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Un punto preso e due lasciati per strada

E' tardi, ma osare con le due punte si può
Redazione

L’Udinese lascia il Dall’Ara con l’ennesimo rimpianto di questa stagione: non aver portato a casa l’intera posta. Ha seminato i presupposti per la vittoria ma si è dimenticata di raccoglierne i frutti, lasciando li due punti, altri, pesanti per la rincorsa verso la salvezza. Certo, visti i presupposti della vigilia, questa considerazione stride non poco. Ci si attendeva una debacle, e invece la squadra di Cannavaro ha retto, ha rimbalzato il meraviglioso Bologna dal gioco arioso schioppettante e tecnico, riducendolo ai minimi termini; ha colpito sul finire della frazione di gioco, per una volta, e ha creato nella ripresa, come detto, i presupposti per vincerla, rimanendo in superiorità numerica, ma ancora una volta ha saputo gettare alle ortiche punti preziosi, prendendo un gol da Gialappas, in un momento nel quale il Bologna non sapeva più che pesci pigliare.
Dove abbiamo già visto questa trama? Un attimo che ci penso… ah già nella trasferta di Torino sponda granata. Anche in quella circostanza la squadra di Juric era stata ben anestetizzata, con le punte Zapata e Sanabria rese inocue da un’attenta vigilanza difensiva. L’Udinese che passava in vantaggio a 10 minuti dalla fine, lasciando coltivare sogni di vittoria, con il Torino impossibilitato a calciare in porta, e che succede? Se il Torino non riesce a tirare in porta la pareggia con un cross, letto male da Silvestri, che da quella volta si è accomodato in panchina.
A Bologna il copione è stato similare: Zirkzee ridotto ai minimi termini, ovvero a fare qualche sponda deluxe sulla trequarti, ma Okoye pressoche inoperoso, sugli avanti del Bologna che rimbalzavano sulla difesa di Cannavaro. Se il Bologna non riesce a tirare in porta come potrebbe mai pareggiare il gol di Payero? Se anche dai calci d’angolo contro, battuti in serie, la marcatura mista uomo-zona genera i suoi frutti e il Bologna viene sempre neutralizzata? No problem, questa Udinese risce sempre a trovare modi ancora più creativi per subire il gol; da un cross? no dai, da un traversone da fermo. Anche questo letto male dal portiere, stavolta Okoye, forse un pò toccato da Freuler nell’area piccola, ma i giudici di gara non hanno ritenuto materiale sufficiente per una on field rewiew. Decisione che lascia un perplessi, ma la pessima lettura sulla traiettoria della palla da parte del portiere Tedesco-nigeriano, rimane tutta. Il palo nel finale del redivivo Davis consegna poi ai tifosi la dura realtà: quest’anno gira anche male.
Insomma da dove ripartiamo per analizzare questa gara? Dall’atteggiamento tattico? No, è sempre quello. Cannavaro sposa l’ultima ( e tardiva linea) adottata da Cioffi, ovvero con i due trequartisti alle spalle della punta. Samardzic riportato sulla trequarti ( e a destra) è finalmente velenoso e produttivo come abbiamo potuto notare nelle ultime partite. A Verona le palle gol erano partite tutte da sue invenzioni, sia da fermo che da movimento. Ieri quasi. Mette lo zampino sul gol, batte la punizione che Perez quasi tramuta in gol sul finire del primo tempo, fa espellerere Beukema, calcia in porta, insomma, non tocca molti palloni, perchè nessun bianconero ne tocca tanti se è vero che pure ieri il possesso palla è solo del 35%, ma quelli che tocca sono sempre intrisi di sapienza e qualità e generano pericolo. Il rammarico per averlo visto per due mesi vagare nella parte sbagliata del campo, e anche nella metà campo sbagliata, aumenta a dismisura.
L’Udinese di Bologna è: più attenta sui piazzati, come abbiamo detto con marcatura mista a uomo e con solo poche torri del classico castello a zona; più aggressiva nel pressing con i tre centrali; velenosa quando riparte con Payero che si butta spesso negli spazi. Il Bologna è solito muovere palla dal centro agli esterni per poi tornare al centro. Posch e Kristiansen cercano sempre Aebischer e Freuler che fanno galoppare Ndoye e Saelemakers, i quali poi cercano Zirkzee che inventa, o per mandare in porta i due esterni o per premiare il rimorchio dei due centrocampisti centrali. Ieri questa manovra veniva sistematicamente murata: Zirkze aveva addosso a turno Walace e Bjiol, gli esterni Ndoye e Salemakers raddoppiati dai quinti bianconeri con i realtivi braccetti difensivi, mentre fuori dall’area sui palloni vaganti Payero e Samardzic erano sempre pronti ad immolarsi sugli eventuali rimorchi di Freuler ed El Azzouzi.
Morale della favola, per tutta la prima frazione e per buona parte della seconda, il Bologna non tira in porta e viene colta da frustrazione. L’errore forse di Cannavaro, è non aver osato. Una volta in superiorità numerica, a mio avviso, togliere un difensore per una punta avrebbe portato ancora più convinzione all’Udinese, che avrebbe sicuramente portato a costruire i presupposti per chiuderla. Cannavaro decide invece di lasciare tutto com’è, e l’Udinese passa in modalità gestione, che è un’attività che da queste parti non è ben chiaro cosa sia. Questa è sempre stata una squadra che vive di strappi, di momenti, di verticalità. La gestione la fa addormentare. Il Bologna, invece, sa gestire anche in 10, e annusato il temporale che se ne stava andando, ha rialzato testa e ritrovato trame di gioco, azzerando ben presto la disparità numerica con il suo palleggio, e proprio in 10 ha ritrovato le conclusioni in porta, con il suo uomo più in palla ovvero Saelemaekers; ma solo dopo aver trovato con grande casualità il pari. Fallo inutile di Ferreira a monte di tutto. Solo dopo Cannavaro ha osato le due punte, che quasi confezionano il sorpasso. I redivivi Brenner e Davies, danno via ad una bella combinazione, come da queste parti non si vedevano da tempo immemore, e per pochi centimetri non la vincono.
Ecco, l’importanza delle due punte. Auspichiamo più coraggio da ora in poi. Di tempo ce n’è poco, ed è ora di osarle le due punte, ora che ci sono, anche dall’inizio e in 11 contro 11. Questa squadra, per come gioca, ha assoluta necessità di avere un puntero che attacca la profondità, cosa che Lucca non fa per caratteristiche, e Davies pare proprio avere nelle corde quelle peculiarità, con Brenner che pure è ora che dimostri di non essere solo un nome su una distinta ma una figura che va in campo e produce qualcosa. Il tempo si sta accorciando. Margini di errore non ci sono più, tuttavia tutto è ancora in ballo. Questa squadra però avrebbe dovuto già essere salva da tempo.

Paolo Blasotti

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