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Senza goleador la classifica piange

Con il Covid che aleggia sul campionato come un condor sulla carogna da spolpare, il campionato si incammina tremebondo verso la terza giornata.
Monica Tosolini

Con il Covid che aleggia sul campionato come un condor sulla carogna da spolpare, il campionato si incammina tremebondo verso la terza giornata. I bianconeri affrontano al Friuli una Roma con al seguito il presidente Friedkin, un solo punticino in carniere e affamata di punti come non mai. Fonseca rischia la panchina in caso di risultato negativo nonostante la buona gara contro la Juve.

GOTTI cosciente del pessimo avvio di torneo, mette in guardia i suoi specie sull’atteggiamento da tenere. Errori, poco impegno, stasi mentali o interpretazioni improprie non verranno più tollerate. Chi sbaglia paga, e salato. Con queste doverose premesse, la gara serale contro i capitolini prende corpo. Il mister bn recupera “el tucu” PEREYRA, assente dai campi da luglio, ma soprattutto ARSLAN,  il turco che ben aveva impressionato nei primi 45’ di Verona. Con WALACE, JAJALO e MANDRAGORA ancora ai box, COULIBALY in panchina, è proprio il Tucu ad affiancare DE PAUL tra gli interni di centrocampo. In avanti, NESTOROVSKI viene preferito ad un OKAKA apparso si recente un po’ spento. OUWEJAN schioda ZEEGELAAR sulla sinistra, mentre sul lato opposto la titolarità di TER AVEST viene insediata dal nuovo arrivo MOLINA. Sul fronte opposto, una Roma sempre più iberica nel dna, appare allo stato attuale, avversario affatto abbordabile. La critica capitolina narra di una certa sterilità offensiva (DZEKO è comunque rimasto ed è stato ingaggiato l’ex Real Mayoral), ma allora cosa dovremmo dire noi, quando dopo 4 gare – 2 amichevoli – il tabellone delle reti realizzate è ancora fermo a zero…

In chiave mercato perso il talento dei vari PERICA, BAJIC, VIZEU, TEODORCZYK e MATOS destinato all’Empoli, si ricorrerà all’apporto di PUSSETTO, verso il quale si stava per commettere lo stesso errore fatto con BARAK, andando a rinforzare una diretta concorrente come il Crotone, perché ahinoi, di diretta concorrente si tratta! L’argentino (speriamo a questo punto ex Watford) non rappresenterà il rinforzo ideale – sarebbe stato meglio un Vlahovic o un Kalinic che finirà al Torino ad esempio – ma consentirà al tecnico bn variabili tattiche importanti, sino a testare quel 442 o 4231 che a tratti sembra di potersi attagliare alle corde degli interpreti in organico.

Il primo tempo è piacevole. Le occasioni fioccano per entrambe. Meglio la Roma nella prima parte, meglio l’Udinese sul finale con KL15 e PEREYRA che su ripartenza sfiorano il vantaggio.

La ripresa vede la Roma cercare di fare la partita con i bn pronti a ripartire come da copione. I pericoli generati dagli avanti giallorossi non sembrano sortire grosse apprensioni, se non fosse che un erroraccio di BECÃO libera al tiro Pedro che non perdona con un tiro teso a scheggiare il palo ed entrare. Passa la Roma che sino ad allora aveva dimostrato più voglia di sbloccare il match grazie a giocatori di caratura superiore.

L’Udinese prova a rialzare la testa. Entrano MOLINA che sin dalle prime battute si fa apprezzare molto più di TER AVEST, FORESTIERI che una certa vivacità la mette sempre, e COULIBALY a dare prestanza fisica. Sembra sul finale di assistere ad una squadra di matrice spagnola contro i padroni di casa sempre più sudamericanizzati, madidi oramai di argentini (la colonia più nutrita) e brasiliani. Rispetto alle partite precedenti la matrice non cambia. L’atteggiamento non è reprensibile quanto quello osservato con Lo Spezia, ma la sensibilità degli uomini di GOTTI negli ultimi metri non è da massima categoria, con la risultanza di continuare a sbattere contro un muro senza cavarne nulla di buono. Le occasioni si creano, i gol sembrano un miraggio. Partita migliore delle precedenti, Roma a tratti sotto, ma le realizzazioni stanno a zero! Ennesima sconfitta casalinga che fa suonare campanelli d’allarme da non sottovalutare assolutamente. Da salvare sul piano individuale OUWEJAN, che si fa nettamente preferire al connazionale ZEEGELAAR; MOLINA a sinistra ha dimostrato di aver più coraggio ed intraprendenza di TER AVEST sempre più anonimo, in attesa del mestiere di STRYGER. Dietro si aspettano i rientri di NUYTINCK e BONIFAZI almeno sino a che BECÃO capirà che in A certi errori si pagano a caro prezzo. In mezzo ARSLAN non è dispiaciuto, e quando avrà maggior minutaggio si giocherà il posto con WALACE. El tucu poi, oltre ogni più rosea previsione. La pena è sempre in avanti dove non si concretizza una mole di lavoro comunque significativa. Non si può sbagliare a revolver, almeno non nella massima categoria.

Con Federico Chiesa oramai promesso sposo della Juve, qualche rischio di partenza per RDP seppur all’ultimo tuffo sussiste. Perdere il Diez sarebbe esiziale, proprio ora che una colonia di argentini sta coalizzandosi intorno al proprio leader naturale, ovvero l’uomo di Sarandì. MUSSO, MOLINA, FORESTIERI, PEREYRA, confidando nell’annuncio di PUSSETTO in giornata, dovrebbero dare sufficiente spinta a Don RODRIGO, imprescindibile ad ottenere una salvezza, che senza un bomber di razza, di categoria, diventa via via sempre più ardua. Appellarsi alla sfortuna oltre che poco serio, sembra indegno di nobiltà professionale. Creare più di qualche occasione importante va bene, sbagliarle tutte proprio no.

Se non ci rende conto, con immediatezza (mancano meno di 48 ore alla fine della sessione), che nessuno la butta dentro – 0 gol nelle ultime 5 gare – allora il rischio è quello di essere assolutamente etichettati come corresponsabili di un fallimento già scritto. Non si pretende la luna, semplicemente l’apporto di un onesto pedatore che sappia graviare in area di rigore avversaria, dotato di un piede un tantino educato oltre che capace di “vedere” la porta. Forse 10/12 milioni da investire nell’immediato, o innanzi il prestito di un bomber consacratosi altrove, rappresentano ad oggi la soglia di un rischio da soppesare più o meno calcolato. Una retrocessione costerebbe infinitamente di più.

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