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Gazzetta dello sport: Pafundi Mondiale

Il gol da finale tra Diego, Messi e la profezia del Ct Mancini
Monica Tosolini

“Dal 2006 al ragazzo nato nel 2006, c’è un pregiato filo azzurro che collega la storia della Nazionale”. Quel filo si chiama Simone Pafundi, nato nell’anno della conquista azzurra dei Mondiali in Germania, tre mesi prima della finale, e oggi protagonista della squadra di Nunziata, un gruppo che sta facendo la storia. Dopo tre semifinali di fila, l’Italia ce l’ha fatta a conquistare per la prima volta la finale. Grazie, appunto, a Simone Pafundi, uno che il Ct dei grandi, Roberto Mancini, ha ‘investito’ da marzo, quando ha dichiarato al mondo che prima viene lui, poi gli altri, nelle convocazioni. La Gazzetta dello sport oggi dedica una intera pagina alla storia del gioiellino dell’Udinese e conclude spiegando la gestione di Nunziata che “ha gestito Pafundi come si fa con le materie prime preziose. Titolare nelle prime tre partite, in panchina a riposare un po’ negli ottavi e nei quarti, poi dentro per lo sprint finale contro la Corea del Sud al posto di Baldanzi, altro grande protagonista di questo torneo insieme, ovviamente, a Cesare Casadei, capocannoniere con 7 gol in 5 partite. L’Udinese gli ha fatto firmare il primo contratto da professionista a marzo dell’anno scorso, fino al 2024, e in stagione lo ha mostrato poco: 8 presenze, tutte di pochi minuti. Come per volerlo tenere nascosto nel timore che qualcuno arrivasse a portarselo via. Si dice che Jurgen Klopp, a giugno 2022, ci avesse fatto un pensierino per il Liverpool. Ha la vista lunga come il Mancio”.

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