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L'Udinese non ha più margine d'errore: adesso i punti servono disperatamente
Redazione

Il 4 a 0 di  San siro restituisce un’Udinese asfaltata, centrifugata e piallata da una squadra, quella di Inzaghi, che al momento è  ingiocabile per quasi tutte le squadre dello stivale e che al momento vale le prime 4 del continente. Parliamoci chiaro, i punti non erano da fare a San Siro. L’Inter aveva appena scagliato 3 sberle al Napoli una settimana fa, ci sta che ne rifili 4 ad una compagine alla ricerca ancora di sé stessa come quella di Cioffi, la quale a fatica sta uscendo dallo stato di degenza a suon di brodini ( leggi pareggi ) con un solo sussulto d’energia costituito dall’unica vittoria col Milan, e da qualche capitombolo fisiologico in quel di Roma. Il tonfo di San Siro rappresenta un colpo d’aria al cospetto di un organismo, quello bianconero, che ancora non ha ripreso del tutto il colorito di chi sta bene, e che può portare ripercussioni più che altro psicologiche prima che di classifica. I punti erano da fare prima, lo sappiamo e se fossero stati raccolti i 3 punti con Atalanta e Verona ( che erano in pratica già in itinere ) ora la sconfitta di Milano, ma anche la trasferta stessa, sarebbe stata metabolizzata in modo diverso. Ora non c’è  più margine per fallire. Già a partire col Sassuolo gli alibi stanno a 0 come le chiacchiere e i propositi. È  l’ora dei fatti. È l’ora dei punti. Cioffi ha avuto un filotto piuttosto duro, ne è  uscito con una media di 1 punto a partita, neanche malaccio. Potevano essere di più, ma quello che poteva essere non conta, conta quello che palesa la realtà, conta la classica che flirta pericolosamente con una situazione che se non fa paura quantomeno crea turbative. 

Della partita che dire.. se non che in uno scontro tra squadre tatticamente speculari si è  vista la differenza tra una squadra che si è  prodotta in una versione del 352 veemente, con qualità coniugata all’alta intensità, fisicità e concretezza, contro una squadra che si è  prodotta in una versione scialba, bassa, pavida e  povera dello stesso modulo. La versione deluxe contro la versione base. Una sorta di sparring buono per 45′ di allenamento, questa è stata l’Udinese per l’Inter. A tratti è  parsa una di quelle tante esercitazioni  che si provano il giovedì per sperimentare gli schemi da mettere in opera la domenica: quello che di solito prova la prima squadra contro la Primavera. Il fraseggio fluido con il quale braccetto, mezzala, quinto e punta dalla parte destra e dalla parte sinistra riuscivano a far passare la palla in mezzo alle gambe bianconere trovando sempre lo spazio per andare al cross o al tiro, danno la misura di come l’opposizione della squadra di Cioffi fosse appena accademica al cospetto dell’onda nerazzurra che infrageva col suo incedere le certezze bianconere che poggiavano su fondamenta di burro. Il rigorino ( buono solo per le platee italiche, ma sconosciuto a latitudini europee) stappa prima del dovuto una partita che già da un po’  aveva prodotto le bollicine giuste. Insomma era solo una questione di tempo. Il pressing nerazzurro ha fatto il resto, sradicando  palloni alle incerte gambe di Pereyra ( irriconoscibile)  e di Payero, mentre anche sui cross l’attenzione dei marcatori era deficitaria ( Perez). Insomma il crollo sul finire del primo tempo ha agevolato un copione già scritto. L’Udinese sullo 0 a 0 ha provato ad imbastire un paio di ripartenze sviluppate a destra tra Samardzic  ed Ebosele, e sciupate in mezzo all’area da Pereyra. Se sprechi così contro l’Inter poi paghi il conto, e il conto presentato  dalla squadra di Inzaghi è  stato pesante. Severo. Insomma, una sconfitta, ma che fa meno male delle mancate vittorie con Atalanta e Verona. La squadra deve ora voltare pagina, concentrarsi su un obbiettivo alla volta, cercando di portare a casa i punti con prestazioni sul pezzo per 100′, contro quelli che adesso saranno avversari abbordabili. Il filotto terribile è  finito e le ultime gare del girone di andata ci diranno se il girone di ritorno sarà una sofferenza tollerabile o un de pafundis ( pardon de profundis) celebrato in anticipo. Come dice Cioffi : sono scelte tecniche; sono soprattutto scelte che non vanno più sbagliate, perché di margine non c’è più.

Paolo Blasotti

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