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Udinese, un punto non basta

Preoccupano prestazioni e classifica della squadra bianconera
Redazione

Nemmeno al Castellani, gara praticamente da dentro o fuori, soprattutto per le sorti in panchina di Sottil, l’Udinese riesce a portare a casa l’intera posta. Arrabatta invece un pareggio che non rimarrà certo negli annali del gioco del calcio, e anzi alla fine rischia pure di perderla, graziata da Cancellieri e Biraghi che nel finale falliscono delle ghiotte occasioni da gol. Sottil, nella gara che può decidere il suo futuro, manda in campo tutta la qualità a disposizione, Samardzic e Pereyra come mezzali e Thauvin a supporto di Lucca. Insomma la migliore formazione che si potesse impiegare. L’inizio sarebbe anche confortante. La squadra prende il pallino del gioco in mano e grazie alle invenzioni di Pereyra, che si allarga sovente a sinistra, ad un pimpante Thauvin ed alla classe di Samardzic, riesce a creare almeno tre nitide occasioni per passare in vantaggio, capitate tutte sul piede (o sulla testa) del serbo tedesco, che però risulta impreciso soprattutto in una conclusione da dentro l’area a botta sicura, che conosce potenza ma non la precisione necessaria per timbrare il cartellino. Tale conclusione era stata anticipata pochi minuti prima da un bel colpo di testa dell’ex Lipsia uscito di mezza spanna a lato e, poco prima, da una bella serpentina sempre di Samardzic che aveva visto l’Empoli salvarsi in corner grazie ad una provvidenziale deviazione. Per 25′ si è vista un’Udinese intraprendente, che non affondava sulle fasce (Ebosele e Kamara più difendenti che offendenti) ma andava più per corridoi centrali, con un Thauvin molto vispo ma alla lunga inconcludente, e un Walace che provava anche a pressare alto come ai bei tempi. Alla mezz’ora di gioco, però sembrava che Pereyra già non ne avesse più, e l’Udinese ha di nuovo mostrato i suoi difetti maggiori: le due occasioni dell’Empoli nel primo, tempo, quelle che hanno portato alla conclusione gli uomini di Andreazzoli sulle quali Silvestri è dovuto intervenire, sono nate su palle perse in uscita (Perez in tal senso prosegue su un trend davvero preoccupante), che denotano ancora incapacità e mancanza di idee su come dipanare la manovra dal basso, con nessuno a dettare una linea di passaggio, e imprecisioni tecniche imbarazzanti, dettate anche da paura.
La paura pervade questa squadra al momento del dare il la all’azione dal basso, al punto che è proprio in questa fase di gioco che rischia maggiormente di prendere il gol, ovvero quando si trova in possesso della sfera con i tre difensori, più che non quando la sfera è manovrata dagli avversari, e questo è un dato davvero preoccupante perchè sintetizza il nulla in fase di impostazione. L’unico modo per scongiurare questo genere di pericolo è il rinvio lungo di Silvestri, sperando che pure lui non sbagli come nella gara con il Genoa. Il secondo tempo vede l’Udinese abbassarsi ancora di più, perdere tante seconde palle, non alleggerire mai con qualche ripartenza, men che meno dalle fasce, e un Empoli che diventa man mano padrone del campo e della manovra, con Marin che alza il suo livello di calcio, Baldanzi che ispira un mobilissimo Caputo, che tiene sempre sul chi va la la retroguardia bianconera, che trova in Bjiol una delle poche certezze alle quali aggrapparsi. Dall’altra parte Luperto e Ismajli si mettono nel taschino Lucca, impreciso anche su sponde e controlli, al punto che il tecnico di Venaria Reale lo avvicenda con Success, ottenendo dal nigeriano l’unico tiro in porta (velleitario) della gara, mentre è ancora Samardzic il più pericoloso per i bianconeri con la sua straordinaria capacità di calcio, a scagliare un missile terra aria che si spegne ad una spanna dal sette della porta. Lampi nel buio in un secondo tempo sostanzialmente dominato dall’Empoli, che ha mantenuto il pallino del gioco, che ha vinto tante seconde palle e che appunto nel finale ha sfiorato il colpo da k.o. In almento due circostanze, e che in precedenza era stato fermato (giustamente) dal Var con due giuste chiamate ad annullare il gol di Caputo e il non rigore procurato da Samardzic.
I cambi di Sottil, sempre ruolo per ruolo, non hanno inciso, in un secondo tempo che ha visto la paurosa involuzione di due senatori come Perez (ancora Re delle palle perse) e Walace, capace di sbagliare appoggi elementari, uno dei quali avrebbe potuto mandare alla conclusione il neo entrato e debuttante Ake. Errori inspiegabili e imbarazzanti.

Alla fine il pari va bene. Si ottiene un punto contro una diretta concorrente per la salvezza, e le prospettive da qui in avanti non sono per niente rosee. Questa squadra ha bisogno di scuotersi prima di tutto nella testa, e successivamente nel corpo. Nella ripresa la squadra è apparsa sulle gambe fisicamente e moralmente sfiduciata, aspetto avvertibile dal body language dei protagonisti in campo. Servirebbe una vittoria per scacciare i tanti fantasmi che aleggiano nello spogliatoio. Questa squadra è pervasa da troppe paure, che fanno si che anche i senatori del gruppo appaiano irriconoscibili rispetto allo scorso anno. In tutto questo urge che la società si faccia sentire. La dirigenza non ama apparire, e preferisce delegare questa attività ad altre figure subordinate, ma un presidente che ha a cuore le sorti della sua creatura almeno con la voce dovrebbe farsi sentire. In questo senso il silenzio da parte della dirigenza, a parer mio, risulta assordante.

Paolo Blasotti

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