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L’Udinese scivola.. dalla Scala del calcio

Non era certo questa la gara per poter sovvertire un trend negativo, in termini di vittorie, che dura ormai da mesi, fatto salvo il blitz di Genova, tuttavia anche alla Scala del calcio l'Udinese alla fine ha steccato
Monica Tosolini

Non era certo questa la gara per poter sovvertire un trend negativo, in termini di vittorie, che dura ormai da mesi, fatto salvo il blitz di Genova, tuttavia anche alla Scala del calcio l’Udinese alla fine ha steccato, se non proprio nella prestazione, nel risultato. Il 3 a 1 alla fine fotografa abbastanza bene quanto si è visto.

La squadra di Sottil, al cospetto di uno squadrone come l’Inter, ha affrontato la gara con dignità, certo, accuratezza e disciplina tattica, in un primo tempo nel quale i nerazzurri sono stati anestetizzati dai bianconeri, per poi andare in crescente sofferenza nella ripresa, ma non ha mai dato l’impressione di poter espugnare San Siro, se non in un episodio, con il risultato in parità, nel quale, a 20 minuti dalla fine, c’era la concreta possibilità di passare in vantaggio e cullare il sogno della vittoria.

Si, mi sto riferendo alla chiave di volta della partita, il contropiede 4 contro 2 cestinato da Isaac Success, dal quale poi è nata la ripartenza che ha portato al gol di Mikhitarian, che di fatto ha deciso la contesa. Il caso di Success è davvero curioso e merita un approfondimento: giocatore di fisico e qualità il nigeriano, che con il passare degli anni, e tanti infortuni, ha visto cambiare il suo modo di produrre calcio, passando dall’essere un esterno d’attacco tutta velocità e dribbling, e qualche gol, ad essere un regista offensivo con il petto rivolto verso la sua porta per addomesticare palloni impossibili e smistarli con maestria, e quindi un catalizzatore della manovra, poco propenso al tiro e più allo scarico, talvolta illuminante, e la media realizzativa di un portiere. Ironia della sorte, proprio nella circostanza nella quale, da scuola calcio, lo scarico s’ha da fare per premiare la superiorità numerica, il nigeriano ha deciso per l’azione individuale e la conclusione, forzando un dribbling e sbilanciandosi nell’esecuzione del gesto tecnico per poi scagliare una ciofeca col sinistro. Insomma, Success proprio nella circostanza meno indicata ha optato per la soluzione che la sua testa non prende mai in considerazione, nemmeno a tu per tu con il portiere.

Naturalmente un errore così si paga, la dottrina del calcio lo prevede nel primo paragrafo della prima pagina, e infatti come da teoria alla pratica, il campo ha raccontato contestualmente la medesima verità: il gol di Mikhitarian è giunto 27 secondi dopo il gol fallito da Success.

L’Udinese, dicevamo, aveva approcciato bene il primo tempo, andando sotto solo con l’episodio discutibile del rigore, nato sugli sviluppi di una manovra condotta colpevolmente in inferiorità numerica a causa di una gestione del cambio Ebosse-Masina rivedibile. Per il resto, a parte qualche errore sulle uscite palla al piede la squadra non era dispiaciuta: partita d’attesa, blocco medio basso e ripartenze, come da copione, e come da copione su una di queste ripartenze l’Udinese era riuscita a pareggiarla con il perfetto inserimento in area di Lovric, al momento più opportuno ovvero sul finir e del primo tempo. Fino al 70′ poi c’è stata una crescita dell’Internazionale e un arretramento progressivo dei bianconeri, che si sono difesi con ordine soffrendo poco, e quel poco più per svarioni propri, come quello di Becao, che non per reale incisività della manovra nerazzurra. L’azione di Success è stata come dicevamo, spartiacque. A quel punto le squadre si sono allungate, l’Udinese si è scoperta e il terzo gol giunto nel finale, è stata l’ennesima trasposizione dalla teoria alla pratica di un altro versetto della Bibbia del calcio: quando ti scopri per recuperare spesso e volentieri ne prendi un altro. Tutto come da copione insomma, o quasi.

Rimane di difficile decifrazione il cambio di Sottil che ha portato ad avvicendare Beto con Ebosele! Se togliere una punta con la squadra sotto nel punteggio può sembrare bizzarro, avvicendarla con un terzino, per quanto di spinta, agli occhi dei più è parso, per rimanere nei canoni del politically correct, inappropriato alquanto. Ripeto, rimaniamo sul politically correct per non trascendere nel becero. Un cambio che suona come un messaggio alla proprietà? Ni… in panchina c’era anche Pafundi, l’enfant prodige del calcio italiano, e quindi bianconero, e in ogni caso ci si chiede perchè mai Beto non possa sciropparsi tutti i 90 minuti quando si gioca una gara a settimana, ci si prepara solo a quella e ormai il portoghese non può certo essere considerato ancora in fase di recupero dall’infortunio visto che sono trascorsi davvero tanti mesi. La sua prova era stata sicuramente negativa, ma con il risultato di svantaggio togliere la propria punta principe non è mai una buona ​ idea. Il portoghese ad ogni modo in questo anno e mezzo ha dimostrato di non aver fatto molti progressi dal punto di vista tecnico: abbozzare una manovra con lui diventa sempre complicato, anzi spesso su di lui la manovra si arena, per colpa di un controllo impreciso o di uno stop metallico per citare un “ vecchio maestro” di calcio. Beto fin dal suo sbarco in maglia bianconera ha sempre rappresentato queste peculiarità : fisicità, allunghi e qualche gol. Success: fisicità, regia offensiva, a tratti illuminante e preziosa, e nessun gol. Una coppia d’attacco che sta producendo pochi gol ( 7 in 2), costituisce parte del problema della squadra che non è la manovra ma la finalizzazione. C’è da sperare che in questo contesto cresca Thavuin, il quale oltre a disporre di qualità a pacchi ha sempre dimostrato in carriera di avere una certa familiarità con il gol, anche più di Deloufeu. Il francese a San siro ha giocato un’ora, sufficiente il primo tempo, dove si è potuto intravedere sprazzi della sua classe, già in apnea il secondo. In un quadro di crescente condizione atletica, dopo un’altra settimana di lavoro in gruppo, sicuramente vedrà aumentare il suo minutaggio a 70-75′ nella prossima gara con lo Spezia, sperando però che anche l’intensità delle sue giocate si alzi di livello: ancora sembra non possedere il guizzo per saltare l’uomo, altra sua peculiarità nota di gioco, e l’impressione è che ci vogliano ancora 2/3 settimane per rivederlo al top. L’Udinese ha bisogno della miglior versione del francese per svoltare, dopo aver recuperato il miglior Pereyra.

La prossima gara con Lo spezia però bussa già alla porta, e ha tutta l’aria di essere una gara da dentro o fuori: non vincere nemmeno questa farebbe scivolare la squadra verso la colonna di destra della classifica, e allora in quel caso le arringhe difensive di Sottil (“…siamo settimi in classifica non è giusto criticare la squadra..” ) cadranno come foglie di fico, lasciando squadra e tecnico nudi di fronte alle polemiche che via via si stanno ingrossando sempre di più. A livello statistico, poi, non vincere nemmeno contro lo Spezia, significherebbe rimandare un successo casalingo che manca da Settembre, con una sola vittoria in 6 mesi, 4 e mezzo al netto della sosta per i mondiali. Insomma, un digiuno così sarebbe davvero inaccettabile.

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