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Congedi e saluti.. di primavera

Bilancio di fine anno: il crollo nel finale, con la squadra martoriata da infortuni
Monica Tosolini

L’Udinese si congeda dal suo pubblico e dal campionato con una squadra di giovani Primavera a completare un 11 da titolare che è andato via via assottigliandosi ogni giornata che passava, specie nelle ultime 4. Oltre ai 10 indisponibili annunciati, ieri in corso d’opera ha dovuto alzare bandiera bianca anche lo stacanovista Walace, che mai aveva accusato infortuni in stagione, mentre anche Abankwah ha dovuto arrendersi poco dopo, verso l’ora di gioco, per tipici malanni che affliggono chi il ritmo partita non sa proprio cosa sia. Primavera per Primavera, la difesa che si è presentata con il veterano (si fa per dire ) Perez a guidare i due giovanotti Guessand e Abankwah appunto, ha dovuto arruolare pure il giovane Cocetta per completare la partita. Si può dire che fortunatamente il campionato è finito, non oso immaginare chi sarebbe potuto scendere in campo per una prossima partita.
La Juve si è presa i 3 punti, meritatamente, in virtù di un volume di gioco superiore, se si eccettua il primo quarto d’ora della gara e l’ultimo. La squadra di Allegri aveva maggiori stimoli dettati dalla necessità impellente di conquistare un’Europa League che già rappresenta di per se un fallimento, ma pur sempre una pillola meno amara da mandare giù di un’umiliante Conference. Per una squadra abituata ai palcoscenici della Champions un po’ come passare da un ristorante Stellato, per provare ad infilarsi in una Pizzeria, e finire quindi al chiosco della sagra di paese, con le posate di plastica vinte alla pesca. Eh già perchè con la vittoria della Roma i 3 punti di Udine sono risultati vani per Allegri, che da par suo rivendica un terzo posto sul campo, drogato come si sa dai punti di penalizzazione della giustizia sportiva, ma quella è un’altra storia.
Tutto questo per dire che gli stimoli sarebbero dovuti essere appannaggio della squadra di Allegri, mentre per l’Udinese si giocava per la gloria, per salutare il pubblico o perchè no, per cercare di superare i 47 punti della passata stagione, fermo restando che dal dodicesimo posto non ci si sarebbe schiodati. Un po’ pochino per frustare i cavalli vero? Eh già, specie se in campo ci va una formazione mista alla primavera.
Tutto sommato, però, il match ha raccontato anche spunti positivi. I due giovani mori schierati dietro hanno tenuto l’argine: Milik è stato annullato da Guessand (in coppia con un gigante Perez) mentre Abankwah ha sporcato tanti cross di Kostic in corner e retto fino a che ha potuto con un tipino come Chiesa. Si è rivisto un Thauvin finalmente credibile, autore di qualche giocata davvero per palati fini, che Beto però non ha saputo sfruttare. Da lui non ci si potrà mai aspettare i movimenti della classica seconda punta a fianco della prima, ma interpreta il ruolo secondo quelle che sono le sue caratteristiche, di esterno d’attacco appunto, quindi svariando parecchio e imbucando con pennellate improvvise. Se il giocatore è questo, con una buona preparazione, il prossimo anno potrà sicuramente tornare utile come riserva. La Juve ha dominato sulle fasce, dove Pereyra spesso è stato costretto sulla difensiva prima da Kostic e poi da Iling, mentre Udogie dal lato opposto ha dato il via ad un interessante miss match con Cuadrado, finito pari ma che ha lasciato l’impressione che il futuro giocatore del Tottenham se solo lo volesse potrebbe essere molto più devastante.
La Juve ha nascosto la palla per larghi tratti e chiuso l’Udinese nel suo fortino dicevamo, che ha retto a lungo, cadendo solo sulla staffilata di Chiesa, che ha rappresentato la goccia che ha eroso la resistenza bianconera. La perdita di Walace a inizio ripresa, come detto, è stata decisiva. Sottil è riuscito ad avere una scossa d’orgoglio dai suoi solo dopo i cambi, negli ultimi 15 minuti, quando Allegri aveva richiamato in panchina Chiesa, autore di molti strappi in avanti, per il Fideo giunto anche lui ai saluti. Con Buta più spingente che difendente come terzo di difesa, e con lo spostamento di Udogie qualche metro più avanti, e con l’intraprendenza di Semedo, i bianconeri di casa hanno fatto correre più di qualche brivido sulla schiena di Allegri.
Nel centrocampo di Sottil in parte ha tradito Samardzic, bravo a cucire il gioco, meno a togliere il coniglio dal cilindro dal limite (ormai cominciano a conoscerlo) mentre Lovric ha chiuso il campionato in crescendo, dopo la fase di mezzo vissuta in down: anche ieri sera molti strappi box to box da mezz’ala d’assalto. Il suo rimane un campionato assolutamente positivo.
Alla fine l’Udinese ha chiuso come ogni anno al dodicesimo posto, quando fino a 1 mese e mezzo fa era ancora tra l’ottavo e il nono posto, posizioni mantenute da inizio campionato, quando anzi aveva conosciuto altezze ancora più elevate. Fino a che Sottil ha potuto beneficiare di una squadra credibile, anche con l’assenza del solo Deloufeu, la squadra era riuscita a tenere dietro le dirette rivali, guardando dal basso verso l’alto solo le 7 big. Dopo la serie infinita di defezioni, ha dovuto giornata dopo giornata concedere posizioni in classifica a squadre più in salute come Monza, Torino e Bologna. Sottil rimarca il rammarico di non aver potuto avere la squadra al completo per il finale.
Alla società rimane il compito di interrogarsi sul perchè di tanto lavoro per i medici, e il motivo che porta ogni anno a far saltare dai 4 ai 5 crociati. Fino a che non si troverà una soluzione a questo problema, sarà doveroso allestire una rosa di almeno 28 elementi, che probabilmente troverebbero tutti posto, anche con il solo campionato, chi prima o chi dopo. Finire con questa emergenza ogni anno è poco edificante, e perseverare negli errori è diabolico.

Paolo Blasotti

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