Massimo Oddo ha guidato sia Udinese che Crotone, in due esperienze significative per la sua carriera. Al Messaggero Veneto ha anticipato i temi della sfida, sottolineando che “seguo sempre con affetto l’Udinese, che credo sia nettamente superiore al Crotone. Tuttavia, la squadra di Cosmi sta lottando col coltello tra i denti, ha alcuni buoni giocatori e sta dimostrando che per loro sono tutte delle finali, quindi massima attenzione”.
Simy sembra il pericolo maggiore per la squadra di Gotti: “È un gran lavoratore, ha sposato la causa, si trova bene in Calabria e credo che l’aspetto ambientale abbia fatto tanto nella sua crescita”.
L’Udinese lo sta seguendo: farebbe comodo ai bianconeri? “Non lo so, ma se Simy sta facendo molti gol in una squadra ultima in classifica, credo che potrebbe farne anche in squadre più strutturate e competitive. È un giocatore che vede la porta e sa fare gol, e poi ha una prerogativa particolare che è dettata dal suo numero di piede. Avendo il 48 non riesce a calciare di collo e quindi usa il piattone secco e preciso anche da lontano, colpendo il pallone come un giocatore di biliardo usa la stecca, sorprendendo i portieri”.
A Gotti basterebbe vincere sabato per rilanciarsi e cercare la riconferma? “Io sostengo che il calcio è tutta testa e che le vittorie portano vittorie, poi dipende anche da quanto e come una società sta vicino al proprio allenatore, perché se il giocatore vede che la società non ha fiducia nel proprio allenatore è la fine: si crea degli alibi. È un problema di molti. Detto questo, per me il ricordo di quel 3-0 è indelebile perché fu la mia prima vittoria in A”.
Oddo a posteriori cambierebbe qualcosa della sua esperienza all’Udinese? “Difficile dirlo, ma forse durante quel periodo avrei dovuto cambiare qualcosa a livello tattico dopo la terza, quarta sconfitta di fila, ma solo per dare qualche stimolo nuovo alla squadra che secondo me si era un po’ appiattita”.
Crede che Gotti possa avere lo stesso problema adesso, tra attaccanti che non segnano e gioco prevedibile? “Dipende da come un allenatore vede i propri ragazzi, e poi non è così semplice la lettura. Io in quel momento non cambiavo, mi dicevo che se avevamo fatto sei risultati positivi li avremmo potuti rifare, e poi la squadra non era spenta in allenamento, solo che poi si smarriva la domenica e allora col senno del poi adesso dico che sì, avrei dovuto dare la scossa come quando arriva un allenatore nuovo e porta i giocatori a concentrarsi sul lavoro con piccoli accorgimenti”.