Nemmeno l’avvento di Cannavaro è riuscito a sanare il male che affligge l’Udinese, quello dei gol presi a tempo scaduto. La costanza con la quale si reitera nel farsi infilare nei secondi finale della partita, probabilmente sarà oggetto di studio da parte degli esperti di statistica legata al fenomeno pallonaro; di sicuro dovrebbe essere materia di studio da parte dello staff bianconero il quale ha recentemente cambiato volti e figure, facendo saltare la testa del secondo allenatore di stagione, incapace di porre rimedio a tale emorragia di reti nel finale e non solo.
Fiumi d’inchiostro sono stati spesi per sottolineare che nel così poco tempo a disposizione Cannavaro avrebbe potuto intervenire ben poco dal punto di vista tecnico e tattico; l’intervento maggiormente invasivo si sarebbe rivolto soprattutto sotto l’aspetto mentale e psicologico; nella capacità di leggere i momenti della gara, e le insidie che nasconde nelle varie fasi di essa. Questo, e molto altro, ha sempre rappresentato il tallone d’achille di questa squadra, prima ancora di qualsivoglia discorso riguardante la tattica o la tecnica, sul quale pure ci sarebbe da aprire altre appendici. Ebbene, i venti minuti conclusivi di Udinese Roma non hanno sanato questa situazione. SI è vista una squadra sempre impaurita, soprattutto negli elementi della retroguardia, capaci in così pochi minuti di commettere nefandezze in serie.
In poco tempo si è assistito a:
– Bjiol che svirgola un rinvio fronte porta amica non riuscendo a spazzare un pallone pericoloso;
– Perez che non si avvede dell’arrivo del nemico in pressing di fronte a se (forse disturbato dalla fasciatura in testa ma tant’è) al punto da farsi scippare il pallone e costringere Okoye all’intervento difficile;
– Ferreira che in area non riesce a spazzare un pallone in fallo laterale più lontano possibile, ma lo regala in calcio d’angolo al 90′, evocando paure e fantasmi in seno a tutta la squadra; un pò come girare il coltello nella piaga.
Insomma, una serie di orrori difficili da interpretare e da associare anche ai suddetti calciatori.
Lo stesso Bjiol, rispetto a poco tempo fa pare del tutto irriconoscibile. Una gara dove, una volta superata la metà campo la squadra ha provato a distendersi anche con coraggio, rischiando pure la marcatura con Lucca. Il problema che affligge il gruppo, e che lo lobotomizza dal terrore, è nel momento in cui si deve difendere una situazione, a cavallo del fischio finale.
Non sappiamo se nei prossimi giorni Cannavaro, da esperto difensore qual’è stato, cambierà la strategia di difesa sui piazzati, passando dal classico castello a zona alla marcatura a uomo. Staremo a vedere. Quel che è certo, è che ancor prima dovrà interventire sulle teste degli interpreti. Mentalizzarli su un recupero delle proprie capacità e possibilità, perchè pare evidente che tutti stanno offrendo il peggio di loro stessi (Bjiol e Perez non sono questi e lo sappiamo); riportare fiducia e ottimismo nel cercare la giocata. Riuscire a fiutare certe situazioni,e prevenirle, in modo da non doverle affrontare con le spalle al muro, situazione nella quale, s’è visto, la squadra cede di schianto. Se riuscirà a riallineare l’asticella mentale del gruppo su queste frequenze, il resto potrebbe venire di conseguenza, come quando si recupera l’energia elettrica e tutte le lampadine si accendono. Poi si può riprendere ad affrontare discorsi dal punto di vista tattico e tecnico. Con la mente più sgombra e recettiva. Per quel poco che si potrà fare in poche settimane sia chiaro.
Contrariamente, il baratro potrebbe schiudersi davanti a questa squadra, poichè non riuscendo a trovare la cura di questo male, gli avversari che si pareranno davanti, consci di questa malattia oscura, saranno i classici boia travestiti da signora della morte, pronti a spaventare l’Udinese quel tanto che basta, per indurla a farsi segnare da sola, attendendo gli spiccioli finali di ogni match. Oramai chiunque affrontando l’Udinese sa che potrà giocarsi il bonus del 95′; quell’interspazio temporale tra il 90′ e il fischio finale, laddove l’Udinese parte sempre dallo 0 a 1.
Paolo Blasotti