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Ko a Torino: sotto accusa ci finisce anche la tattica

Se dopo il ko di Torino, tra i tifosi regnano sconforto, rabbia e sconcerto, nello spogliatoio bianconero il clima non è certo migliore.
Monica Tosolini

Se dopo il ko di Torino, tra i tifosi regnano sconforto, rabbia e sconcerto, nello spogliatoio bianconero il clima non è certo migliore.

Come ha ammesso lo stesso Gotti, non si può continuare a rinviare l’appuntamento con tempi migliori, “alla prossima partita”. Il tecnico, che pure non ha nascosto l’amarezza per l’esito della gara, è stato chiaro: basta commentare le sconfitte annunciando di voler guardare alla gara successiva per la ricerca di un pronto riscatto. Non è certo questo l’atteggiamento migliore e se ne sono resi conto anche i due calciatori chiamati a commentare una sconfitta che brucia parecchio.

Fernando Forestieri, autore della rete friulana, e Tolgay Arslan, subentrato come lui nella ripresa, non hanno cercato alibi e sono andati dritti al punto: il problema, per loro, adesso è quello di riuscire ad adeguarsi al modulo.

Forestieri, avvilito, ha fatto notare che il Torino il 3-4-3 lo mastica da tempo, l’Udinese no. E Arslan è rimasto sulla stessa linea, sostenendo addirittura che quello dell’atteggiamento tattico sia stato la chiave della partita, in negativo, però, per l’Udinese.

E’ vero che Gotti, dopo anni di 3-5-2 che sembrava essere nel DNA dell’Udinese, sta tentando di cambiare la veste tattica per permettere alla squadra di sfruttare il più possibile il potenziale in rosa. Ma forse l’idea di mutarlo in base all’avversario, presentando la squadra in maniera speculare ad esso di volta in volta, non agevola i calciatori. E’ giusto cercare di far comprendere al gruppo più soluzioni, ma probabilmente i giocatori hanno bisogno di più tempo per adattarsi ai cambiamenti. L’Udinese è passata nell’ultimo periodo dal 3-5-2 al 4-2-3-1 al 3-4-2-1 o 3-4-3, sistemi di gioco che, per la verità, adottava anche a gara in corso. E l’esperimento di Pereyra davanti alla difesa, che tanto piace al mister, al momento sembra convincere solo lui.

Fatto sta che dopo Deulofeu, che a fine settembre puntava il dito sulle intere frazioni di partita che la squadra concedeva all’avversario, altri giocatori danno segnali di malumore. Una situazione che con Gotti non si era mai registrata e che ora il mister  dovrà sapientemente gestire, come ha già dimostrato di saper fare.

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