Mister Adriano Fedele è uno che ama parlare ‘pane al pane, vino al vino’. Un suo modo di essere che spesso in carriera, e anche dopo, gli ha creato qualche problema, ma che è comunque una caratteristica che, soprattutto nel mondo d’oggi, in tanti apprezzano. Fedele è anche uno che la realtà dell’Udinese la conosce bene, in tutti i suoi aspetti. Ed è quindi affidabile interlocutore nell’ottica di un quadro della situazione attuale.
Partendo dall’argomento più ‘caldo’, quello dell’allenatore: “Da collega non mi piace giudicare, ma dico che se è stato lui a fare la squadra, tanto di cappello”.
Però sappiamo che a Udine, la rosa è sempre decisa dalla proprietà. I complimenti allora vanno ai Pozzo? “Evidentemente questo era il messaggio. Il gruppo ha qualità soprattutto a centrocampo e in attacco. Sono sincero: questa è sicuramente l’Udinese più forte dal dopo Guidolin”.
Ha fatto riferimento a centrocampo e attacco. Ci spiega meglio? “In avanti, prendendo Llorente, secondo me hanno colmato una lacuna. E’ chiaro che sarebbe stato meglio farlo arrivare a inizio stagione o anche prima, ma comunque hanno portato a casa un gran giocatore che ha dimostrato di essere vivo. Lui, sì, è una punta centrale. Lasagna invece no: è un attaccante esterno, non è capace di fare il centravanti e lo ha dimostrato. E poi c’è Deulofeu, un giocatorone”.
A centrocampo è stato ceduto Mandragora. Un addio che non ha portato conseguenze? “Il napoletano è un buon giocatore, ha tecnica, ma secondo me è limitato di testa, nel senso che è abituato a fare solo un tipo di gioco, non è uno che rischia. Invece lì in mezzo c’è un gran giocatore, Arslan. Ha un curriculum importante, l’avevo notato prima che arrivasse a Udine. Ha qualità, si inserisce, fa, briga, è cattivissimo, ha personalità e temperamento. Mi piace. E secondo me non ha ancora dato il meglio di sé”.
La qualità in mezzo sembra sia però data da De Paul. “L’argentino finisce per diventare un limite per gli altri, perché si appoggiano troppo a lui”.
Tornando a Gotti: l’Udinese potrebbe permettersi di non confermarlo? “Io dico una cosa: non ci sono allenatori indispensabili. L’unico che ha dimostrato quanto vale, e si fa rimpiangere adesso, è Allegri. Pioli è bravetto, Conte ha bisogno dei giocatori che vuole lui. Di Gotti dico che potrebbe osare di più, giocare più sereno, pressare più avanti, non affidarsi solo alle ripartenze, ma privilegiare un gioco più offensivo. La squadra a volte mi sembra frenata. Dicono che sia un grande tattico, ma la tattica conta solo in Italia, all’estero no. Infatti le nostre squadre escono costantemente dalle competizioni europee”.
Ma in questa Udinese, ha più peso il lavoro di Gotti o di De Paul? “Come ho detto poco fa, tutti gli allenatori sono sostituibili. Udine non fa differenza. In questa realtà c’è una sola persona che è insostituibile, ed è Paròn Pozzo. Se pensate, anche Spalletti sembrava insostituibile, e abbiamo visto che non lo era. Certo, c’è da dire che questo è il primo anno in cui qui non si soffre, dopo tanto tempo. De Paul: sento tanto dire che è uno da grande squadra. Mi permetto di correggere: deve ancora dimostrare di poterci stare, in una grande squadra. Ricordo quando Dell’Anno è andato all’Inter, e lui era più forte di De Paul, secondo me: fece flop. Il punto è che quando arrivi in una grande squadra devi dimostrare, prima di essere”.
Intanto Pozzo si aspetta una Udinese almeno da decimo posto. Chiede troppo? “Assolutamente no. Questa squadra può puntare alle posizioni di Sassuolo e Verona. Non è inferiore alle rose a disposizione di De Zerbi e Juric. Ripeto: qui la sostanza c’è”.
Lei segue sempre l’Udinese? “Non sento la necessità di seguire le partite. L’unica squadra che mi piace seguire è il Manchester City, ma devo dire che anche il calcio inglese, senza pubblico, è scaduto”.