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Il Gazzettino: bomber Beto ammira Ibra

Il Gazzettino riprende l'intervento di Beto a Sportitalia.
Monica Tosolini

Il Gazzettino riprende l’intervento di Beto a Sportitalia. L’attaccante portoghese ha spiegato la sua ammirazione per Ibrahimovic: «Alla fine della gara d’andata mi aveva detto che io sono forte e che devo continuare così, perché sto facendo bene – ricorda -. Da piccolo non avevo un modello, volevo essere Beto. Non nego che mi piacessero attaccanti come Eto’o, Henry o Drogba, ma il mio obiettivo è sempre stato essere me stesso».

A chi parla dei suoi sacrifici da ragazzo, ribatte che «quella era comunque una bella vita. Lavorare e giocare mi faceva sentire responsabile, e andare al lavoro al Kfc mi permetteva di dare una mano a mia madre a casa. Per questo la reputo una cosa che era doveroso fare, che mi piaceva».

Una volta arrivato a Udine, la comunicazione non è mai stata un problema. «La lingua non è stato il problema principale per me, perché alla fine la cosa difficile è sempre adattarsi in campo, non fuori – spiega -. Anche l’ambiente e la città mi hanno aiutato, sebbene qui faccia davvero tanto freddo, e non ci ero abituato. La lingua l’ho capita subito e adesso sto imparando a parlarla, anche se ci sono tanti verbi difficili».

Nel calcio la differenza si vede: «In Portogallo c’è tanta tattica, ma qui in Italia c’è più ritmo; i compagni di squadra hanno maggiore qualità e la palla quindi viaggia bella veloce. Queste sono state le principali difficoltà. Per fortuna mi sono ambientato nel tempo giusto e credo che la prima sosta della stagione sia stata davvero utile, ed è stato tutto più facile dopo. Guardare le prime partite da fuori mi ha fatto capire in che campionato ero capitato, e i gol sono arrivati presto, per fortuna».

Sul futuro, Beto ammette: «Devo migliorare tanto tecnicamente, soprattutto capire i momenti giusti della partita e come comportarmi. Devo giocare di più a un tocco o due».

Il freddo non gli piace. «Ma Udine è tranquilla e piena di persone simpatiche; questa è la cosa migliore che ci può essere, anche se non sono uno che esce tanto – sorride -. Quando esco, in città tutti mi trattano bene e mi chiedono come sto. Del Portogallo mi mancano gli amici e la mia casa. Qualcuno almeno è venuto a trovarmi».

La Nazionale e quel playoff possibile contro l’Italia? «Non è per me un’ossessione, anche se è una cosa che voglio raggiungere, con tempo e pazienza – sostiene -. Avere fretta e ansia in questi casi non aiuta; devo solo pensare a fare bene il mio lavoro all’Udinese e le cose verranno di conseguenza. Nessuno può darmi la certezza che arriverò in Nazionale. Detto questo, penso che il Portogallo debba pensare prima alla Turchia. Poi è chiaro che spero che arrivi al Mondiale».

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