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Sarri incarta Cioffi

Grazie all'esperienza e a episodi che è stato bravo a portare dalla sua parte
Redazione

In una partita spigolosa, sporca e ampiamente spezzettata da falli e decisioni arbitrali avverse ad uno sviluppo fluido della stessa, la Lazio riesce a passare al Friuli con il minimo sforzo (2 tiri in porta) e amministrando con intelligenza il piano gara.
La squadra di Cioffi invece non riesce a replicare la sontuosa prova offerta contro il Bologna per ragioni che andremo ad analizzare, e raccoglie una sconfitta che comunque,visto l’andamento della gara le lascia l’amaro in bocca. Cioffi a fine gara rimarca il fatto che pure un pareggio gli avrebbe lasciato l’amaro in bocca.
Esagerato? A guardare i numeri potrebbe non avere torto: dalle statistiche della lega Serie A si può evincere che i tiri sono stati 13 a 7 per l’Udinese, ( 2 a 2 quelli nello specchio) occasioni da gol 9 a 5 per l’Udinese che ha primeggiato anche sui passaggi chiave ( 8 a 4) sui tiri respinti ( 5 a 1 ) e ha pareggiato il possesso palla ( 46% ).
Partiamo da questo dato, spesso sopravvalutato ma che comunque rappresenta un indicatore fedele se si vuole capire che genere di partita è stata. Non quella che avrebbe voluto fare l’Udinese. L’Udinese è squadra da poco possesso e ripartenze fulminee in verticale a 100 all’ora. Se l’Udinese amministra il possesso palla non è mai un bene perchè fondamentalmente non sa che farsene della palla non essendo una squadra giochista e priva di fini palleggiatori. Squadra di fini palleggiatori che è invece la Lazio di Sarri, che un po’ per volontà un po per circostanze, ha voluto portare la partita sui binari a lei più congeniali, ovvero quelli del palleggio, un piano sul quale l’Udinese non può reggere, evitando di fare la partita come le squadre di Sarri sono solite fare, per evitare di concedere la profondita agli uomini di Cioffi e portare quindi l’Udinese sul suo campo migliore ovvero le ripartenze. Il vantaggio all’alba del match ha sicuramente fortificato questo proposito nei laziali, ma già dai primi minuti si era notato una partenza aggressiva dell’Udinese con la Lazio rintanata all’indietro, tanto che la prima occasione era rappresentata proprio da una conclusione di Payero in caduta. L’Udinese è rimasta quindi per tutto il primo tempo incartata su un possesso palla che non le si addice, e che l’ha portata ad innervosirsi e a sbagliare molto in fase di costruzione senza avere la possibilità di sprigionare i cavalli dei suoi uomini box to box, questo prima ancora di patire, più che di trarne beneficio, della presenza di Masina sull’out di sinistra, in quella posizione ibrida tra terzino e quinto che poco gli si addice, dalla quale la squadra non è riuscita a spremere nemmeno un cross, e considerando che davanti si giocava con Lucca non è mai una buona notizia.
Nella ripresa l’Udinese è riuscita a ritrovare la profondità e ad attaccarla, innescando un Ebosele scialbo nel primo tempo, quanto arrembante nella ripresa, al punto che pareva che nell’intervallo Cioffi gli avesse rimappato la centralina del motore. Dagli strappi dell’irlandese- nigeriano sono nati ammonizioni per i laziali, e due punizioni, una delle quali decisiva per il pari di Walace.
A quel punto, con i due pugili di nuovo al centro del ring, ci si poteva attendere di tutto, e la gara era aperta a qualsiasi soluzione. In quella fase è importante la capacità di lettura da parte dei due allenatori, che devono sempre essere bravi a cogliere le partite dentro le partite e dopo il pari di Walace se n’era aperta un’altra. La Lazio, che fin li aveva speculato molto sul risultato, con tanti falli e falletti, uomini a terra già dalla prima frazione, il tutto per allungare il brodino del vantaggio minimo, e non far decollare il ritmo della partita (atteggiamento questo suffragato dalla conduzione arbitrale ) , ha cominciato a rialzare il baricentro, ad inoculare qualità in campo ( Felipe Anderson e Pedro su tutti) a non vedere più i suoi uomini a rotolarsi per le terre, e soprattutto a regalare campo e profondità agli uomini di Cioffi. E qui purtroppo, il tecnico fiorentino non è stato pronto a cogliere gli spifferi della partita, che alitava anche propositi di vittoria. Non l’ha annusata il Cioffi, il quale ha operato un cambio più conservativo atto ad una gestione della gara piuttosto che per andare a prenderla. L’avvicendamento di Lucca con Success ha tolto qualità alle azioni pericolose dell’Udinese, che pure ci sono state in numero maggiore a quelle laziali come abbiamo visto dai numeri; daltronde con un Success che in fase realizzativa non fa paura alcuna, come puoi sperare di vincerla? Non puoi certo sperare che a metterla nel sacco siano sempre i centrocampisti, o il Pereyra di turno che una punta non è, che al massimo nella sua carriera ha raccolto 5 gol a stagione, e che quest’anno è già a quota 3. Insomma, se vuoi vincerla affianchi a Success subito un’altra punta, abbassando Pereyra sulla mediana. In quel frangente sarebbe servito maggiore qualità, rapidità e agilità nell’andare a raccogliere le sponde di Success, e si, un inserimento con i tempi giusti di Thauvin, sull’1 a 1 e non a buoi scappati, sarebbe stato un segnale importante oltre che una mossa che avrebbe aumentato il tasso di pericolosità delle occasioni che comunque si sono create.
La partita, infatti, si era posizionata sui binari di un sottile equilibrio, laddove bastava poco per mettere il musino avanti e portarla a casa. Ha così vinto la squadra che ha spremuto più qualità e giocatori offensivi dalla panchina quando il risultato era di parità, e con giocatori più offensivi in campo ( Pedro – Anderson -Castellanos) basta anche una sola occasione per fare centro, mentre se giochi con Success e i centrocampisti, spesso non ti bastano le 9 occasioni da gol che le statistiche recitano. Gli ingressi di Thauvin e l’esordio del redivivo Davis, a 8 minuti dal termine, e a buoi scappati, fungono così da mossa tardiva, di chi non ha avuto il coraggio di osare, di chi non l’ha “annusata” e di chi è stato incartato nel primo tempo. Insomma Sarri batte Cioffi, con esperienza, e grazie agli episodi, certo, ma episodi che è stato bravo a portare dalla sua parte. Questa partita ha insegnato una cosa: attenzione, con il mercato di Gennaio, a decurtare troppa qualità a questa rosa lasciando solo elementi di sostanza. Questa squadra non potrà sempre beneficiare di partite dove potrà difendersi e ripartire senza ragionare con la palla. Gli avversari ti studiano, e sanno che se rinunciano a fare la partita la squadra di Cioffi va in difficoltà. Serve mantenere in rosa anche elementi di palleggio (ieri Samardzic per dire sarebbe servito come il pane) e magari ogni tanto giocare con 2 punte, perchè non vogliamo pensare che Pereyra dovrà fare la seconda punta vita natural durante, sappiamo che da lui non ci sono molti gol da spremere. A questa squadra serve come il pane una vera seconda punta, e non si capisce come mai Thauvin venga così poco considerato dal tecnico fiorentino (il francese è primo per cross riusciti e tiri in porta dell’intera rosa e terzo come dribbling riusciti alle spalle di Ebosele e Samardzic). Inoltre se Samardzic dovesse partire, servirebbe assolutamente reperire sul mercato un altro giocatore dalle medesime caratteristiche proprio per poter disporre anche di un piano b. Insomma, non si può solo vivere di pane e ripartenze.

Paolo Blasotti

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