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Tuttosport: palla a Mandragora

Nella conferenza stampa di ieri, Ivan Juric ha pubblicamente affidato le chiavi del centrocampo granata all'ex Udinese Rolando Mandragora: «
Monica Tosolini

Nella conferenza stampa di ieri, Ivan Juric ha pubblicamente affidato le chiavi del centrocampo granata all’ex Udinese Rolando Mandragora: «Nelle ultime settimane vedevo i miei centrocampisti bene, ma a volte un po’ frettolosi nel gettarsi in avanti – ha spiegato l’ex allenatore del Verona –. Rolando Mandragora , invece, negli ultimi tempi è cresciuto molto: detta i tempi in mezzo al campo, soprattutto accelera o rallenta a seconda del momenti della partita».

Tuttosport approfondisce il tema: “È il centrocampista napoletano, insomma, la vera guida della squadra, il saldo timone del vascello e della manovra. Con una maturità che stride – in accezione positiva, evidentemente – con i soli 24 anni evidenziati dalla carta d’identità. Forse perché il numero 38 granata è sempre stato abituato ad andar di fretta: la famiglia a Scampia salutata a 14 anni appena, i record di precocità con la maglia azzurra della Nazionale, l’esordio in Serie A con il Genoa a 17. Rispetto a quei primi passi da enfant prodige, oggi, Mandragora è un uomo adulto. Forgiato dalle soddisfazioni e, anche, dagli infortuni. Nell’ultimo anno all’ombra della Mole è cresciuto e, forse per la prima volta, ha preso davvero per mano una squadra, come capitato lo scorso anno, quando buona parte della striminzita salvezza granata è passata per i suoi piedi da gennaio in poi. Con Davide Nicola in panchina aveva giocato da titolare 17 gare su 18, e solo perché in un’unica occasione (la partita in casa contro il Parma) aveva dovuto scontare una squalifica. Con Juric, che in contumacia delle reiterate assenze di Andrea Belotti gli ha consegnato anche la fascia di capitano, la musica non è cambiata, anche se il brutto crack al ginocchio nella trasferta di Napoli ne ha annacquato l’apporto per un paio di mesi. Ma, quando integro e disponibile, l’ex Udinese ha sempre occupato il suo posto prediletto: quello in mezzo al campo, nella cerniera a due del tecnico, naturalmente. Persino a scapito di un giovane di talento, additato quale salvatore della patria negli scorsi mesi, come l’ottimo Tommaso Pobega , scivolato gradualmente in panchina, un po’ per un eccellente rendimento divenuto normale e un po’ per ragioni contrattuali che gli impediranno di essere protagonista nel Torino di domani. Ma un po’, anche e soprattutto, per il ritorno a pieno regime dello stesso Mandragora, dopo la lesione del menisco patita a metà ottobre. Juric, in questo senso, prima dell’ultima pausa era stato chiaro: «O gioca uno o gioca l’altro: per schierarli insieme dovrei dirottarne uno sul centro-destra e quello che sposto, poi, trova difficoltà nel muovere bene la palla». Morale della favola: nel 2022 tre partite da titolare per Mandragora e tre ingressi dalla panchina per Pobega, scenario destinato a ripetersi anche oggi alla Dacia Arena. E che partite per il ragazzo partenopeo classe 1997, una spanna al di sopra di tutti nella bella e sfortunata sfida al Sassuolo di fine gennaio. Sfortunata anche a causa di quel palo che, per una questione di centimetri, aveva sputato fuori dalla porta emiliana un suo bolide dal limite dell’area. E proprio alla vigilia di quella partita Juric aveva parlato di lui davanti ai microfoni, sviolinando un complimento che per equivoco si era quasi trasformato in critica. «Rolando è un centrocampista completo, ma non ha la tecnica per alzare la qualità come invece, per esempio, ha Miguel ( Veloso , suo ex pupillo nel Verona, ndr) », la frase dell’allenatore di Spalato. Che si tiene stretto Mandragora, elemento che il Torino dovrà riscattare a titolo definitivo dalla Juventus la prossima estate, e che – con quella dichiarazione sibillina – invocava in tempi di mercato l’arrivo di un regista puro. Un playmaker in grado di avviare la manovra davanti alla difesa proprio come Samuele Ricci , neo acquisto granata accolto con soddisfazione dal tecnico. Che guarda avanti e, perché no, medita per il futuro una mediana a due proprio con Mandragora e Ricci. Un reparto che sarebbe giovane, di talento e, soprattutto, molto ben assortito”.

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