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Deja vu

Per chi assiste alle gare casalinghe dell'Udinese dell'ultimo periodo, e per periodo intendiamo gli ultimi mesi, non settimane, pare che venga mandato in loop lo stesso spettacolo
Monica Tosolini

Per chi assiste alle gare casalinghe dell’Udinese dell’ultimo periodo, e per periodo intendiamo gli ultimi mesi, non settimane, pare che venga mandato in loop lo stesso spettacolo: occasioni, tante, create e sciupate, gioco, più o meno sfavillante, gol presi da autogol più o meno clamorosi, su rimpalli strani, errori marchiani, pochi ma maledettamente decisivi, poche parate di Silvestri, impegnato per lo più a raccogliere dal sacco i palloni. Ah, poi certo, tutti questi ingredienti vanno shakerati e alla fine, alla fine pare la ricetta del pareggio perfetto, per l’avversario, un po’ meno per l’Udinese.

6 pareggi e 2 sconfitte, questo recita lo score allo Stadio Friuli dell’Udinese, da dopo il 18 settembre quando andò in onda l’ultima, e gloriosa, vittoria contro l’allora claudicante Inter di Inzaghi. Si vestivano ancora le maniche corte, i mondiali erano ancora in divenire, era ancora vivo il compianto Lorenzo Toffolini, indimenticabile e indimenticato dirigente bianconero, sarebbe venuto a mancare poche ore dopo, e la classifica relegava l’Udinese in cima della graduatoria. Ora a distanza di mesi, il mondiale è alle spalle da un bel po’ e le maniche corte hanno lasciato lo spazio al giaccone pesante che deve coprire dagli spifferi gelidi che soffiano, spingendo giù in classifica , ormai al decimo posto, un’Udinese incapace di vincere tra le mura di casa. Cambiano le maglie degli avversari, ma il risultato e le modalità con il quale viene conseguito, restano immutati. Anche i propositi sono sempre quelli ( gara da vincere a tutti i costi) e alla fine si finisce per raccontare l’ennesimo pareggio.

Un Dejavu dal quale anche Sottil pare essersi stancato se è vero che pure in conferenza stampa ha sbottato per il reiterato epilogo della sua squadra e per i contenuti che deve esprimere davanti ai microfoni; contesti ripetitivi che sembra abbiano colmato un bicchiere colmo di lacrime di disperazione, o rabbia fate voi. Ieri i pugni hanno colpito il tavolo e il tecnico se l’è presa con l’ingenuità e la carenza di malizia di taluni giocatori, rei di aver pregiudicato un risultato che sembrava se non acquisito sicuramente ben indirizzato.

Come dare torto al mister? Eh si perchè stavolta non ci sono autogollonzi da sigla da Gialappa’s a fare da contorno, per i quali si poteva invocare una certa responsabilità tra gli astri nefasti. Stavolta il tecnico si è sentito tradito dal fuoco amico; da giocatori che dovrebbero palesare maggiore accortezza per portare a casa un risultato che sarebbe stato liberatorio. Sottil è stato un roccioso difensore, e da queste parti ce lo ricordiamo bene. Immaginiamo che osservare i due gol presi ieri dai bianconeri abbiano avvelenato i suoi occhi, molto di più di quelli del pubblico pagante. Una palla persa a meta campo da Success (si sempre lui), che si trasforma in un’imbucata dritto per dritto che Becao, centrale all’occorrenza, non riesce a leggere per uscire in anticipo sulla palla: Un pallone scivolato fuori dalla suola magica di Lazar Samardzic, dentro l’area di rigore dello Spezia, sugli sviluppi di un corner a favore, che si tramuta in una ripartenza che non viene arginata nonostante le tre marcature preventive disposte per l’occasione per mancanza di cazzimma o di un fallo tattico speso a dovere (Lovric). Questi i capi di imputazione portati sul banco degli imputati, preso a pugni neanche avesse un martello tra le nocche, dal Giudice Sottil. Non ha usato mezzi termini il Mister. Nessuna diplomazia. Nessuna parola di circostanza, stavolta il tecnico di Venaria reale è stato Reale e verace al 100%. Ripetiamo, si può solo che comprendere. Due errori che hanno vanificato una prestazione magari meno fluida di altre circostanze; l’Udinese ieri è stata più pancia che cervello. Più spada che fioretto; d’altronde contava solo un risultato e la necessità di essere pragmatici doveva soprassedere anche ai ricami barocchi.

Si è vista un ‘Udinese meno ricamatrice ma più portata al lancio lungo. Un’Udinese che forse ha abusato fin troppo del lancio lungo dei terzi di difesa a cercare i quinti dalla parte opposta, il tutto per spiegazzare l’assetto corto e serrato dello Spezia, sperando di cogliere un mancato scivolamento difensivo che consentisse ai quinti di poter affondare. Il tutto anche per ovviare al pressing di Bourabia a uomo su Lovric, e di Ekdal fastidioso su Pereyra, ovvero le mezzali creative dell’Udinese, pressing che impediva un’uscita palla a terra da parte dei due interpreti. Un espediente che ha colto i suoi frutti: il gol di Beto è nato proprio da un lungo rilancio su Success, e una sua ​ rifinitura per il compagno di reparto. Il secondo su l’ennesimo cambio di campo di Perez per Udogie, pescato solo soletto con campo da attaccare davanti a se, il cross in mezzo, la rifinitura di Lovric a premiare l’Inserimento di Pereyra. Azione fotocopia del gol sempre di Pereyra con l’Empoli, anche gli stessi interpreti, anche se quella volta Udogie venne pescato con il fraseggio palla a terra. Per il resto partita tignosa, con ritmi discretamente elevati; generosa e commovente in alcuni suoi interpreti. Prestazione più di pancia quindi, ma che comunque ha garantito un discreto fatturato di occasioni da gol, nonché le due marcature.

Quindi ecco i due peccati di giornata a rovinare tutto, in particolare il contropiede concesso da corner a favore; errori che lascerebbero indispettito anche lo spettatore di un campionato minore, figuriamoci quello della massima serie. Della serie “ ci facciamo gol da soli” mantra che nelle ultime settimane Sottil ha utilizzato spesso nel suo gergo durante gli innumerevoli confronti con la stampa, e che ahimè va ancora di moda come uno slogan ridondante. Questa Udinese si limita da se; più che subire gli avversari patisce demoni interni che da mesi aleggiano nello spogliatoio bianconero, e che nessuno ancora è riuscito ad esorcizzare. L’Udinese dovrà cercare altrove i punti che in casa non riesce più a conseguire, perchè per sconfinare nell’esoterico, pare che lo stadio Friuli sia stato colto da un maleficio.

La prossima gara vede di fronte la Dea di Gasp, la quale pare meno feroce di qualche settimana fa. Ultimamente in casa le prestazioni ci sono state sempre, mentre in trasferta ad onor del vero l’Udinese è apparsa meno sul pezzo. Serve invertire assolutamente la rotta. La media di un punto in casa e 0 fuori non può che portare a nulla di buono.

La salvezza non è a rischio, ma gettare nel limbo della mediocrità l’ennesima stagione è una sorte che nessun tifoso bianconero merita.

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