Home » Gazzetta dello sport: Italia, sei la regina

Gazzetta dello sport: Italia, sei la regina

L'Italia è campione d'Europa per la seconda volta nella storia.
Monica Tosolini

L’Italia è campione d’Europa per la seconda volta nella storia. I quotidiani sportivi nazionali hanno celebrato la vittoria di questa notte a Wembley. Questi alcuni estratti dei commenti al successo degli azzurri di Mancini:

GAZZETTA DELLO SPORT – “Sì, la coppa è tornata a casa! La nostra, però. Dopo 53 anni, l’Italia è di nuovo campione d’Europa. Ma che bello è stato? Abbiamo vinto ai rigori dopo una mitragliata di emozioni che non dimenticheremo. Segnano Berardi e Kane, Belotti si fa parare il suo, segnano Maguire e Bonucci, Rashford colpisce il palo, Bernardeschi segna, Donnarumma ferma Sancho. A quel punto, se segna Jorginho, lo specialista, 6 rigori su 6 in azzurro, siamo campioni… E invece Jorginho sbaglia… Nooo… Ma a quel punto il tenero Saka ha davanti a sé una porta da hockey e l’immenso Gigio la chiude. Campioni d’Europa! Mancini in lacrime, abbracciato al fratellino Vialli. Wembley non è più il ricordo di una finale persa (Samp ’92), ma la cattedrale del trionfo più bello, quello che i gemelli non hanno mai vissuto da giocatori azzurri. Abbiamo regalato un gol dopo due minuti di gioco, abbiamo rincorso, abbiamo pareggiato con una zampata di Bonucci, abbiamo sofferto tremendamente l’assenza di Spinazzola, abbiamo perso anche Chiesa, l’attaccante più in forma, siamo arrivati in fondo lo stesso. Chiamateli pure i Leoni di Wembley, se volete. Ma precisate: leoni dalle zampe di cachemire. Perché questa non è stata la vittoria del cuore, come tante in passato, ma del gioco. Abbiamo sempre fatto la partita e l’Inghilterra ha pensato solo a difendersi come gli italiani di una volta. Quando mai una squadra italiana è venuta a Wembley a tenere palla per il 65% del tempo? Quando mai ha vinto una grande finale così dominata? Questo è il nostro grande orgoglio: non abbiamo vinto l’Europeo perché siamo stati più tosti e più furbi, ma perché siamo stati più bravi a giocare a calcio. E questo ci dà futuro. Non è stato solo un ’68 (il titolo europeo mancava da allora), è stato anche un ’78, cioè il passaggio trionfale di una Nazionale che ora punta il prossimo Mondiale con ambizioni enormi, perché i giovani cresceranno ancora e altri si aggiungeranno (un centravanti, speriamo), come successe a Bearzot, dal ’78 all’82. Il nostro Bearzot si chiama Roberto Mancini, stessa giacchetta chiara, un visionario che ha riscritto le nostre tavole del calcio”.

CORRIERE DELLO SPORT – “Football came home! Il calcio è tornato a casa. Nostra, però. L’ultimo pallone ha preso la strada per l’Italia, quella giusta, la più giusta: siamo di nuovo campioni d’Europa e dopo 53 anni. È tutto così meraviglioso. Abbiamo meritato questo trionfo, abbiamo battuto tutto e tutti, 70mila inglesi, la famiglia reale, l’Uefa, gli scettici, l’ottimismo britannico, Boris Johnson. Le lacrime di Mancini sono il premio a un lavoro straordinario. Scrivo e sto male, sto male e sto bene. Benissimo. Mi manca il respiro, lo smartphone mi regala le urla di Polverosi, di mio figlio, degli amici, dei colleghi. Dalla strada arriva di tutto. Campioni d’Europa: che estate, quanta vita! Siamo risaliti al piano nobile del calcio mondiale. La Grande Vergogna del 2018 è ridotta a incidente dimenticabile. Merito di Roberto Mancini, un modernista, ma mai un postmoderno: ha sempre avuto un’idea semplice, inattuale forse, ma intrigante del calcio: ha dimostrato che si possono fare ottime cose non solo con i milioni, ma con le idee: selezionando la tecnica, le aspirazioni e soprattutto i caratteri, esagerando nella somiglianza, investendo su un elemento sempre più trascurato negli ultimi trent’anni, la gioia di giocare a calcio, il divertimento, l’allegria e la fiducia. Su questi punti ha insistito: si è tenuto dentro le tensioni che un ruolo come il suo produce, non si è fatto coinvolgere da preoccupazioni superficiali che non avevano alcun potere di distrarlo. Donnarumma; Di Lorenzo Bonucci Chiellini Spinazzola; Barella Jorginho Verratti; Chiesa Immobile Insigne. Una cosa sola. Siamo ripartiti da questa formazione da mandare a memoria come nelle migliori tradizioni. Undici cognomi, alcuni dei quali sorprendenti, ai quali bisogna aggiungere quelli di Florenzi, Acerbi, Emerson, Locatelli, Pessina, Belotti, Berardi, Bernardeschi, Sirigu, Raspadori e insomma i versi di una poesia di emozioni e calcio recitata in un mese e che non potremo dimenticare. Una Nazionale che ha lottato anche contro i propri limiti: mi ha ricordato le squadre capaci di fare risultati impensabili e apparentemente illogici nonostante i guai finanziari del club. In questo caso di un movimento fallito e conflittuale come il nostro, distante in questo anche dalla federazione della quale fa parte. Ci siamo sorpresi ad amare senza riserve questo gruppo: ci siamo ritrovati a casa degli amici per la partita, nelle domande della gente comune che hanno preceduto la finale di Wembley, nei dubbi sull’arbitraggio che rimbalzavano da una strada all’altra, spesso per sentito dire”.

TUTTOSPORT – “Campioni d’Europa. Una cavalcata incredibile sino all’ultimo centimetro. Che storia fantastica che vi stiamo raccontando: tre anni fa eravamo i reietti del mondo e ora siamo i campioni d’Europa. L’Italia ha percorso l’ultimo centimetro restando aggrappata alla partita come un naufrago alla sua zattera. E alla fine ha compiuto quell’impresa che solo un visionario come Roberto Mancini aveva creduto possibile, nel torneo che ci piace meno di tutti e che avevamo vinto solo una volta, nel 1968. E stavolta nemmeno il ct è riuscito a trattenere le lacrime di commozione e di emozione sotto gli abbracci dei suoi. Che storia che vi abbiamo raccontato, una cavcalcata a Roma a Londra per il trionfo di una squadra di splendidi ragazzi e di ottimi giocatori guidata da un fuoriclasse che ha fato vedere come contino serenità, talento e sorrisso, non solo nel calcio”.

mediafriuli_white.png
©2023 UDINESEBLOG. Tutti i diritti riservati | IL FRIULI – P. IVA 01907840308
Powered by Rubidia