motta, ma era anche stato accompagnato da alcune correnti ascensionali del fato, che più di una volta le aveva strizzato l’occhio, non ultima nella sfida interna contro l’Atalanta, dove se c’era una squadra meritevole dei tre punti era la formazione bergamasca non certo quella emiliana. Insomma, non sempre tutt’oro è quello che luccica, e non sempre il diavolo è brutto come lo si dipinge. Parafrasando il concetto, non ci sono tutti questi punti di differenza tra un Bellissimo e fortunato Bologna, e una derelitta, ma sfortunata Udinese. In settimana la classifica degli expected goals, aveva restituito dignità e merito alla squadra di Cioffi che nella trasposizione statistica di una classifica stabilita in base a questi parametri, aveva aggiunto ben 9 punti alla squadra friulana, e tolti almeno 4 a quella di Motta. Adesso i numeri, che non raccontano tutto ma dicono tanto, ci ricordano che l’Udinese era in under performance, e che quindi per il proseguo del campionato è destinata a veder crescere il suo fatturato di punti, mantenendo, si intende, questo livello di prestazioni.
L’Udinese di ieri è stata il perfetto manifesto del calcio di Cioffi: possesso palla regalato all’avversario, recupero alto con pressing feroce (condotto con un blocco medio alto) e veloci quanto fulminee transizioni in verticale a cercare la porta, con qualche cambio di gioco ad aprire il campo, lavorando molto con i quinti (ieri perfetti) e le mezzali (ieri sontuose). A fine primo tempo le statistiche recitavano possesso palla 20% per l’Udinese e 80% per il Bologna ma in porta aveva calciato solo la squadra di Cioffi, che era anche la squadra che conduceva in vantaggio, e con pieno merito.
Cioffi ha operato scelte forti, o se vogliamo logiche, nell’escludere un Silvestri troppo colpevole nelle ultime uscite, di essere scivolato nello sbrigare il facile e l’ordinario ( pregiudicando delle buone prestazioni della squadra, meritevoli spesso dei tre punti) facile e ordinario che invece ieri è stato sbrigato bene da Okoye. Altro escluso illustre Lazar Samardzic, che forse poco si attaglia alla filosofia di gioco di Cioffi, caratterizzato da un possesso di palla essenziale e scarno e rapidi capovolgimenti di fronte che richiedono più l’impiego di centrocampisti d’assalto box to box, un po come lo sono appunto Lovric e soprattutto Payero. Samardzic necessita di una squadra che gioca con baricentro alto, che palleggia parecchio e che comanda le fasi del match, prima ancora di un modulo che possa esaltarlo e che gli consenta una migrazione tattica di 30 metri verso la porta avversaria, ingredienti che la ricetta del 352 non prevede. Potrà essere uomo mercato? A questo punto, per questo modo di giocare di certo non diventa più imprescindibile. Lo diventa invece un giocatore come Martin Payero, autore di un’altra prova superlativa, che fa il paio con quella messa in mostra contro l’Atalanta (le analogie con quella partita continuano) e ieri però impreziosita da un gol e molte altre conclusioni che hanno chiamato in causa Skorupski. Garra, tecnica, palleggio, strappi palla al piede, conclusioni e recupero palla: davvero un giocatore totale. Giocatore che, assieme ad un Ferreira sempre più sorprendente nel ruolo di braccetto di destra, un Kristensen pure sempre più padrone del ruolo, e un Lucca sempre pronto a timbrare il cartellino (già 6 gol per lui) costituiscono la faccia bella di un mercato che forse era stato bocciato con troppa fretta sia dagli esperti del settore che dai tifosi nostrani. Giusto soffermarsi in particolare sulla giovane difesa che anche ieri ha ben figurato dopo la trasferta di Torino, laddove aveva messo la museruola a clienti antipatici come Zapata e Sanabria; stavolta è riuscita ad ammansire lo spauracchio numero 1 Zirkzee, ridotto all’impotenza anche dai raddoppi a turno di Walace e Lovric, che scendevano a rotazione a dare una mano ai tre difensori nelle operazioni di contenimento. Una difesa con età media 22 anni, che si sta ritagliando un posto al sole in questa stagione, e che paradossalmente trae giovamento dall’assenza di un pezzo da 90 come Bjiol. Stai a vedere che Cioffi è riuscito a trovare il vero tridente difensivo titolare in assenza del gigante sloveno. Anche Perez nel ruolo da centrale continua a non deludere, anzi le sue prestazioni sono sempre più convincenti.
Come detto, la vittoria è figlia anche dal fatto che ieri non ci sono stati regali da parte di nessun singolo, quei regali che rovinavano le prestazioni della squadra, perchè è alle prestazioni che bisogna vedere, non solo al risultato finale che può essere figlio di episodi. Sull’errore individuale si può lavorare, e se l’individuo reitera in certi errori può essere estromesso dall’11 iniziale, ma se a mancare è la prestazione allora si che è preoccupante. La prestazione, con Cioffi alla guida, raramente è mancata, e questo, come diceva il tecnico fiorentino, suggerisce che pur in mezzo alla tempesta, la rotta intrapresa è quella giusta. Se poi il fato la smettesse di girare contro, allora si potrà anche navigare a gonfie vele verso posizioni di classifica più sicure, e confacenti con il valore della rosa.

Paolo Blasotti

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