A 47 anni, reduce dalla promozione ottenuta sul campo con la Sessana, squadra della sua città, Dino Fava ricorda i trascorsi nel calcio che conta. Tra i quali quelli con l’Udinese. A Fanpage.it ricorda: “Sinceramente non mi aspettavo che Spalletti mi facesse esordire in Serie A. Arrivai a Udine l’ultimo giorno di mercato a campionato già iniziato. Spalletti mi portò prima in panchina contro l’Inter facendomi entrare in una partita in cui mi conquistai anche il rigore che poi Pizarro sbagliò. Successivamente l’esordio da titolare ad Ancona in cui feci doppietta”.
Che ricordi hai di Spalletti?
“Il mister è veramente bravissimo, con lui mi sono trovato subito bene. Ricordo che quando arrivai a Udine, Spalletti me ne diceva di tutti i colori. Voleva che facessi sempre meglio i movimenti che mi chiedeva, pretendeva tanto, si arrabbiava molto con me e con gli altri”.
Ha influito tanto nella tua crescita?
“Quello che ho fatto nella mia carriera è stato tutto frutto dell’istinto, non ho mai avuto una guida. Con Spalletti però sono migliorato tantissimo, mi ha fatto capire tante cose che in quel momento ancora non sapevo. Mi fece capire che l’attaccante stava evolvendo e doveva anche rientrare, mi richiamava spesso nella fase difensiva. Per me è stata dura e a un certo punto ero anche convinto che forse non ero adatto a fare la Serie A visti i tanti richiami del mister”.
Poi che successe?
“Dopo la tripletta segnata al Perugia speravo che in settimana fosse un po’ più tranquillo con me e invece era la stessa cosa. Ricordo allora che un giorno agli allenamenti ero distrutto, disteso a terra, e lui mi chiese: ‘Che problema hai?’. E io risposi: ‘Niente, sono dispiaciuto che lei mi rimproveri sempre’. E lui mi rispose con una frase che a me ha cambiato la vita e adesso ripeto anche ai ragazzi giovani: ‘Quando non ti dirò più niente dovrai preoccuparti’. Che poi alla fine è risultato verissimo”.
L’addio all’Udinese fu inaspettato. Eri chiuso dai vari Iaquinta, Di Michele e Di Natale. Ci sei rimasto male?
“Sì, ci rimasi male, fu una scelta societaria e legata al mio contratto. Poi mi dissero che volevano puntare su Iaquinta, anche se io pensavo che dopo aver fatto un’annata del genere dovessi rimanere. Ma va bene così”.
È vero che hai rifiutato il Napoli?
“È una storia vera. Il Napoli era in C1, io stavo giocando e facendo benissimo con l’Udinese e nel frattempo Pierpaolo Marino divenne direttore sportivo del Napoli. Mi offrirono un ottimo contratto per ritornare a giocare in C1 ma non me la sentivo di scendere dalla A alla C1, anche se era il Napoli. Non volevo tornare in C dopo i tanti sacrifici fatti e quindi rifiutai solo per la categoria. Già in Serie B sarebbe stato diverso”.
Come avvenne l’incontro col Napoli?
“Era appena arrivato De Laurentiis e sapevo del progetto che volevano fare. Quando ci incontrammo ricordo che non c’era nulla a Castelvolturno, andai in albergo e mi ritrovai in un tavolo con Pierpaolo Marino, De Laurentiis e Christian De Sica, che forse era lì per qualche film che avrebbe dovuto fare. Ci sedemmo, ricordo che anche De Sica fece parte della trattativa e mi stava quasi convincendo ad andare al Napoli. Poi capirono il mio discorso. Ma fu una scena molto particolare e simpatica”.