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Un pari equo maturato in un clima surreale

Il clima surreale generato dal Covid-19 impone nuovi paradigmi anche per lo sport.
Monica Tosolini

Il clima surreale generato dal Covid-19 impone nuovi paradigmi anche per lo sport. Nessun atleta ama misurarsi con l’avversario senza l’apporto del pubblico tifoso, paradossalmente anche avverso, le regole imporrebbero addirittura di non abbracciarsi nemmeno dopo un gol, quasi ad anestetizzare le emozioni, e se questo è calcio… Ma tant’è, “ the show must go on” evoca la citazione dei Queen, divenuta il mantra dei business-men tanto più se padroni del calcio. Ed ecco allora che il “Dio pallone” prova a mettere in scena uno spettacolo quantomeno televisivo, poichè almeno tali introiti siano garantiti, poco importa che sia il ministro competente (di fatto delegittimato) che l’associazione calciatori, cerchino di opporsi sino all’ultimo istante. Un campionato di fatto “border Line” sotto scacco del primo infettato, vero o presunto, con un carrozzone che potrebbe essere messo definitivamente in ginocchio senza plausibile possibilità di recupero stagionale, con conseguente sentenza del “Game Over”!

Pensiamo di fatto all’interesse condiviso di ogni club nel garantirsi i proventi tv (oltre 30 milioni a giornata da dividersi tra le 20), ma anche al corposo interesse di qualche club in difficoltà nel salvaguardare la categoria attraverso la manifestazione di un potenziale “positivo” in organico.

Sembra infatti che la Lega in tal senso, sia propensa ad invalidare l’intero torneo lasciando che ogni club mantenga la categoria attuale, con sommessa felicità per chi incapace di far fruttare i diversi milioni spesi per rafforzarsi, si possa rendere conto che diviene sufficiente “pescare” una riserva o un sanitario (i più esposti) in organico toccato dal virus, per buttare tutto “a monte”.

Ci chiediamo se abbia realmente senso parlare di calcio, di tattica, di moduli una volta calati in una atmosfera ai limiti del grottesco, laddove solo i club si attivano pervicacemente al fine di garantirsi i fatturati stimati ad inizio anno. Risultati come quelli maturati in giornata paiono naturali figli di un torneo da ieri, senza esagerazioni, marcatamente falsato.

Si prova dunque con fatica e qualche riserva mentale a tentare di ragionare di calcio giocato. Per i Viola la partita del Friuli rischia di divenire per svariate circostanze la gara anomala per eccellenza. Due anni orsono la tragedia Astori, ieri la prima (di una serie ipotetica) gara a porte chiuse causa virus. Iachini ex di turno, complice un avvio di torneo sfortunato, non è stato mai amato nella propria parentesi in Friuli, anche se spesso da avversario è riuscito a togliersi qualche buona soddisfazione. Scende al Friuli con una settimana di ritardo rispetto al calendario, orfano di Ribery, Kouamè e lo squalificato Dalbert. GOTTI che ha il solo PRODL fuori condizione, ha lavorato sui carichi in settimana per migliorare la condizione atletica nel finale, sciogliendo per la gara le riserve in favore di NUYTINCK, JAJALO e NESTOROVSKI con iniziale panchina per il ritrovato SAMIR, e i presunti titolari FOFANÀ e KL15.

Primo tempo appannaggio dei bianconeri con una sola vera occasione sulla testa di OKAKA, con colpo ravvicinato finito di poco sopra la traversa; secondo di marca viola, ieri in blu, con MUSSO in grado alla fine di salvare porta e risultato su conclusione di Chiesa dal limite. Pari equo con la squadra di casa piuttosto rinunciataria nella ripresa quasi a replicare l’ambigua gara di Bologna si 15 giorni addietro.

Poche le riflessioni da fare se non che la squadra nel girone di ritorno ha raccolto la miseria di 4 punti su 21, dimostrando che il gol non solo è parente oramai di 2º o 3º grado, ma che urgono soluzioni e creatività per risolvere il problema; si rischia poco è vero, ma si procura ancor meno. Forse ci si dimentica troppo spesso che un pareggio equivale ad una mezza sconfitta. Penultimo attacco di serie A con avversarie in zona rossa che vincono tutte.

Ora la classifica è davvero corta…., ancora per quanto?

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