Home » Deriva bianconera

Deriva bianconera

Alla fine il sorpasso si è compiuto.
Monica Tosolini

Alla fine il sorpasso si è compiuto. L’Udinese ha perso a Torino quello che era uno spareggio “EUROPA” ovvero per il settimo posto, che grazie a fortunate combinazioni nei match di coppa Italia, potrebbe garantire l’accesso all’Europa, seppur quella meno nobile della Conference League. Tra le motivazioni di chi doveva inseguire e scalzare l’avversario, e chi doveva difendere una postazione di prestigio che occupa da tempo, sono prevalse quelle della squadra inseguitrice.

L’Udinese vista all’opera a Torino non è apparsa con un temperamento così battagliero, non ha evidenziato un chiaro piano di battaglia, e quando è stata scornata dal Toro, ha messo in campo tanta confusione e poca lucidità. Il Toro l’ha vinta non perchè è una squadra con valori superiori, ma perchè ha interpretato la sfida nel modo corretto, con più fame, più convinzione, più personalità e insomma la squadra di Juric aveva un + a contraddistinguere la positività della prestazione, quando l’Udinese aveva un bel – ad indicare una prova scialba e negativa.

Eppure i presupposti di Sottil alla vigilia indicavano la voglia di andarsi a prendere un risultato positivo. Ahimè ultimamente per l’Udinese tramutare in risultati e prestazioni quelli che sono i buoni propositi, è diventato una chimera.

I motivi? Possono essere molteplici: 14 gare condite da una sola vittoria, hanno minato le tante certezze che caratterizzavano l’Udinese di inizio stagione. Ogni partita è figlia delle precedenti e questo è innegabile. Il calore di un posto al sole di una classifica con vista privilegiata sull’Europa, ha rilassato menti e muscoli dei bianconeri, facendo perdere qualche stilla di garra e fame che costituivano gli ingredienti della ricetta vincente sul menù della squadra ammirata ad Agosto e Settembre. La perdita di qualche elemento chiave, poi ( su tutti Deloufeu e Pereyra) ha impoverito il tessuto tecnico della manovra bianconera, rendendola più prevedibile e togliendole qualche colpo risolutore.

Ma non è tutto. A Torino l’Udinese dopo un inizio confortante si è vista afflosciare su se stessa, su un centrocampo che via via è diventato inconsistente nei suoi elementi di maggior qualità, Arslan e Samardzic che tanto bene avevano fatto contro il Verona, e tanto male a Torino. Non supportati, e questo va detto dai quinti di centrocampo. Il gioco delle catene a centrocampo di un 352 non può infatti prescindere dagli esterni. In questo contesto la prestazione di Udogie è stata davvero abulica: costretto sulla difensiva da Aina, ha mostrato scarsa aggressività in marcatura e pochissimo peso in fase di spinta. Il fatto che a spingere di più sia stato sulla fascia opposta Ezhibue, seppur con modesta qualità, nonostante dei due sia l’interprete con minor attitudine alla fase offensiva, fotografa bene la prestazione dell’Ex Verona.

L’utilizzo delle punte da parte di Sottil, è pure un elemento di analisi oggettivamente curioso. Il tecnico piemontese spreme forse fin troppo le due punte in fase di costruzione di gioco, facendoli giocare troppo spalle alla porta, con sponde continue per i rimorchi teorici delle mezzali e dei quinti, ma alla fine, stringi stringi, i due mori d’attacco rimangono a bocca asciutta quanto a riferimenti: Success perchè si estranea proprio dalla fase conclusiva per caratteristiche, Beto perchè non riceve cross invitanti dal fondo (se non rasoterra ) e quando la squadra è dominante non può attaccare la profondità. Nella sfida di ieri, il baricentro medio basso voluto da Sottil (e non imposto dal Toro) poteva favorire le imbucate in profondità per il portoghese, risultato: due volte servito due, una volta anticipato da Savic in versione libero aggiunto, un’altra bloccato sempre dal serbo in uscita bassa, mentre in altre circostanze è stato contenuto in marcatura da Buongiorno o da Shuurs abili a non farlo partire. Di fatto ha dovuto arrangiarsi e procurarsi da se le occasioni per andare al tiro, senza però mai scagliarlo.

Sono mancati, insomma, anche a Torino, anche nella fase di maggior spinta della squadra friulana, i cross alti per premiare i 194 cm del portoghese, e quando si dispone di tale massa corporea in mezzo all’area, gli inviti al gol andrebbero recapitati giocoforza per vie aeree.

Ricapitolando: scarsa personalità, nel provare anche la giocata rischiosa dagli esterni e dalle mezz’ali; scarsa lucidità nell’adottare un piano di battaglia confacente alle caratteristiche dei singoli; insufficiente voglia di andarsi a prendere il risultato massimo. Lo sforzo maggiore si è prodotto ancora una volta sotto di un gol, mentre l’atteggiamento sullo 0 a 0 è stato rinunciatario e d’attesa. Il ​ Torino era cresciuto sul finire del primo tempo, creando i presupposti per chiudere già la prima frazione in vantaggio con idee più chiare di circolazione della palla (Ricci) con il dominio sulle fasce (Vojvoda e Aina) e con il moto perpetuo di Karamoh, il quale fastidioso come una zanzara aveva già pizzicato i guantoni di Silvestri nel primo tempo, prima di decidere il match a inizio ripresa, dove la gara era ripartita con lo stesso canovaccio con il quale si era chiusa nel primo tempo: Torino con voglia e lucidità alla ricerca del gol, Udinese in attesa. Spesso sembra che l’Udinese attenda lo schiaffo per reagire. Spesso si è resa protagonista di rimonte insperate (prima in Europa su questo fronte) ma il rovescio di questa medaglia, che da una parte porta onori ma dall’altra nasconde lacune, è che l’equipe di Sottil non riesce ad imporsi per prima; non riesca a canalizzare le partite a suo piacimento per poi agire di conseguenza, o di ripartenza.

A proposito di ripartenze: a inizio anno eravamo soliti vedere l’Udinese ripartire con 5-6 uomini a 100 all’ora. Da tempo ormai questa variante di gioco sembra non far più parte delle corde dell’Udinese. Domenica, in una gara da baricentro basso (ripetiamo volutamente ) per sfruttare la profondità di Beto, in fase di ripartenza la squadra sembrava appoggiarsi esclusivamente sul portoghese, senza il rimorchio di ali e mezzali. Problema di condizione fisica?

Altra considerazione: ultimamente si nota una certa distinzione tra l’Udinese che gioca in casa e quella che si esibisce lontano dal Friuli. In casa l’Udinese fa spesso la partita, è dominante nel gioco e produce tantissime occasioni: Empoli, Bologna, Verona a referto hanno registrato almeno una sessantina di conclusioni verso la porta avversaria con la miseria di 3 gol realizzati. Nelle ultime tre trasferte invece, le due di Torino, sponda Juve e sponda granata, più quella di Marassi contro la Sampdoria, ha visto un’Udinese produrre azioni da gol con il contagocce, e in tutte queste tre partite solo il primo tempo contro la Juve il baricentro di Sottil è parso alto, sebbene con un predominio sterile. Questo aspetto, aldila del risultato finale, sta caratterizzando le prime 6 gare di questo 2023.

Sintetizzando: Udinese vogliosa, a tratti bella ma sprecona in casa, abulica, pavida e brutta da vedere in trasferta. La differenza di atteggiamento è marcato, e a fronte di ciò, la media punti è più o meno la stessa: insoddisfacente. Serve una sterzata, e nell’immediato. Sottil per la prima volta si è professato insoddisfatto dal rendimento di diversi singoli, utilizzando parole come Personalità, che ieri è mancata nella prestazione di troppi interpreti. E’ la prima volta che il mister parla di singoli con accezione così negativa, e che si professa insoddisfatto di quanto visto sul campo. L’impressione è che non fosse questa la gara che aveva preparato. Questo potrebbe preludere ad un primo campanello d’allarme che non può passare inascoltato.

La mente conta tanto. La serenità della classifica può anestetizzare muscoli e cuore abbiamo detto ; se è così le squadre sottostanti stanno bussando alla porta, e a breve potrebbero esserci altri sorpassi poco piacevoli. Il rischio di ruzzolare giù in classifica è concreto e reale. In campo la squadra necessita di uno schiaffo prima di reagire (e questo è gia di per se grave); mi chiedo quanto si dovrà scendere in classifica prima che la fame di punti torni a far mormorare lo stomaco bianconero. L’Udinese di Cioffi lo scorso anno era affamata, e Cioffi stesso nelle interviste si riempiva la bocca con questa parola.

Forse è il caso di tornare a parlarne dentro le quattro mura dello spogliatoio, o di un albergo nel caso di ritiro.

mediafriuli_white.png
©2023 UDINESEBLOG. Tutti i diritti riservati | IL FRIULI – P. IVA 01907840308
Powered by Rubidia