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Un passo in avanti e uno indietro

L'Udinese non riesce a trovare costanza di rendimento
Redazione

L’Udinese fallisce quella che doveva essere la prova del nove. E dove sta la novità direbbe qualcuno? Appunto. Nessuna novità. Tutto come preventivato. Dopo 25 turni la squadra è questa, con i suoi pregi, i suoi difetti, le sue ansie e le sue paure. Le paure. Quelle emergono sempre, sono come un fardello pesante; come un macigno che zavorra i sogni di gloria della squadra, e con loro, dei tifosi. Questa squadra, lo abbiamo detto diverse volte, è la peggior nemica di se stessa. Vuoi per lo strascico di risultati gettati alle ortiche nei minuti finali; vuoi per le poche vittorie, sfumate proprio per il motivo appena descritto. Vuoi per il dovere di vincere in un tempo che si fa domenica dopo domenica sempre più ristretto, sta di fatto che quasi ogni partita la paura fa sempre 90, e alla fine batte la squadra di Cioffi. La paura, prima dell’avversario. Lo abbiamo ripetuto più volte: se questa squadra non esorcizza i propri demoni non riuscirà mai prendere ritmo. E’ un percorso mentale che va affrontato nello spogliatoio. Cioffi è considerato un tecnico motivatore, e nello staff vi è anche un mental coach, figure che oramai ammassano i sempre più numerosi gli staff messi a disposizione di un tecnico tanto che ormai il loro numero pareggia quello dei giocatori. Ci si chiede come mai allora questa squadra cada sempre vittima delle proprie paure, prima ancora che da un inserimento letale in area o di una giocata avversaria che ti punisce. Si è vero le gare dove quest’anno è girata storta superano di gran lunga quelle dove è filato tutto liscio, ma ciò non basta per spiegare tutto.
Il Cagliari, va detto, è giunto a Udine in una condizione disperata, con una notte dai lunghi coltelli dove il tecnico Ranieri ha cercato di auto destituirsi per poi essere rimesso al suo posto per sollevazione popolare. Dopo 4 sconfitte, insomma, l’aria nello spogliatoio deve essere stata piuttosto pesante. Quella dell’Udinese, invece, abbastanza leggera visto il colpaccio di Torino, che aveva restituito ossigeno alla mente prima che alla classifica. Il primo tempo è quindi figlio di questa situazione di partenza: Udinese dominante, a tratti anche bella da vedersi, padrona del possesso palla (una rarità) e tronfia di certezze nei meccanismi di gioco seppur contro una squadra asserragliata sotto le trincee (pure questa una rarità). Per buoni 40′ assistiamo ad uno sviluppo arioso del gioco, con Thauvin sugli scudi, ad impossessarsi della sua partizione di campo prediletta (la trequarti di destra) per dipingere calcio, saltare avversari come birilli e suggerire perle ( a volte per i porci ma vabbè); i quinti che ben accompagnavano, con Zemura spesso pronto a tagliare verso il centro e un Ezhibue che alternava bene gli affondi e i cross, e pure lui i tagli in mezzo. Proprio dalla cooperativa tra i due quinti nasceva il stupendo gol di Jordan Zemura. Samardzic abbastanza nel vivo della manovra seppur nella posizione a lui meno congeniale di sinistra, e un Lovric che faceva bene il lavoro di pendolo tra i rientri a coprire e le sgroppate in verticale in fase di ripartenza. La difesa sicura, alta e inoperosa. Insomma, l’unica pecca è stata quella di non chiudere la gara con Lucca che ha cestinato un cioccolatino di Thauvin. Sarebbe stato il colpo del K.O. Per un Cagliari quasi alla canna del gas. Il gol di Gaetano su perfetto traversone di Augello, è stato come la sveglia che riporta i bianconeri alla dura realtà dopo un bel sogno durato 40′. La realtà di quest’anno per l’Udinese, spesso ha rappresentata da gol presi al primo affondo degli avversari e possibilmente allo scadere delle frazioni di gioco, primo o secondo tempo è indifferente. Il gol di Gaetano ha funto da vaso comunicante, che ha fatto travasare tutte le certezze dalle teste dei bianconeri di casa a quelle degli isolani, che in Friuli erano giunti alla disperata ricerca di un segno che potesse rimetterli in gioco. Il segno è arrivato. Per tutto il secondo tempo il 4321 del Cagliari ha cambiato volto: gli esterni Zappa e Augello sono passati da prede a cacciatori, Luvumbo e Gaetano hanno invertito le loro posizioni e Lapadula è entrato in partita, timbrando una traversa da pochi passi. L’Udinese ha perso certezze, distanze e…anche un po’ di verve fisica. Thauvin dopo aver corso tanto nel primo tempo (spesso è venuto a prendersi la palla nella sua meta campo ) nella ripresa ha diminuito gli uno contro uno puntando più a sventagliate da fermo, sempre illuminanti comunque, mentre Cioffi dal centrocampo non riceveva più collaborazione poiché le secondo palle erano diventate tutte preda dei giocatori del Cagliari. I cambi, sempre ruolo per ruolo, hanno addirittura peggiorato la situazione, con la squadra che ad un quarto d’ora dalla fine è sembrata arrendersi al punteggio, sperando che non cambiasse in negativo, sapendo che non sarebbe stata più in grado di cambiarlo in positivo. Questo aspetto è sembrato a tutti piuttosto allarmante. Una squadra paralizzata dalla paura, messa in ambasce da una squadra con ancora più problemi, ma che possedeva in quel momento lo spirito combattivo necessario per alimentare la speranza del successo.
I cambi di Ferreira ed Ebosele non solo non sono stati impattanti come a Torino, ma hanno tolto ancora più certezze al gruppo. Le due punte Success e Brenner, sono poi entrate quando la squadra aveva già alzato la bandiera bianca. Atteggiamento inaccettabile sotto tutti i punti di vista. Certo Cioffi avrebbe potuto operare cambi diversi: avrebbe potuto mantenere Thauvin dietro due punte; togliere un difensore; ma di certo nemmeno lui forse si aspettava cotanta arrendevolezza da parte di diversi elementi, e una risposta così negativa da parte dei subentrati.
L’Udinese ha perso l’occasione per superare in un colpo solo Frosinone e Lecce e dare una bel segnale a tutti i naviganti. Con 25 punti si sarebbe tolta dalle secche, non in maniera definitiva certo, ma in modo convincente, lasciando intravedere spiragli di un roseo finale di campionato. Un punto solo invece sposta poco. Alla vigilia avevo predetto che in questo trittico di gare ottenere 6-7 punti sarebbe stato decisivo nella corsa alla salvezza. Tutto è ancora possibile, e comincio a pensare che per questa squadra sia paradossalmente più facile riuscire a sbancare Marassi Sabato prossimo che non battere in casa una Salernitana ancora più disperata di questo Cagliari. Questa squadra ormai affronta le gare casalinghe con un macigno sulla testa, mentre fuori casa riesce forse ad esprimersi con maggior leggerezza. L’Impressione è che questo gruppo squadra sia molto più scarso nella testa che nei piedi. Purtroppo anche nel calcio, come in tutte le attività della vita, parte tutto da li.

Paolo Blasotti

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