A meno di 72 ore dalla sfida del Meazza, l’Udinese è chiamata a misurarsi al Friuli con il Sassuolo di De Zerbi, brillante tecnico alla guida di una società le cui rinnovate pianificazioni ed ambizioni sportive son degne di assoluta ammirazione.
Accompagnata nella massima serie dal patron della Mapei, il compianto Giorgio Squinzi, la società è saldamente ancorata ad una categoria che gara dopo gara dimostra ampiamente di meritare. Giocatori di assoluto prestigio, da Locatelli richiesto da Juventus e Real Madrid a Domenico Berardi, l’enfant prodige ormai pronto per una big, al Franco-ivoriano Boga per limitarci alle citazioni doverose, rappresentano un patrimonio non solo del calcio nostrano, ma dell’intero emisfero calcistico.
I neroverdi giungono a Udine dopo lo scoppiettante 3-3 ottenuto al Mapei Stadium contro la banda di Gattuso, con assenze di rilievo quali Boga, Chiriches, Bourabia. L’ ambizioso De Zerbi (Juve e Napoli lo seguono con attenzione) peraltro, non ama solitamente inquadrare 11 titolari come molti tra i suoi colleghi, ma ruotare la rosa, pertanto le assenze suddette non costituiscono più di tanto una “diminutio” nel potenziale da mettere in campo. Sorprende in parte la scelta del giovane Raspadori in avvio, in luogo del bomber Caputo.
GOTTI, da grande tattico, sa bene quali siano le prerogative degli emiliani che fanno del possesso palla un proprio dogma calcistico, e chiede ai suoi uno sforzo suppletivo richiesto dalle gare ravvicinate cui la squadra è sottoposta. Dopo aver perso un paio di notti a rimuginare sulla sfiorata conquista di San Siro, per la sfida in programma il tecnico di Adria perde SAMIR per infortunio, ma recupera almeno formalmente DEULOFEU e FORESTIERI aggregati in panchina.
Sorprendono le scelte di GOTTI ma va dato lui atto che le valutazioni vengono fatte sull’avversario di turno e in relazione alle condizioni atletiche del gruppo. Dietro DE MAIO prende il posto di un BECÃO reduce dalla frattura al naso subito da Rebic; in mezzo fiducia ad ARSLAN che affianca WALACE col Tucu spostato in avanti a far da raccordo con l’unica punta schierata. MOLINA la cui crescita è davvero confortante e STRYGER a sinistra si posizionano sugli esterni, con il solo Re Leone davanti preferito a NESTOROVSKI e OKAKA non ancora al top di condizione atletica. Una vittoria, oltre ad allungare una mini serie positiva, allontanerebbe in via pressoché definitiva la tanto temuta zona salvezza, schiudendo scenari assai più accattivanti.
Si parte con gli ospiti a gestire il possesso palla come da copione. Una ragnatela di passaggi che ha il pregio di evitare la gestione palla agli avversari – i difensori di tale filosofia asseriscono che se possiedi la palla l’avversario non potrà mai segnare – Il concetto a nostro avviso assume valore qualora il possesso sia finalizzato alla conclusione verso la porta, meno se fine a se stesso, quando al limite della sterilità. Peraltro, se il Sassuolo ha ottenuto ben 21 punti fuori casa, dimostra come trovi evidentemente con una certa facilità anche la conclusione. Fatto salvo però il primo tempo giocato al Friuli, quando al perdurante possesso palla degli uomini di De Zerbi (verso la mezz’ora i passaggi erano 75 per i bn contro 294 per gli emiliani..) si contrappone una squadra attendista, quasi sorniona, capace però di ripartenze molto efficaci. Ed è proprio la squadra di GOTTI quella più incisiva, quando a metà frazione LLORENTE trova una conclusione abilmente deviata da Consigli. Ci prova anche un vivace STRYGER da sinistra ad impensierire il portiere avversario, ma tocca al Re Leone mettere un sigillo doc alla sua prova. MOLINA sulla tre quarti alza la testa e fa il DE PAUL con un passaggio con il contagiri per il navarro, il quale in area non solo resisteva ad un netto fallo da rigore, ma con un sapiente tocco a scavalcare trafiggeva pur ostacolato l’accorrente Consigli. 1-0 a 3’ dal break, grandi abbracci e festeggiamenti per il centravanti spagnolo, autore del primo centro in bianconero con la squadra meritatamente in vantaggio.
La ripresa impone agli ospiti di intensificare la proposizione offensiva. I ritmi si elevano ma non a sufficienza per impensierire un trio difensivo molto attento nel posizionarsi davanti a MUSSO, portiere sempre pronto a disimpegnarsi nelle uscite alte. A poco servono al Sassuolo, gli ingressi offensivi di Caputo (non pervenuto), Defrel oltre a quello di Djuricic. Anzi è sempre l’Udinese a creare difficoltà alla retroguardia di De Zerbi con percussioni che vedono spesso la partecipazione di MOLINA. L’unico reale pericolo verso la porta di MUSSO in tutta la ripresa, é cagionato dal serbo Djuricic con un tiro violento dal limite a pochi minuti dal fischio finale, attraverso un bolide centrale scagliato dal limite, ma efficacemente intercettato dalla manona dell’estremo argentino.
Ne approfittava allora la squadra di GOTTI che sul finale sfruttava la stanchezza degli ospiti con inserimenti degli esterni, capitalizzando una grande azione impostata dal trio argentino di destra e conclusa con una pennellata del Tucu. 2-0 cinico, spietato, frutto del pragmatismo del proprio tecnico. Il Sassuolo gioca, l’Udinese segna, sembrerebbe il mantra di serata, costringendo De Zerbi ad interiorizzare l’ennesima delusione contro i friulani, nei confronti dei quali sembra vantare una vera e propria maledizione, 4 punti realizzati su 9 partite!
Il rischio di dover rimpiangere i due punti lasciati a San Siro certamente non si potrà avvertire prima di un paio di mesi, il sentiment rimane comunque sospeso, poiché qualora i risultati si confermassero di una certa rilevanza anche in futuro, la zona Europa non assumerebbe i contorni di un irraggiungibile miraggio.
La squadra nel ritorno ha assunto un altra dimensione, speriamo quella vera. Nonostante le assenze il gruppo vanta un passo decisamente più virtuoso. 14 punti in 7 gare, frutto di 4 vittorie, 2 pareggi e 1 sconfitta indicano una media pt/partita pari a 2 ! Media reale da Champions League o qualcosa di più.
Il potenziale peraltro non è ancora emerso del tutto viste le indisponibilità di almeno 3, 4 elementi, quando molti giocatori devono ancora integrarsi appieno nel gruppo. Pensiamo per esempio a BRAAF, l’olandesino del ManCity che scalpita in panchina, per dare il proprio contributo.
L’ideale sarebbe concretizzare un girone di ritorno da 35/36 punti, al fine di poter gettare le basi indissolubili per una stagione, la prossima, con tecnico ed elementi tutti al loro posto.