Giampiero Pinzi oggi compie 40 anni ma, alla Gazzetta dello sport, dice: “Me ne sento 20”. Racconta la sua storia, la scelta di vivere a Udine dove sta bene, si sente amato, e gli hanno anche dedicato un club. “A Cargnacco. E devo sempre ringraziare Mauro Nadalutti. E’ uno dei tanti amici che ho qui, anche tra i tifosi. E’ bellissimo avere un club intitolato. Un regalo immenso. Se sono rimasto a Udine, è anche perchè mi rendo conto che mi amano”.
Anche Paron Pozzo la ama: “Usa bastone e carota. E con me il bastone l’ha usato. Ma con lui non ti annoi mai, è un passionale, l’anima di questa società”.
Gli allenatori da ringraziare? “Tutti mi hanno dato, ma Spalletti, Guidolin e Di Carlo sono qualcosa in più. A loro devo tanto”.
Il calciatore più forte col quale ha giocato? “Sanchez era molto forte, ma Di Natale è stato il più grande. Lo metto davanti a tutti”.
Com’è Gotti? “Mi lascia tranquillo e mi dà anche spazio nel lavoro quotidiano. La cosa più bella è che abbiamo un confronto continuo in cui ognuno di noi dice tutto quello che pensa. Cosa mi colpisce di lui? Che è chiaro nelle spiegazioni e che fa diventare il calcio semplice”.
Quali calciatori di questa squadra le piacciono? E’ vero che ha un debole per Makengo? “E’ un ragazzo pulito che ha grandi qualità, ho già detto che mi ricorda un po’ Asamoah, che è diventato un gran giocatore. Ma all’inizio dicevamo: ‘Ma chi è?’ Poi ammiro la fame di Molina e la crescita di Bonifazi, un gran difensore. Il ritorno di Pereyra mi ha fatto piacere,è ancora fortissimo”.
Salvezza in tasca? “Macchè. In spogliatoio abbiamo rimesso il cartello dei 40 punti, quello che era fisso ai tempi di Guidolin”.