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Un passo alla volta

A decidere ancora tutto c'è...l'incertezza. Il Coronavirus è tutt'altro che sconfitto, anche se la situazione è migliore di un paio di mesi fa, anche sul fronte della ricerca di un vaccino o un metodo di contrasto alla malattia.
Monica Tosolini

A decidere ancora tutto c’è…l’incertezza. Il Coronavirus è tutt’altro che sconfitto, anche se la situazione è migliore di un paio di mesi fa, soprattutto sul fronte della ricerca di un vaccino o un metodo di contrasto alla malattia. Lo sport si è fermato, il calcio anche. Per ora. Qualche squadra ha ‘facoltativamente’ ripreso con corse e scatti di giocatori in campi deserti, senza nemmeno membri dello staff tecnico a supporto. Altre squadre attendono ulteriori garanzie dal protocollo medico e gli uomini al comando dell’Italia sembrano desiderosi di ‘accettare suggerimenti’ da altri Paesi. In questo senso, potrebbe fare da traino la Germania, che oggi ha deciso di far ripartire il campionato dalla seconda metà di maggio.

Turchia (12 giugno) e Serbia (30 maggio) hanno pure ufficializzato la ripresa, ma loro non fanno testo. 

In Italia si continua a prendere tempo, con una sola data certa, quella stabilita dalla Uefa: il 25 maggio. Allora, volenti o nolenti, bisognerà comunicare l’eventuale calendario della ripresa o la classifica finale in caso di stop, con i criteri scelti per determinare accessi all’Europa e retrocessioni.

Nel frattempo proseguono le riunione di tutti i ‘protagonisti’ chiamati in causa. Oggi l’appuntamento atteso era quello del ‘Question Time’ di Spadafora alla camera. Il ministro per lo sport ha espresso concetti meno negativi e forti rispetto al post di domenica su Facebook e ha spiegato: “l’idea di definire con urgenza ora e subito le date va in contrasto con esigenza di analizzare i dati. Le uniche decisioni prese in Europa sono quelle relative a chi si è fermato. Anche l’Inghilterra ha appena posticipato la decisione. Confermo la mia linea e del governo: auspichiamo tutti che i campionati possano riprendere. Ma oggi è impossibile identificare una data certa, dobbiamo vedere come reagirà la curva di contagi”. Decisamente una comunicazione ben diversa da quella evidentemente ostile con cui cercava di sminuire l’importanza del calcio.

La situazione, pur nell’incertezza, è in continua evoluzione soprattutto a causa di troppe opinioni non richieste.

In casa Udinese, dove il ‘no’ alla ripresa è sempre stato chiaro, si è optato alla fine per il ritorno in campo di chi ‘facoltativamente’ sentiva il bisogno di tornare a calcare i prati del Bruseschi. Ieri il primo giorno di allenamenti individuali per una decina di giocatori, oggi ancora avanti, sempre senza un orizzonte chiaro. Del doman non v’è certezza… ma intanto un altro passo è stato fatto.

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