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L’Udinese non decolla

L'Udinese deve fare punti adesso, contro squadre alla portata.
Redazione

Nella prima delle tanto attese sfide abbordabili, l’Udinese non riesce ad ingranare la quarta e accelerare in classifica. Ne esce l’ennesimo pareggio contro il Monza, che lascia un sapore insipido in bocca e una preoccupazione latente nella testa dei tifosi e dei giocatori. La partita era inequivocabilmente da vincere, e qualsiasi altro risultato sarebbe stato poco accettabile quindi è inutile indorare la pillola cercando di addensare giustificazioni e recriminazioni. Il calendario da Champions League è finito e Cioffi deve dare una sgasata al ritmo da classifica che è sceso già da qualche giornata sotto il misero punto a match.
Contro il Monza il tecnico fiorentino ha provato a shakerare gli ingredienti senza cambiare però l’ordine dei fattori. Fa esordire Giannetti (positiva la sua prova ) riposiziona largo a destra Pereyra e rispolvera Zemura in fascia e Payero a centrocampo. Mosse che qualche perplessità la generano, sia col senno del prima che con il senno del dopo. Payero in campo contro una squadra che tenderebbe a chiudersi, come annunciato pure da Cioffi, forse non è il massimo visto che l’ex Boca è un incursore puro che ha bisogno di campo per scatenarsi. Pereyra in fascia pur reduce da un malanno muscolare forse non pare la genialata dell’anno; in fascia bisogna spremersi di più (anche se l’interpretazione del ruolo da parte del tucu si sa è sui generis) e infatti all’ora di gioco è costretto ad uscire per una ricaduta di tale malanno (come volevasi dimostrare). Forse contro una squadra improntata a chiudersi ci sarebbe voluto più palleggio, e quindi Samardzic dall’inizio, e soprattutto degli esterni che vanno sul fondo ad allargare le maglie della difesa avversaria, per poi crossare in mezzo per Lucca. Ecco, l’interpretazione del piano gara da parte degli esterni, ultimamente, rimane un tema caldo. Zemura per caratteristiche tende ad accentrarsi, un po’ come faceva Udogie, e sappiamo che Pereyra pure non guadagna il fondo ma intepreta il ruolo in maniera anarchica. Il punto è che pure Ehizibue quando entra lo si vede prodigarsi in tagli verso il centro dell’attacco neanche fosse una punta. In una gara dove l’avversario tende ad addensare difendenti dietro la linea della palla non è il più brillante dei piani gara perchè così facendo si va ad intasare ancora di più gli spazi per Lucca, e in generale le maglie avversarie si stringono ancora di più. Se poi sul fondo ci deve andare il buon Kristensen, beh, allora buona notte al secchio. Situazioni tattiche insomma che lasciano un tantino perplessi. Di fatto, il buon primo tempo da parte dell’Udinese, per ritmo e qualità ma anche occasioni, è determinato più dalla verve di un Thauvin che, come ormai da qualche settimana abbiamo rimarcato, è tornato sui livelli di Marsiglia, e da un intraprendente Lucca, il quale pur non ricevendo il becco di un cross scaglia conclusioni in porta da ogni dove impegnando severamente il buon Di gregorio. Il francese invece si muove con libertà su tutto il fronte d’attacco, un po’ come faceva Deloufeu. Ha gamba e forza adesso per saltare l’uomo, imbucare, seminare gli avversari e andare al tiro. A tratti immarcabile. Nella ripresa quando la verve del francese si riposiziona su ritmi normali, la squadra sembra non avere più argomenti per pungere. Palladino prova ad operare dei cambi più offensivi per togliere i suoi dall’assedio dentro il quale per tutto il primo tempo avevano sofferto, ma di fatto anche con Carboni al posto di Caldirola non riesce mai a ripartire e i suoi uomini cominciano a pensare, con il passare dei minuti, che forse un pari non è poi così male. Per Cioffi un pari invece è una mezza sconfitta, tuttavia non riesce a dare nel secondo tempo il cambio di marcia ai suoi necessario per ottenere i 3 punti. Il buon Cioffi si prodiga in cambi ruolo per ruolo che poco aggiungono al contesto. Detto di Pereyra costretto ad uscire anzitempo (e come dicevamo forse non era il caso di forzarlo da convalescente nel ruolo a tutta fascia) e comunque autore di una prova opaca, Samardzic non riesce ad accendere la luce, e come detto gli esterni vanno a creare densità in mezzo al campo invece di guadagnare il fondo e allargare le maglie della difesa avversaria. Non ne uscirà più un tiro nello specchio. A volerla vincere si sarebbe potuto togliere uno dei tre difensori, inutili come l’albero di Natale a Ferragosto, visto che il Monza di fatto non ha mai attaccato, in luogo di un offendente in più; avanzare magari di qualche metro Samardzic e disporsi con un più interessante 4231 inserendo prima Brenner. Già, il brasiliano inserito all’87’ onestamente è un’altra mossa che stentiamo a capire. L’Udinese sembra prima di tutto imprigionata da un modulo che incarta tante scelte del mister. Perseverare con il 352 quando in rosa la lista degli attaccanti comincia ad essere lunga come la fila agli sportelli dei richiedenti asilo della Questura, crediamo abbia poco senso. Vero ci sono 5 cambi a disposizione, ma in ogni caso qualcuno rimane in panchina scontento e l’impressione che non tutto il potenziale della rosa venga sfruttato a dovere. Dover sempre rinunciare a qualche elemento di qualità: se non è Thauvin è Samardzic, se c’è Thauvin allora Pereyra va in fascia etc… sembra pure un accanimento terapeutico, il tutto per mantenere sempre e comunque 3 difensori dietro anche quando non c’è nessuno da marcare, anche se l’avversario non attaccherebbe nemmeno sotto minaccia. Vedere Kristensen totalmente privo di lavoro da sbrigare dietro, portarsi in avanti per guadagnare la linea di fondo, suffraga quanto appena detto. Se non serve difendere perchè tanti difensori in campo? E se essi per primi si portano all’attacco tanto vale sostituirli con qualcuno di più offensivo che magari ha più attitudine al ruolo rispetto a un difensore. Dubbi e perplessità insomma. La classifica rimane brutta.
Le altre per fortuna sembrano non schiodarsi dai bassifondi. Quest’anno potrebbero bastare anche 33 punti per salvarsi, ma è meglio farli più in fretta possibile. Allungare il brodo dell’agonia non fa altro che insinuare pessimismo all’ambiente. Nel frattempo il primo dei match da vincere è miseramente fallito. Serve altro. Serve osare di più.

Paolo Blasotti

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