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Gazzetta dello sport: Fase -2, si riparte a scaglioni

Il calcio studia come ripartire.
Monica Tosolini

Il calcio studia come ripartire. Ieri la commissione medica ha tracciato le basi del protocollo sanitario da seguire per la ripresa; la Lega studia le date (27-28 o 30-31 maggio, 7 giugno: martedì verranno portate in assemblea). Precisa la Gazzetta dello sport: “Ma il calcio non può decidere per conto suo e quando il documento sarà ultimato, la prossima settimana, toccherà al ministro della salute Roberto Speranza e a quello dello sport Vincenzo Spadafora dare il via libera. Senza quello non si va avanti”.

Nel frattempo si lavora alla ripresa, analizzandone tutti gli aspetti: si studia per ripartire in massima sicurezza e i modi in cui farlo. Scrive ancora la rosea: “Ieri, però, si è giunti a ufficializzare un’altra scelta, per la verità già anticipata da alcuni interventi dei giorni scorsi, come quello di Francesco Ghirelli, presidente di Lega Pro. Impensabile ripartire tutti insieme. Comincerà la serie A, poi toccherà alla B, quindi alla C. Ma è ovvio che quel protocollo, quei controlli, quei centri di allenamento in cui chiudersi praticamente a chiave, un certo calcio non se li può permettere. E quindi la sensazione è che il percorso immaginato riguardi soprattutto, forse unicamente, la serie maggiore.

Parte la Coppa? E su questo il consiglio di Lega di ieri ha cominciato a studiare delle ipotesi che saranno portate martedì in assemblea. L’idea sarebbe quella di ripartire con le semifinali di coppa Italia (Napoli-Inter e Juventus-Milan) il 27 e il 28 maggio. Appuntamenti che si aprirebbero con un grande omaggio a tutti i medici e gli infermieri impegnati in prima linea negli ospedali. In alternativa, invece, si potrebbe ripartire dai recuperi delle partite saltate all’inizio dell’emergenza, il 30 e il 31 maggio. C’è persino una data per un eventuale rinvio di tutto a fine estate, il 12 settembre.

D’altronde il protocollo di ieri di partite non parla. Ce ne vorrà un secondo. Perché a quel punto il gruppo dovrà mettere il naso fuori. E si parlerà di pullman o aerei, e di un certo numero di persone con cui evitare contatti: una partita, pure se a porte chiuse, è un evento che coinvolge tanta gente, il personale dell’impianto, le forze dell’ordine, gli ispettori federali, i tecnici per la tv, i medici dell’antidoping. Un discorso a parte riguarda gli arbitri. Che ovviamente non potranno mantenere le distanze e quindi dovranno in qualche modo ritagliarsi il loro ritiro permanente. Ma forse stiamo correndo troppo”.

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