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Concretezza al potere

In 4 mesi l'Udinese è riuscita a battere 2 volte su 2 la Fiorentina, che negli ultimi anni era diventata la bestia nera dei bianconeri sia in casa che fuori casa.
Monica Tosolini

In 4 mesi l’Udinese è riuscita a battere 2 volte su 2 la Fiorentina, che negli ultimi anni era diventata la bestia nera dei bianconeri sia in casa che fuori casa. I tabù sono fatti per essere sfatati si sa, e sembra proprio che nella sfida tra le due compagini il vento sia cambiato.

La vittoria sugli uomini di Italiano non è stata banale. Si perchè va ricordato che è una squadra che vanta un certo credito a livello nazionale, dopo il settimo posto dello scorso campionato e la conseguente qualificazione alla neo nata conference league, manifestazione continentale di minore importanza ma che può rappresentare un traguardo raggiungibile per qualche provinciale ambiziosa, che vuole ergersi nella parte sinistra della classifica, alle spalle delle grandi e riassaporare i palcoscenici europei, sebbene di seconda/terza fascia.

L’Udinese è una di quelle provinciali. Può guardare alla Fiorentina quale esempio da seguire per sperare di emulare la sua “impresa” dello scorso anno, perchè no? Cos’ha in meno la squadra di Sottil Senior rispetto a quella di Sottil Junior? A giudicare dalle ultime due sfide, vinte come rimarcavo prima, assolutamente nulla.

Intendiamoci: La squadra viola è un progetto più ben avviato rispetto ai bianconeri, in quanto portano avanti una guida tecnica dall’anno scorso, quell’Italiano che si sta prendendo la scena quale miglior tecnico emergente, e quindi almeno da questo punto di vista è sicuramente più avanti dei bianconeri, tralasciando il dettaglio tecnico della rosa. L’Udinese, si sa, cambia guida tecnica molto spesso e questo va ad inficiare giocoforza sulla continuità di progetto tattico, sebbene il mantra del 352 non venga mai sconfessato, ma si sa ogni allenatore ne da una sua interpretazione.

Quella di Sottil, uomo del 4312, ad esempio, è diversa dall’interpretazione che ne dava Cioffi. Lo stato dell’arte del lavoro di Sottil è ancora in fase embrionale, e non potrebbe essere altrimenti, mentre Cioffi conosceva già la squadra in qualità di secondo. E’ positivo però il fatto che l’Udinese di Sottil stia piano piano prendendo forma e registrando continui e confortanti progressi. Partita dopo partita si sono registrati miglioramenti nelle conoscenze dei meccanismi di gioco, nei movimenti con e senza palla e nell’alchimia di gruppo, in un contesto che deve tenere conto anche dell’inserimento dei nuovi che per ora procede piuttosto bene (mercoledì tra i migliori in campo Lovric,Bjiol e lo sfortunato Masina).

La sfida contro la Fiorentina, poteva essere vista quindi come un test per provare a vedere se l’Udinese può inserirsi in quella fetta di classifica che schiude orizzonti di gloria europea (conference).

Com’è andata? L’Udinese ha impostato una gara femmina, nel senso che ha aspettato il giro palla viola, che è più maturo in quanto beneficia di un anno di lavoro in più, (64% di possesso toscano contro il 36% bianconero) , aspettando nella propria metà campo coprendolo molto bene in orizzontale, per poi alzare molti uomini sopra la linea della palla in fase di possesso, e , una volta persa palla in fase d’attacco, la squadra di Sottil ha saputo operare un pressing molto alto e feroce portato da Dio, utile non solo ad inibire le ripartenze viola, ma anche a sporcarne il palleggio dal basso, con Barak o Mandragora che a turno si abbassavano tra la coppia di difensori centrali e facevano una grande fatica a trovare lo scarico facile. L’Udinese ha costruito proprio su questo pressing feroce la sua vittoria, il gol di Beto ha conosciuto questa gestazione, con Deloufeu bravo a rubar palla a a Venuti per servire il compagno a botta sicura.

L’Udinese quindi ha giocato sulle seconde palle, lasciando l’inziativa alla viola, inducendola all’errore per poi ripartire con tanti uomini. Primo tempo condotto con questo piano di battaglia, in maniera lucida e pragmatica. Nella ripresa, stante che il fiato per portare un pressing cosi alto per 90 minuti ancora non c’è, abbiamo assistito ad un’Udinese più Gottiana, tutta chiusa nella sua metà campo a difendere il risultato , concedendo metri all’avversario, pur senza soffrire alcunchè e concedendo davvero le briciole (nessuna parata di Silvestri) provando a colpire con ripartenze da lontano, che però solo dopo i cambi tempestivi di Sottil ( Success per Beto, Arslan per Lovric ma soprattutto Samardzic per Makengo) conoscevano un’applicazione efficace, con l’occasione per il raddoppio capitata sui piedi di Deloufeu e il gol annullato nel finale a Success, tutto nato da 2 ripartenze d’applausi di ​ Samardzic. Insomma, c’è ancora da fare.

L’Udinese, come ha affermato Sottil in conferenza stampa, ha un motore importante, e molta qualità anche da chi parte dalla panchina, e daltronde basta vedere chi è entrato e come è entrato ieri, un’imboccata di qualità e freschezza importante. Deve però, la creatura biancoera, imparare ad essere più padrona del campo e del palleggio, insomma squadra più maschia e non solo femmina, ovvero non solo brava a giocare sull’errore avversario, sebbene indotto all’errore con il pressing e quindi con i dovuti meriti. Deve imparare ad essere magari più padrona del possesso palla, e autorevole nel fare la partita. Più padrona di un possesso palla verticale e funzionale al gioco chiaramente, non sterile e orizzontale come quello della Fiorentina di ieri. Sarà questo il prossimo step da superare, ma confidiamo che con un vero quinto da spendere sull’out di destra (Ezhibue) e una maggior serenità dettata da queste ultime due vittorie, ciò possa essere raggiunto presto.

Veniamo alle note di merito per i singoli:

– Bjiol bravo ed autoritario nel guidare la difesa, aggressivo sull’uomo, mai un rinculo dettato dalla paura e sempre aggressivo in avanti. Sicuro all’impostazione ed insuperabile nel gioco aereo. Si sta rivelando un validissimo giocatore che forse, e dico forse, può non far rimpiangere Pablo Mari.

– Lovric, semplice, essenziale, geometrico, intelligente e rapido nelle letture e negli inserimenti, sarà difficile lasciarlo fuori. Ora a Centrocampo Sottil dispone di 6 titolari per 3 posti se contiamo Walace, Makengo, Pereyra, Arslan ,Samardzic e appunto Lovric. Insomma.. tanta roba.

– Silvestri, i veri fuoriclasse in porta si vedono quando non devono mai intervenire ma quando lo fanno l’intervento è tutt’altro che banale, e soprattutto salva il risultato e vale quanto un gol. Non capiamo cosa gli possa mancare per una convocazione in Nazionale

– Beto.. l’autonomia sarà ancora limitata all’ora di gioco, ok, ma se quell’ora di gioco è portata con tanta sostanza, tanta fisicità, tante rincorse, e soprattutto condita dalle reti, beh cosa poter chiedergli di più. Negli occhi rimane il mezzo sombrero a Martinez Quarta con fuga verso la porta, e tempestiva uscita di Terracciano a chiudergli lo specchio. Insomma, le stimmate del campione ci sono, una sorta di incrocio tra Osimenh e Lukaku. Attaccante difficile da marcare e che quando attacca la profondità diventa devastante, e nonostante una prestazione come quella di ieri, davanti ai microfoni si sofferma solo a sottolineare gli aspetti dove ancora deve migliorare! Che dire Chepeau! Godiamocelo finchè rimane qua.

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