Con il conforto di una classifica sempre più tranquillizzante (Cagliari a -11 e Parma a -14 con la 28ª già consumata), i ragazzi di GOTTI scendono al Friuli contro la Lazio, prima della sosta, anche per comprendere quanto distino in qualità le cosiddette “grandi” del torneo.
Quest’anno è mancato l’acuto contro una delle 7 sorelle, salvo appunto con la Lazio di Simone Inzaghi ridimensionata all’Olimpico 4 mesi orsono. Buoni i pari con Atalanta e Inter al Friuli, vittoria accarezzata e purtroppo sfuggita a San Siro contro il Milan, poi però solo delusioni contro compagini, giusto ammetterlo, più attrezzate della nostra. L’ ottavo posto, massimo traguardo stagionale, è ancora lontano, ma non ancora irraggiungibile. Arrivare al traguardo tra le prime dieci in questo strampalato torneo, costituirebbe già di per sè un buon successo, chiudere a ridosso delle migliori, uno step molto significativo in ottica ambizioni con vista 2022.
Dopo virtuose annate intorno al 2010 dove i bn svilivano puntualmente ogni sogno europeo degli aquilotti con volate al foto finish, le delusioni almeno tra le mura amiche non sono certo mancate in casa friulana. Il bottino pieno manca dal 2013 quando la squadra allora guidata da Guidolin, complice un gol capolavoro di Totò di Natale mise a stare la squadra di Petkovic. Ricordiamo una discreta squadra imperniata sulla difesa granitica dei Benatia e dei Domizzi, sulla solidità a centrocampo di Allan proprio mentre stava sbocciando il talento incompreso di Zielinski, purtroppo consacratosi altrove. La classifica finale regalò ai ragazzi del “Guido” un ottimo 5º posto finale; curiosità è che tra le fila friulane già imperversava l’allora 22.enne Roberto Maximiliano PEREYRA, detto El Tucu data l’anagrafe – San Miguel de Tucuman – unico reduce di quella sfida vincente, molto stimato da mister Guidolin, oltrechè detentore del maggior numero di presenze in campionato (37).
Abbandonando l’amarcord e tuffandoci nell’attualità, la Lazio pur reduce dalla sconfitta in parte indolore di Champions col Bayern, e da un ritorno non troppo agevole causa avverse condizioni climatiche, è fortemente intenzionata a far sua l’intera posta, al fine di agganciare il 4º posto utile al rientro in CL. I capitolini recuperano per l’occasione il 31.enne bomber Ciro Immobile (149 in A), Luis Alberto e Lazzari, ma perdono Fares.
GOTTI di contro, pare aver trovato il suo undici tipo, quel 3511 che, al netto degli infortuni o gap di condizione, cerca ormai di cambiare il meno possibile. Davanti a MUSSO rientra il recuperato BONIFAZI con BECÃO e NUYTINCK a formare il trio difensivo. Sulle fasce MOLINA e STRYGER LARSEN sembrano ormai inamovibili. In mezzo si va verso un Tucu di nuovo trequartista, con WALACE, MAKENGO e RDP a supporto. LLORENTE rimane l’unico riferimento avanzato vista la perdurante assenza di DEULOFEU; OKAKA e FORESTIERI, gran protagonista all’andata, sembrano finalmente recuperati e utilizzabili a gara in corso al fine di garantire cambi di “peso”.
Si parte con la Lazio a fare la partita. La prima mezz’ora partorisce “solo” 11 angoli di cui 9 in favore dei romani, senza sortire particolari pericolosità. Superati i 30’ un bel colpo di testa di LLORENTE imbeccato da Rodri, viene bloccato da Reina. Ma nelle immediate fasi successive, l’ennesimo cross proveniente dalla destra d’attacco laziale trova la difesa bn un po’ sbilanciata; la palla arriva a Marusic che accentrandosi indovina una parabola diabolica capace di infilarsi nel sette alla sinistra di MUSSO. Vantaggio meritato più che per le occasioni generate, per la volontà messa dagli uomini di Inzaghi verso una continua ricerca del gol. L’Udinese nel male non perde la testa e si organizza a dovere. All’ultimo istante del primo tempo crea persino la palla-gol ideale che casca sui piedi di STRYGER, il quale solo davanti all’estremo bianco celeste si fa ipnotizzare da una deviazione efficacissima. Peccato per l’occasione davvero ghiotta sfruttata non al meglio dal danese.
Nel secondo tempo l’Udinese alza i ritmi apparendo molto più arrembante. La Lazio fa come i bn nel primo tempo, per lo più attende. Già in avvio le occasioni maturano ma il cecchino, come 8 anni fa non c’è! LLORENTE ha necessità di traversoni e allora si cerca di ovviare cambiando il canovaccio tattico; fuori MAKENGO e dentro NESTOROVSKI a dar vivacità all’attacco. La Lazio a folate si fa sentire ma quando arriva nei pressi della porta ci pensa MUSSO a fare da baluardo. I diversi corner maturati questa volta dai padroni di casa, non generano alcunché, ma l’intensità e le sovrapposizioni impressa da MOLINA a destra e STRYGER a sinistra non concedono tregua ai laziali che si arroccano davanti a Reina. All’ora di gioco dentro anche OKAKA e FORESTIERI per elevare la freschezza atletica. Il dominio c’è, le occasioni pure, arriva persino il 13º legno stagionale su diagonale di RDP, oltre al forcing finale quando prima OKAKA da 3 metri devia sopra la traversa un cross perfetto in rabona fatto sempre dal Diez, e poi all’ultimo istante quando meritava miglior sorte una deviazione in girata di NESTOROVSKI finita fuori non di molto. Partita chiusa e tutti negli spogliatoi con i romani che allungano la serie positiva al Friuli.
Il punto meritato, forse non avrebbe spostato nulla sia chiaro, certamente avrebbe favorito un’autostima del gruppo, ora presumibilmente in leggero calo. Continuiamo tuttavia a chiederci il senso dell’ingaggio di BRAAF. Si può essere anche quinta punta nelle gerarchie del tecnico, ma la sensazione di non sfruttare un potenziale riconosciuto, é nei fatti! Vero che tatticamente nel finale di gara, in campo sussistevano 2 punte e 2 mezze punte, 3 se vogliamo con FORESTIERI…, ma inutile allora illudere la gente a fine mercato di riparazione, nel proclamare quale talento di spessore assoluto, l’emergente colored del Suriname.
Ieri s’è perso un treno ad alta velocità che con ogni probabilità non avrebbe condotto in Europa, ma che avrebbe stabilizzato una classifica sul lato sinistro così come, in colpevole ritardo, sta chiedendo la proprietà. Se si ritiene che la squadra valga 50/55 punti, non si dovrebbe battere reiteratamente nel corso di stagione il tasto dei 40 quale obiettivo, se non chiedendo il raggiungimento del bottino entro un periodo ben definito – la SS. Pasqua per esempio – quale riscontro parziale di un cammino tecnicamente sostenibile.
Peraltro gli scontri con le 7 big del torneo, non lasciano molto spazio alla fantasia. Questa è squadra buona, vanta addirittura delle eccellenze tutte argentine, ma difetta di una certa personalità e di una voglia radicata di imporsi per merito più che per ordine tattico. Non si può subire totalmente il primo tempo, come ieri, seppur coscienti di disporre di una buona lettura in chiave difensiva, rinunciando quasi pregiudizialmente a creare, in presenza di rischi di classifica davvero limitati, i quali consentirebbero una qual certa spregiudicatezza. La Lazio, pur disponendo di giocatori di ottimo lignaggio, non appariva nelle migliori condizioni, e allora nasce naturale il rimpianto sull’atteggiamento tenuto in avvio di gara, poiché si fosse appena avvicinato a quello del secondo, allora la sfida con buone probabilità, avrebbe potuto assumere un andamento assai diverso.
Nessuna critica al condottiero cui riponiamo massima stima, ma l’impressione che a volte aleggi una sorta di senso di inferiorità nei confronti degli avversari permane. In Italia sappiamo bene che si viene giudicati per il risultato, meno per l’atteggiamento proattivo, giocando troppo spesso in funzione degli avversari; ora però stiamo entrando nell’ultimo quarto di torneo che marca una fase di stagione idonea a gettare le basi in funzione della prossima stagione, speriamo davvero immune dal Covid, e i restanti dubbi devono divenire certezze.
Servirà un tecnico abile tatticamente, e GOTTI in tal senso è tra i migliori, ma anche fortunato, e GOTTI infortuni permettendo in parte lo è; in fondo però servirà anche dimostrarsi coraggiosi ancor prima che le gare siano compromesse da un risultato negativo, e questo il mister, se un appunto proprio dobbiamo muovergli, non sempre ha dimostrato di esserlo.