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Gotti: “Ho portato avanti il 3-5-2 per De Paul: era il modulo ideale per lui”

Mister Gotti, ospite del canale ufficiale bianconero, ha annunciato una novità in casa Udinese: "Sabato Jens Stryger Larsen si è sposato a Copenaghen, gli porgo le mie felicitazioni".
Monica Tosolini

Mister Gotti, ospite del canale ufficiale bianconero, ha annunciato una novità in casa Udinese: “Sabato Jens Stryger Larsen si è sposato a Copenaghen, gli porgo le mie felicitazioni”.

E poi, via a parlare di calcio. Ad iniziare dall’addio di De Paul:

“Quasi tutti hanno ignorato in questi due anni che la scelta del modulo, che sappiamo essere una tradizione dell’Udinese, io ho continuato a tenerlo proprio per De Paul. Ci sono giocatori che sono determinanti, Rodrigo lo è. E va messo nella condizione migliore per poter esprimere le sue caratteristiche. Il 3-5-2 si adattava molto alle sue caratteristiche. In passato De Paul ha condizionato in positivo le mie scelte. Dobbiamo veder che giocatori arriveranno per sostituire le partenze eccellenti: a fine agosto, inizio settembre avremo idee precise su quella che sarà la strada”.

Aggiunge: “Vedere la nazionale argentina mi è servito per convincermi che lui deve fare il centrocampista. In allenamento ho visto che lui e Stryger cercavano il dialogo continuo e superiore. Quel dialogo tecnico mi ha fatto spostare De Paul da quella parte. Se avessi a disposizione De Paul in una squadra di Champions, il suo ruolo ideale sarebbe il play.”

Ci parla della sua visione di Walace? “Ogni allenatore ha le sue caratteristiche, le sue inclinazioni e riesce a tirare fuori dai calciatori determinate peculiarità, che magari impediscono che altri calciatori si possano esprimere al massimo. Un allenatore deve cercare di tirare fuori da ognuno il meglio e dargli qualcosa. Deve essere la missione dell’allenatore. Non sappiamo ancora quale sarà la rosa definitiva. Walace ha fatto un percorso particolare. E’ arrivato da due retrocessioni consecutive in Bundesliga: è arrivato da palleggiatore, gli piace gestire la palla. Nei primi sei mesi non ero contento di lui. Dopo il lockdown lui era frustrato da questa cosa, ha iniziato a cambiare, a coprire gli spazi, a fare le cose preventive, a cambiare come giocatore. Quest’anno è partito molto bene dal punto di vista concettuale, ma si è infortunato a inizio stagione. Poi, a fine anno, non stava bene e giocava al 50% delle sue possibilità. Ma la direzione, rispetto al suo arrivo, è già tracciata. Ora è al 60% di quanto può esprimere. Caratterialmente è leader che può anche dare ad altri. Da lui mi aspetto molto”.

Pussetto? “E’ un attaccante esterno, ma dico che è un attaccante di profondità. Può fare la prima punta di profondità, ma dipende con quali giocatori lo fai giocare. Grazie alla sua duttilità, però, Nacho si offre diverse opportunità”.

La vittoria all’Europeo cambierà qualcosa nel nostro calcio? Sarà più propositivo? “Dipende dalle caratteristiche dei giocatori a disposizione di un allenatore. Ci sono tecnici estremamente caratterizzati, ma devono fare i conti con il contesto in cui lavorano. Le scelte non sono sempre quelle ideali nella tua testa, ma devi portare a casa il risultato che ti viene chiesto. Quello che è successo ieri sera, dovrebbe stimolare il nostro calcio a non mollare. Il Mondiale era stato vinto per una serie di motivazioni, ma noi non siamo riusciti a dare seguito a quel mondiale. Quello che è successo ieri sera ci ha consentito di esprimere una eccellenza italiana. Lo sport è stato comunicazione mondiale di eccellenza italiana”.

Udogie, in arrivo. Cosa ci dice di lui? “Lo conosco bene. Ha fatto un percorso di eccellenza nel calcio giovanile. Ha giocato 100 minuti in A. Di questi, 80 da centrocampista centrale nel 3-4-3 di Juric, quindi con una forte connotazione difensiva. Io ho una mia idea su come impiegarlo. Non è però ancora dell’Udinese e non è carino parlare di lui”.

Può esultare di più quando segna l’Udinese? “E’ vero, è giusto che io riesca a manifestare i miei sentimenti in modo diverso”.

Palumbo? “L’ho sempre portato con me. Il ragazzo è di grande qualità e il giocatore lo può diventare. Lo scorso anno il suo percorso è stato sfortunato a causa degli infortuni. Ha giocato poco. Stiamo facendo le considerazioni del caso per capire se è meglio che vada a giocare o che rimanga qui. Ci stiamo ragionando con grande attenzione. Tutti noi teniamo a lui”.

La fascia di capitano, in base a cosa la assegnate? Sarà Nuytinck? “Da noi c’è questa democrazia dove decido io. Io ho già le mie idee che non ho condiviso con i ragazzi. Prima parlerò con loro e poi vedrete qual’è la mia idea”.

Se giochiamo con il 3-5-2, si potrebbe giocare con due esterni d’attacco larghi? “Nel primo anno in cui ho allenato qui, avevamo 5 giocatori offesivi: 2 prime punte, Sema, Fofana e De Paul. Lo scorso anno le cose si sono succedute in maniera molto diversa. Bisogna trovare gli equilibri. Cerco di permettermi il maggior numero di giocatori che posso. Non intendo mettere il pullman davanti alla porta, ma dovrò vedere cosa arriva dal mercato”.

Le ultime 12 partite: che spiegazione ci dà? Quel brutto finale di campionato può avere delle ripercussioni su chi rimarrà? “Ci sono i ragionamenti dei giornalisti. I ragionamenti dei tifosi. Io sono investito della convinzione che le ultime 10 partite siano state disastrose. Da allenatore che era dentro quella situazione, io dico che di quelle 10 ne abbiamo perse due sanguinose in casa con Torino e Cagliari, ma poi va a vincere a Crotone e Benevento, le due gare da vincere. Quindi dovremmo parlare delle ultime 5 gare, non più 10. La quintultima gara con la Juve fai una gara che agli occhi di tutti non è una brutta partita. Abbiamo perso. Poi giochi con il Bologna: all’88° stai vincendo, ma rigore di Musso e pareggi. Da allenatore conosco l’importanza della prestazione. Le ultime tre sono quelle che sono state davvero brutte. Ma a Napoli siamo andati senza otto titolari. Poi cerchi di affrontare la Samp con la voglia di vincere, ma perdi”.

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