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Il Gazzettino: baluardo Silvestri, ossessione azzurra

C'è rimasto male, non ne fa un'ossessione, ma non molla.
Monica Tosolini

C’è rimasto male, non ne fa un’ossessione, ma non molla. Marco Silvestri a Il Gazzettino ammette di aver sperato nella chiamata azzurra: «Sono sincero: immaginavo già la decisione del commissario tecnico, anche se speravo fino all’ultimo in una chiamata – confessa Silvestri . Non conosco il motivo del no: evidentemente devo fare ancora meglio e convincerlo con i fatti, sul campo. Del resto non ho alternative. Sicuramente Mancini ha i suoi motivi e io non intendo discuterli. Devo soltanto accettarli, perché lui ha dimostrato di essere un valido ct. Ma, lo ripeto ancora, vedrò di fargli cambiare idea attraverso le prestazioni».

A 31 anni pensa di aver perso l’ultimo treno per difendere i pali azzurri? «Assolutamente no. Ritengo di poter giocare altri due lustri, mentalmente e fisicamente mi sento un ragazzino. Poi oggi i portieri sono efficaci anche a 40 anni. Mia moglie mi sprona a crescere ancora, la pensa come me. È un altro motivo per cercare di migliorarmi, poi vedremo se si apriranno le porte dell’Italia. Di certo non devo lasciare nulla d’intentato».

Dall’azzurro al bianconero: il vostro sfolgorante avvio l’ha sorpresa? «No. La serie A è un campionato difficile, però bisogna dare atto alla società di avere confermato quasi in blocco la squadra di un anno fa, che da gennaio ha sempre avuto un rendimento elevato. Poi c’è stata la grande intuizione di Sottil, che ha schierato da esterno destro Pereyra. Il Tucu è fenomenale, interpreta questo ruolo come meglio non poteva, corre per tre, crea gioco ed è continuo. Non nego che all’inizio fossi titubante su questo accorgimento tecnico-tattico, ma ho avuto torto. Pereyra ha una grande intelligenza calcistica, sa fare tutto».

Quali sono i meriti del mister? «Non riguardano soltanto il nuovo utilizzo di Pereyra, basta vedere come guida la squadra. E poi la fiducia, la carica agonistica e il coraggio che ci trasmette. Lavoriamo molto e bene anche dal punto di vista atletico, quindi siamo quasi al top a livello fisico».

Paron Pozzo pensa all’Europa. Non è più un sogno, dice che la squadra ha le possibilità di centrare l’impresa. Lei che ne pensa? «Che essere ambiziosi non fa male, ti aiuta a progredire. Comunque il nostro tecnico ci ripete che alle porte c’è la gara con l’Hellas Verona e che dobbiamo concentrarci elusivamente sul prossimo impegno che, inutile dirlo, sarà difficile. Conosco quell’ambiente, i tifosi scaligeri faranno di tutto per aiutare la squadra del cuore che non vive un felice momento. Insomma, la guardia dovrà rimanere ben alta». 

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