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Gazzetta dello sport, Becao: “Gotti un maestro, Walace un amico, Samir un fratello”

Rodrigo Becao, una rivelazione per l'inviato della Gazzetta dello sport.
Monica Tosolini

Rodrigo Becao, una rivelazione per l’inviato della Gazzetta dello sport. Il difensore brasiliano, alla terza stagione a Udine, si rivela di “grande personalità, perfettamente a suo agio con l’italiano («In due mesi si impara, è facile»), bravo a spiegarti le dinamiche di squadra e del calcio”.

Da quando è in Italia, ha segnato solo due reti, entrambe al Milan. E i tifosi già gli indicano l’appuntamento dell’11 dicembre con i rossoneri.

Al momento, è uno degli otto giocatori di serie A che non hanno saltato un minuto in campo: «La fiducia che l’allenatore Gotti ha in me è importantissima. Orma ci conosciamo da tre anni. Lui sa quello che posso e che non posso fare. Il segreto della nostra difesa è il lavoro e la compattezza. Poi c’è il mio amico Walace davanti a noi. E’ un muro che ti fa sentire sicuro. Dobbiamo evitare le verticalizzazioni avversarie».

Parlando agli allenatori friulani, Gotti ha spiegato che sono importanti le giocate indirette per la ricerca dell’uomo libero. Lei, operando a destra nella difesa a tre, evidentemente è bravo a farle. «Il tecnico vuole che andiamo avanti e indietro di continuo senza fare molti retropassaggi. Vuole che con i passaggi saltiamo sempre una linea. E non devono essere orizzontali. E poi mi chiede di scendere, di sganciarmi».

Udine: «Con mia moglie stiamo benissimo a Udine, una città in cui non c’è tanto da fare, ma si vive tranquilli. Poi noi ci facciamo le nostre gite a Venezia, a Lignano, a Milano».

Alla nazionale brasiliana ci pensa? «E’ un sogno. Ma non è certo nè un obiettivo nè un’ossessione».

In estate ha rischiato di andarsene da Udine, aveva buone offerte, anche in A. «Sono sempre stato concentrato sull’Udinese. Ho un contratto fino al 2024 e qui c’è tutto. Mi ha convinto l’agente Luciano Ramalho, che qui ha portato grandi giocatori come Danilo. Mi ha spiegato la situazione e non ho avuto esitazioni. Poi Marcio Amoroso e il “mio fratello” Samir mi hanno parlato bene. In Brasile si dice che “Il futuro lo sa solo Dio”, ma la mia testa è sull’Udinese».

Ora nel vostro gruppo di amici brasiliani avete integrato anche la punta portoghese Beto. Forte eh… «Parla poco. Ora per farlo uscire gli dico che per ogni gol che fa gli offro una cena. E’ già a quattro, aspetto di portarlo al ristorante. Scherzi a parte, è forte, ha fame, disturba i difensori, cerca gli spazi, lavora sul serio».

Cosa manca all’Udinese per salire qualche gradino? «Un po’ di precisione in fase realizzativa, dobbiamo buttarla dentro di più. E ci manca anche un po’ di fortuna, tipo qualche rigore a sfavore in meno (Fiorentina e Verona, ndr) . Con il Verona Barak mi ha dato un pestone e il segno mi è rimasto per due settimane. Ci hanno dato rigore contro e io non ci ho dormito per due notti».

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