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Dove eravamo rimasti?

Partiamo subito da una premessa che è d’obbligo. Giocare alle 21.45 è fuori dal mondo.
Monica Tosolini

Partiamo subito da una premessa che è d’obbligo. Giocare alle 21.45 è fuori dal mondo. Forse chi ha deciso questo si è scordato che il cliente ha sempre ragione e, ancor più, che il cliente pagante va a lavorare al mattino e si deve svegliare presto.

Poi passiamo all’Udinese. Commentare la partita di domenica è facile, non serve nemmeno esprimere giudizi: 16 corner e zero gol, 7 tiri in porta e zero gol, 5 nello specchio e zero gol, 4 occasioni da gol e zero gol, 59% di possesso palla e zero gol, 61% del proprio possesso palla nella metà campo avversaria e zero gol. C’è forse bisogno di aggiungere altro?

Ma un editoriale non può essere così breve e allora… Abbiamo subito gol su una dormita nella fase difensiva: uno fra Mandragora e Samir doveva coprire la salita dell’altro. A mio avviso, ma posso sbagliare perché tutto dipende da cosa chiede Gotti, se il regista alza il baricentro, il centrale di difesa rimane al suo posto. Samir sono anni che è abituato a perdere la posizione e mi sa tanto che lo abbia fatto anche martedì sera. Così, 3 del Torino contro 2 dei nostri e gol subito da Musso sul suo palo dopo che Bellotti gli tira praticamente addosso.

Se l’argentino si è rifatto (parzialmente) nel corso della partita, specialmente verso il finale con una uscita ottima per tempismo, non possiamo dire lo stesso di Samir. E non possiamo nemmeno parlare bene di Nestorovski o di De Maio che hanno ciccato gol già fatti, non possiamo parlare bene di Jajalo o di Lasagna, entrati (si presume) freschi e che hanno sbagliato più appoggi o passaggi di chi era già in campo a correre da un’ora.

Gotti ha detto, più o meno, che perdere così fa male. A mio avviso fa più male vedere una squadra che non riesce a capitalizzare così tanti calci d’angolo quando siamo pieni e strapieni di giocatori dalla buona elevazione. Di quattro (e dico quattro) attaccanti visti in campo, non uno ha tirato una volta verso la porta del Torino. Se Okaka lavora molto per la squadra, altri non lo fanno. Ma se Okaka lavora per la squadra, bisogna che la squadra vada al tiro con uomini che sappiano fare gol. De Paul continua a cantare e portare la croce, troppo lontano dall’area di rigore.

Questa Udinese era troppo alta nell’affrontare un Torino che non aspettava altro. Una tattica un po’ più attendista (a cosa siamo ridotti…) forse sarebbe stata meglio. E così siamo la squadra di serie A che ha fatto meno punti in trasferta, quella che segna meno dopo la Spal già retrocessa e al buon gioco del primo tempo (mezzoretta circa, non di più) ha fatto seguito un secondo tempo che pareva, non me ne vogliano i nostri, una partita fra amatori.

Errori su errori, anche i più elementari, spesso commessi da chi doveva avere i muscoli freschi e tanto ossigeno in testa.

Un pareggio sarebbe stato oro, a Torino. Ci avrebbe distanziato dalla serie B di un ulteriore punto, il che significa che sarebbe servita una partita in più per raggiungerci, con una partita in meno da giocare. Ma nulla. Va così…

Rimango però con un dubbio: i nostri giocatori sembrano fatti apposta per verticalizzare. Perché produrre un buon gioco se poi “intasiamo” l’area di rigore avversaria? Allora, forse, a gennaio sarebbe stato meglio prendere una punta brevilinea con i piedi gentili.

Forza e coraggio, ce n’è bisogno…

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