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Udinese, lavori in corso

Il match di Coppa Italia contro il Catanzaro ha detto che c'è ancora qualcosa da fare
Redazione

La prima gara ufficiale della stagione 2023/24, ovvero i 32.mi di coppa Italia contro il Catanzaro, hanno portato anche il primo, preventivabile, successo per l’Udinese ma anche diversi interrogativi e spunti di riflessione che convergono tutti verso un’appendice comune: c’è ancora qualcosa da fare sia dal punto di vista del mercato che dal punto di vista tattico.

Il primo tempo si è chiuso con il 57% di possesso palla da parte dei calabresi, neo promossi in serie B. Già questo fattore dovrebbe far riflettere. Gli uomini di Vivarini, spiace dirlo, si sono dimostrati squadra più collaudata della squadra di Sottil soprattutto nei meccanismi di gioco. Maggior movimento senza palla, pallone che circolava con fluidità con una costruzione dal basso eseguita con il portiere nelle vesti di play basso, che dialogava con difensori e centrocampisti per attirare a se il pressing bianconero, per poi verticalizzare improvvisamente liberando sempre un incursore tra le linee. Espediente messo in opera diverse volte nel primo tempo, quando soprattutto nella fase centrale l’Udinese , dopo un buon inizio, appariva in imbarazzo con la palla tra i piedi, mentre i calabresi guadagnavano campo con facilità sia dal basso che con fraseggi stretti a centrocampo, dimostrando personalità idee e qualità. Una costruzione dal basso così l’Udinese la cerca da sempre sin dallo scorso anno, e l’ha cercata anche ieri, ma solo una volta è riuscita a liberare nello spazio Lovric dopo un rilancio da quarterback di Bjiol, mentre per il resto gli infiniti passaggi tra i 3 centrali difensivi sfociavano nel lancione nel vuoto per Beto con il possesso palla che si interrompeva subito. Insomma per diversi minuti i calabresi hanno condotto un torello in cui gli uomini di Sottil andavano costantemente fuori giri, e solo la differenza di categoria, soprattutto dal punto di vista fisico atletica, impediva agli ospiti di andare alla conclusione.

La partita si è poi determinata nella ripresa, quando i calabresi hanno calato i ritmi elevati dello smarcamento senza palla nel secondo tempo, e la capacità di mantenere serrati i reparti. Una volta calati in questo particolare, la squadra di Sottil è dilagata facendo leva sulla maggior fisicità da scaricare negli spazi che si sono creati. L’Udinese però è prevalsa più fisicamente che non di pura tecnica o per superiore organizzazione di gioco. Abbiamo visto qualche azione pregevole e qualche bel gol. Negli occhi rimangono, per valore assoluto, le prestazioni di : Bjiol, Walace, sempre presente in entrambe le fasi, Lovric, Beto e soprattutto Thauvin ormai tornato quasi ai livelli di Marsiglia, e in generale il più convincente di questo precampionato.

Chi desta ancora interrogativi sono tutti gli altri, a partire da Ebosele, straripante in qualche sprazzo palla al piede, ma talvolta distratto nelle scalate e impreciso, Zemura che raramente ha rischiato la giocata e si è dimostrato fin troppo timido; Zarraga, che si è dimostrato meno dinamico del dovuto, e meno lucido del solito nello scarico della palla, anche se è cresciuto nella ripresa con il dilatarsi degli spazi; Silvestri il quale sul gol ha più di qualcosa da farsi perdonare. A livello generale l’Udinese palesa ancora diverse perplessità qualora deve imbastire la manovra: senza Pereyra e Samardzic manca terribilmente una mezzala di qualità che sappia gestire la palla, saltare l’uomo e mettere in moto le punte, insomma, il giocatore di estro. Quel giocatore non potrà esserlo nemmeno Fabbian (sempre che si concretizzi lo scambio con l’Inter visti gli sviluppi di questa telenovela infinita) poiché pure lui è un altro calciatore più abile senza palla che con.

Insomma l’Udinese assume sempre di più i connotati della squadra fisica ma tatticamente rivedibile: in imbarazzo con la palla tra i piedi, che si affida al lancione lungo e quindi alle seconde palle; manca chi gestisce le prime. Aspetto che è balzato agli occhi ieri contro una squadra di categoria inferiore, e che emergerebbe in tutta la sua fredda evidenza anche contro le pari categoria. Personale parere: o la Società corre ai ripari reperendo sul mercato quel tipo di giocatore ( magari il ritorno di Pereyra o Samardzic? Chissà..) oppure continuare a distendere sul rettangolo verde il 352 potrebbe essere un grosso problema. Il cambio modulo potrebbe essere l’opzione B, d’altronde gli acquisti portati in essere in questa sessione di mercato porterebbe a pensare ad un possibile cambio di strategia, verso il 3421 o il 4231, piuttosto che il 4312, vista la grande quantità di attaccanti (che farebbero panchina con il 352 creando malesseri e mal di pancia ) esterni d’attacco, non ultimo l’inspiegabile innesto di Ake ( inspiegabile se declinato in un 352 si intende) ai quali vanno considerati giocatori come Pafundi che quest’anno dovrebbe cominciare a trovare spazio (contratto permettendo). Insomma, così restando la qualità della quale sembra essersi svuotato il centrocampo pare essersi spostata dalla trequarti in su, e d’altronde come non sognare una trequarti con Thauvin a destra e Deloufeu a sinistra dietro Beto ? Sembra una soluzione intrigante.

Quest’anno, a differenza degli altri anni, la società si è mossa in anticipo sia nella conferma del tecnico che nella costruzione della squadra, imbastendo un collettivo già completo per l’inizio del ritiro, cosa rara a queste latitudini. Ha infarcito forse la rosa di fin troppi petali, magari considerando i sempre tanti infortuni che la affliggono, e forse considerando una sfoltita prima della fine del mercato, ma la trattativa che ha visto Samardzic con destinazione Inter, ha un po’ sconquassato questo apparente equilibrio. Con Samardzic l’Udinese sembrerebbe davvero completa. Senza il serbo, come detto, manca estro a centrocampo, a meno che, come già detto, si cambi modulo sfruttando la qualità e l’abbondanza dalla trequarti in su. Staremo a vedere cosa ci riserva il mercato, mentre il campionato bussa ormai alle porte.

Paolo Blasotti

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