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Messaggero Veneto, Scuffet: “Ho lasciato un’Udinese che può andare oltre il decimo posto”

Da Cipro, dove ha deciso di far ripartire la propria carriera, Simone Scuffet manda una cartolina attraverso un'intervista al Messaggero Veneto.
Monica Tosolini

Da Cipro, dove ha deciso di far ripartire la propria carriera, Simone Scuffet manda una cartolina attraverso un’intervista al Messaggero Veneto. Questo un estratto: “Sono rimasto colpito dall’organizzazione del club, con strutture di livello internazionale. D’altronde l’Apoel è la squadra più titolata di Cipro, è seguito da una tifoseria appassionata che si fa sentire in ogni settore dello stadio, e camminando per strada percepisco l’onore di indossare una maglia così prestigiosa. Sto imparando ad avere grande rispetto e curiosità per quei campionati stranieri che da noi possono essere considerati con sufficienza. Era così in Turchia e lo è anche a Cipro, dove ci sono fior di giocatori e club organizzati come l’Apoel. Qui si gioca un calcio diverso, meno tattico, e le squadre si affrontano a viso aperto”.

Soddisfatto quindi della scelta fatta? “Sì, perché era arrivato il momento di mettere un punto alla storia con l’Udinese per cercare di ripartire da zero. Ho avuto richieste anche in Italia, ma l’Apoel mi ha cercato e voluto più di tutti, acquistandomi senza prestiti”.

Chi sente ancora dell’Udinese?”Il gruppo dei portieri, e poi Nestotrovski e De Maio con cui mi vedevo spesso anche fuori dal contesto lavorativo. Credo che il gruppo bianconero con cui ho fatto la preparazione estiva stia trovando omogeneità e unità d’intenti, con una rosa competitiva che può puntare almeno al decimo posto, anche se la salvezza viene prima di tutto”.

Parlando di portieri, l’Udinese ha scelto Silvestri per il dopo Musso. “Ottima scelta, perché Marco vanta già una buona esperienza e avendo avuto modo di conoscerlo non lo reputo solo un ottimo portiere, ma anche un ragazzo d’oro”.

Nelle sue ultime stagioni italiane ha avuto Gotti e l’emergente Italiano come allenatori.”Gotti ha le idee ben chiare e sa trasmetterle alla squadra, cercando di trovare l’empatia con i giocatori su presupposti di fiducia e stima reciproca senza essere martellante come Italiano, un tecnico che ai giocatori offre le chiavi per leggere la partita e dominarla. Dal punto di vista tattico, Gotti cerca la solidità difensiva e da questa parte per costruire il gioco”.

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