Per Andrea Stramaccioni, ex di Udinese e Inter, quella di domani è una sfida speciale. L’allenatore romano, ultimo a rimanere sulla panchina bianconera per una intera stagione, ricorda aneddoti e analizza il match al Messaggero Veneto. Ricorda il primo colloquio con l’Udinese: “L’incontro a Barcellona con Gino Pozzo fu decisivo, conobbi un personaggio incredibile, un genio applicato al calcio. Parlammo di calcio per ore svariando a 360 gradi su diversi aspetti, e alla fine insieme al patron e ai suoi stretti collaboratori decise che avrei raccolto un’eredità pesante diventando l’allenatore dell’Udinese nel post Guidolin. Il fatto che nei sei anni successivi si siano purtroppo alternati tantissimi cambi sulla panchina friulana e che io sia stato al momento l’ultimo allenatore dopo Guidolin ad aver iniziato e finito una stagione intera all’Udinese è un primato “amaro” di cui non vado fiero, ma che comunque testimonia le difficoltà che le ultime stagioni hanno portato con la fine di un ciclo”.
Ricorda così quel campionato: “Partimmo benissimo battendo Napoli, Lazio, Inter e a gennaio dopo un bello 0-0 contro la Juventus e la vittoria esterna contro l’Empoli di Sarri eravamo praticamente già salvi, la squadra era molto giovane e a quel punto, a salvezza quasi matematicamente acquisita, la società decise, anche giustamente vista l’offerta, di vendere Muriel. Oltre a ciò, cominciammo a non avere più quella fame e quella rabbia della prima parte di stagione e probabilmente non fui bravo abbastanza a trovare stimoli feroci come avevamo avuto nella prima parte di stagione. Al momento di parlare del futuro ci confrontammo con Gino, e pur se in ottimi rapporti, si fecero valutazioni diverse che portarono alla loro decisione di prendere un altro allenatore”
Quello fu l’ultimo anno in cui Di Natale andò in doppia cifra: “Io ho allenato Totò negli ultimi anni della sua incredibile carriera, ma nonostante ciò fu per me al centro del progetto, si presentò in ritiro in gran forma e ricordo i quattro gol in un’unica gara segnati in Coppa Italia. È un giocatore capace di segnare in tutti i modi, possono bastargli due-tre palloni giocabili a partita. Se lo perdevi negli ultimi venti metri ti castigava sempre. Talento pazzesco e goleador come pochi, Udine gli ha dato tanto e lui ha dato tanto a Udine. Mi chiedo spesso se al top della sua carriera avesse accettato le lusinghe di una big italiana cosa avrebbe potuto fare, ma la sua storia d’amore con l’Udinese è bellissima e fa bene al calcio”
L’Udinese di oggi: “Vista da lontano piace, mister Gotti che conosco dai tempi delle giovanili è una persona vera e un allenatore preparatissimo, giocano un calcio aggressivo e propositivo e forse hanno, rispetto gli anni precedenti, diverse tipologie di soluzioni negli ultimi 25 metri”.
La sfida di domani: “Dal punto di vista dell’Udinese contenere l’approccio iniziale nerazzurro sarà un fattore che potrà indirizzare bene o male la partita per i bianconeri. L’Inter partirà fortissima ed è favorita soprattutto con la rabbia per il passo falso con il Cagliari, ma occhio agli spazi che si concedono perché al Friuli non è mai facile per nessuno. Nelle ultime due gare l’Udinese ha raccolto meno di quello che meritava, ma io sono del parere che quando costruisci è sempre un bene. Conoscendo il patron … avrà chiesto al mister questa settimana un supplemento in allenamento di sessioni di finalizzazione… (ride ndr.)”.
Ci sarà il ritorno a Udine di due grandi ex: Handanovic e Sanchez.”Samir è stato il mio primo acquisto da allenatore dell’Inter. Julio Cesar era in uscita nei piani del club e Branca e Ausilio mi chiesero una preferenza per quella posizione: non esitai un istante e prendemmo Handanovic, un esempio per qualsiasi giovane atleta. Assieme a Buffon, uno dei migliori portieri assoluti degli ultimi dieci anni in Italia. Sanchez se sta bene inciderà di sicuro come già aveva cominciato a fare prima dell’infortunio”
Nove punti sulla zona salvezza: c’è il rischio di abbassare la guardia: “Conosco esattamente questa situazione perché l’ho vissuta sulla mia pelle e mi è costata parecchio anche a livello personale. Molti giovani possono rischiare di abbassare inconsciamente un po l’intensità e avere un orecchio al loro futuro, e ciò per il bene della squadra non deve accadere. È importante che i leader della squadra e lo staff tengano alta la concentrazione fino alla fine. Sono contento di sapere che Giampiero Pinzi sia nello staff perché può trasmettere questo ai più giovani”.
Nostalgia di Udine? “Dico solo che l’affetto e il calore dei friulani lo puoi veramente apprezzare solo vivendoci e standoci a contatto. Il mio primogenito è nato a Udine e il calore dei tifosi e del popolo friulano è qualcosa che sarà per sempre parte della nostra famiglia. Aggiungo che due delle famiglie che frequentavamo di più a Teheran e di cui siamo diventati amici sono di Udine e Pasian di Prato … casualità?”.