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Poco calcio tanti dubbi

Dopo tre gare di campionato sono molte le perplessità sulla squadra di Sottil
Redazione

L’Udinese muove la classifica, con un piccolo passo in avanti, contro il Frosinone neo vincitore del campionato cadetto. Potremmo aver già elencato tutti gli aspetti positivi di questa gara, il risultato appunto. Non perchè al Frosinone stesse stretto il pari, ci mancherebbe, il risultato per quanto poco si è visto in campo, rispecchia fedelmente la gara. E’ tutto il contorno che preoccupa e non poco. L’Udinese ha mostrato una pochezza di gioco, di intesa, di idee, di amalgama, ai limiti dell’imbarazzante. Si è visto lo scontro tra due squadre che dovranno, in questo campionato, difendere con le unghie e con i denti la permanenza nella categoria. Ma se per il Frosinone neopromosso questa condizione appare scontata e logica, per l’Udinese è uno status che la società sembra aver voluto perseguire e ottenuto con un mercato indecifrabile. Cambiare 4/11 della formazione dello scorso anno può portare certi imbarazzi in fase di amalgama di gioco certo, se poi i rimpiazzi sembrano non essere all’altezza dei partenti, beh la faccenda si complica. Se poi a due giorni dalla fine del mercato viene a mancare il bomber principe, sul quale il tecnico ha lavorato tutta l’estate, anche con discreto frutto (la coppia Beto-Thauvin in precampionato ha brillato) beh il terreno verso la quadra comincia ad essere costellato da trappole, bucce di banana e chi più ne ha più ne metta.

Con Brenner out per 4 mesi dopo l’operazione al retto femorale (l’acquisto più remunerativo dell’estate) e con Deloufeu ancora lontano dal rientro, c’è poco da stare allegri, il lavoro di Sottil dedito a plasmare questo gruppo ad un forzato 352 è ancora in alto mare. Forzato perchè pare sempre più evidente che a dispetto di un’imposizione societaria o meno, l’insindacabile 352 debba essere perseguito con elementi catechizzati con altri moduli (che prevedono la linea difensiva a 4 ) e indottrinati da un tecnico che pure fa del suo credo altri moduli, come il 4312, da sempre adoperato nella decennale carriera da allenatore dell’ex stopper dell’Udinese di De Canio. A questo punto sorge spontanea una domanda: perchè seguitare a perseguire un modulo con interpreti non adatti? Quante possibilità ci sono di ottenere risultati soddisfacenti?
Nel 352 i quinti rappresentano l’ago della bilancia, un po’ come i savoiardi per fare il tiramisù, o li hai e ti riesce oppure puoi improvvisare altro ma la pietanza avrà ben altro sapore. Ebbene nel passato recentissimo abbiamo potuto ammirare in quel ruolo gente come Udogie e Molina, due quinti con i contro fiocchi, con il quale il modulo funzionava e bene, e per tutto l’anno solare 2022 si è vista un’Udinese arrembante e straripante, a tratti pure spettacolare. Adesso a fluidificare le fasce abbiamo 2 coppie di quinti che paiono per lo più terzini da difesa a 4 adattati, nei quali il solo Ebosele pare avere la qualità per saltare l’uomo nell’1 contro 1. In tutto questo sabato Sottil lo ha tenuto in panchina per tal Ferreira, ritenuto più applicato alla fase difensiva del nigeriano di passaporto irlandese, ma totalmente privo del cambio di passo utile ad arare la fascia come si deve. Risultato? Per tutto il primo tempo contro il Frosinone, Ferreira non solo non è riuscito a guadagnare il fondo, ma si è fatto saltare sistematicamente (lui e Perez) da Harroui e Gelli ( o Soule quando passava da quelle parti). Poco meglio Kamara dalla parte opposta che almeno un paio di cross in mezzo è riuscito a farli spiovere. Per tutto il primo tempo l’Udinese è apparsa un gruppo di ragazzi raffazzonati all’ultimo momento e messi in campo. Con i quinti incerti sui tempi per attaccare lo spazio e quelli per ripiegare in difesa; impostazione dal basso con difensori dotati di poca abilità con i piedi (eccetto Bjiol) e quindi costretti a riaffidarsi al lancione lungo di Silvestri (sovente sbilenco per giunta); incapacità quindi di uscire sugli esterni e le mezzali. Il giocatore di maggior talento in mezzo al campo al secolo Lazar Samardzic, che si vedeva la palla sorvolare la testa senza avere la possibilità di domarla per dipingere calcio, e le punte… la prima incapace di attaccare lo spazio come faceva Beto, parliamo di Lucca, sebbene un po’ meglio dotato del portoghese sul piano tecnico, e Thauvin costretto a scendere per venirsi a prendere la palla per poi tentare di servire il compagno di reparto a 20 metri di distanza. In tutto questo Samardzic costretto ad intervenire sulle seconde palle per provare ad entrare in possesso della sfera. Dulcis in fundo, impostazione del gioco affidata a Walace, con Bjiol come secondo palleggiatore. Insomma un piano di battaglia che ha del grottesco.

Qualcuno potrebbe sottolineare che la qualità in campo è quella che è, ma questa è una canzone che è facile da cantare perchè possiede un ritornello orecchiabile, ma di cui non tutti conoscono in realtà le parole. Se non c’è amalgama, se non c’è gioco, se non ci sono istruzione su come condurre l’attrezzo, le lacune tecniche emergeranno all’ennesima potenza, perchè si dovrà sempre forzare la giocata, al contrario, dove c’è uno spartito ben strutturato le eventuali lacune vengono mascherate, perchè c’è un attacco allo spazio coordinato, il gruppo squadra si muove in blocco, i giocatori sono tutti vicini e si trovano facilmente, perchè sbagliare passaggi corti e semplici è più difficile che fallire i lanci lunghi con il compagno lontano. Ultimamente l’Udinese è stata, a tratti sia chiaro, messa sotto dal punto di vista del palleggio dal Catanzaro neo promosso in B, e dal Frosinone ieri, neo promosso in A; siamo davvero convinti che queste squadre siano dotate di interpreti più qualitativi di quelli a disposizione di Sottil ? Io non credo! Queste due squadre però dispongono di tempi di gioco, attacco allo spazio, imbucata a premiare il movimento imparato a memoria, tutto con grande sincronia, che fa rendere il collettivo, ed esaltare di conseguenza i singoli. Poi certo ne il Catanzaro ne il Frosinone si sono imposti, e ieri la squadra di Di Francesco alla fine ha creato belle trame ma si è rivelata inconcludente, ma appunto per i suoi limiti tecnici e fisici, ma NON DI GIOCO. Al contrario l’Udinese ha pure creato qualche opportunità, ma mai figlia di una strategia tattica definita, ma bensì di sporadiche azioni individuali (il coast to coast di Samardzic con tiro deviato in corner ne è un fulgido esempio ma ce ne sarebbero altri). Insomma, questa squadra ha davvero così poca qualità o è il piano di battaglia, inesistente, ad evidenziare oltre modo le lacune? Si può giocare in altro modo al fine di valorizzare al meglio il capitale umano a disposizione? Ok non sarà una rosa deluxe, ma non credo nemmeno così impotente al cospetto del giro palla avversario quando l’avversario si chiama Catanzaro e Frosinone, con tutto rispetto per le due squadre si intende. E’ davvero impossibile provare altri sistemi di gioco? Con una linea a 4 per esempio? Potremmo obbiettare che tanti nuovi si sono inseriti nelle ultime settimane, e che davvero i lavori per Sottil sono ancora in corso ma l’impressione è che stavolta l’impresa di dare un’identità a questo gruppo, per il mister di Venaria Reale, sarà più dura, specie se ci si ostinerà a far indossare a questo equipe un vestito tattico che mal si attaglia con le caratteristiche dei giocatori. Abbiamo parlato dei quinti, potremo proseguire con Samardzic che da trequartista si deve adattare a fare la mezzala, o Thauvin da sempre esterno destro su una trequarti a tre, o comunque esterno d’attacco, adattato a fare la seconda punta di raccordo. Insomma, troppi conti che non tornano. Se si vuole proseguire con questo modulo, a mio parere servono gli interpreti, altrimenti tocca avere il coraggio di cambiare; il mister è un maestro del 4312, modulo adottato molto bene ad Ascoli: ci chiediamo se sia opportuno affondare con le idee di altri, oppure con le sue, ammesso che con le sue si affondi, magari si scopre che la barca va e pure bene.

Paolo Blasotti

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