A 32 anni, l’ex difensore dell’Udinese Thomas Heurtaux è ripartito dalla Slovacchia, accettando la proposta del Pohronie. A ‘Ultimo Diez’ racconta come è arrivato lì, svelando retroscena della sua carriera che hanno inciso sulla sua storia professionale.
“Qui sono arrivato a gennaio. Sta andando tutto bene in termini di inserimento e ripresa sul campo. Sto iniziando a trovare continuità di impiego, il che è positivo. Io e la mia famiglia siamo stati accolti molto bene. All’inizio della stagione ero senza club, quindi stavo cercando a destra a sinistra. Il Pohronie mi contattato per la prima volta a novembre. Avevo altre opportunità, quindi non li ho ascoltati immediatamente. Alla fine mi hanno convinto quando ho visitato le strutture.Hanno insistito molto mostrandomi i video del campionato e spiegandomi il progetto. Ho sentito molta sincerità e un ambiente sano. Era la cosa più importante per me: il contatto umano. Mi hanno fatto capire che entrambe le parti dovevano guadagnare nello scambio. A 32 anni voglio tornare a giocare a calcio e ci siamo ritrovati”
Come spieghi la tua uscita dai radar quando tre anni fa giocavi ancora in Serie A? “È semplicemente la vita del calciatore. Quando non hai un club, ti ritrovi subito in una situazione difficile. Ricevi molte offerte, ma non necessariamente in Paesi che ti convegono. Passiamo la nostra vita a fare delle scelte. All’inizio della carriera non ci capisci granché. Poi un giorno, ti rendi conto che a un certo punto, il tuo “sì” o il tuo “no” condiziona buona parte della tua vita”.
Fai allusione alla fine della tua avventura all’Udinese? “Dopo l’Udinese, sono andato in Turchia (Ankaraguku) poi in Serie B (Salernitana) dove non avevo mai giocato e ho conosciuto molte persone. In realtà, risale anche al mio prestito all’Hellas Verona (2017-18). Uscivo da due stagioni eccellenti e avevo ricevuto delle buone offerte che il presidente ha rifiutato. Ho adempiuto al mio contratto con il club, ma ero bloccato a causa di un’offerta superiore ai 10 milioni. Da lì, poi è andata molto velocemente nell’altro senso, un allenatore con cui non avevo molto feeling arriva in panchina. Ho avuto dei problemi fisici, e poi soprattutto, mi hanno dato dei cattivi consigli”.
In che senso? “Ho avuto un procuratore francese, poi uno italiano che mi ha portato a Verona. Non è stato corretto. Avevo delle proposte più alte, ma alla fine sono andato all’Hellas. Gioco lì i primi sei mesi. Il resto della stagione, mi tagliano fuori dal gruppo. Perché? Perché c’è un premio da pagare… la gente gioca con la tua carriera, è questo che mi manda fuori di testa. Quanti episodi come questo si contano ogni stagione? Questo mi fa dire che il giocatore non ha in mano la sua carriera. “Fai il tuo lavoro durante la partita, vieni un’ora prima per l’allenamento, parti un’ora dopo, mangia bene…” è la teoria per farcela. In pratica, possono anche metterti in cantina per una clausola”.
L’Udinese ha lanciato alcuni giocatori che sono poi esplosi: Bruno Fernandes, Luis Muriel, Mehdi Benatia, Piotr Zielinski, per citarne alcuni. Quel è il compagno di squadra che ti ha colpito di più? “E’ difficile citarne uno piuttosto che un altro. Ad ogni modo, tutti questi nomi dimostrano che l’Udinese è sempre stata molto brava a scovare giocatori e poi farli esplodere. La maggior parte si sono lanciati perché il club è un modello in Italia. È una scuola di calcio dove ti danno tutto quel che ti serve per riuscire. Vuoi fare un allenamento specifico? Ti danno un allenatore. Vuoi un fisioterapista? Tu danno quello migliore. Poi sta a te cogliere l’occasione.”
Hai giocato 130 partite in Francia, 135 in Italia. Dove pensi che la tua valutazione sia ancora la più alta? “Il mio nome è più menzionato in Italia, questo è certo, e soprattutto è passato troppo tempo da quando ho lasciato la Francia. Il calcio ha la memoria corta”.
E il calciomercato? “Ho avuto delle proposte dall’Italia e dalla Ligue 1. Ma il mio numero di partite giocate stava diventando un problema. C’erano dubbi sulle mie capacità fisiche. La verità è che quando guardi, all’Hellas non ho giocato per una clausola. In Turchia vengo estromesso perché non vogliono più pagarmi. Torniamo alle famose dinamiche. Oggi voglio pensare al presente, poi sero di tornare in Francia”.
Ti aspetti l’ultima piccola domanda sullo Stade Malherbe de Caen allora … (Ride) “Ci sono stati dei contatti. Onestamente, ad ogni mercato ci chiamiamo amichevolmente senza per forza avere un’offerta concreta. Spero di tornarci un giorno. Ma se devo tornare là, voglio essere mentalmente e fisicamente al 100%. Tornerei per mostrare quello che ho imparato e per aiutare il club, non per una vacanza o per il prepensionamento”.