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Gazzetta dello sport: Udinese, 5,8 milioni di euro agli agenti

Il caso Salernitana, con il presidente Iervolino e il Ds Sabatini arrivati al divorzio per il problema delle commissioni agli agenti, ha riacceso i riflettori sulla spinosa questione.
Monica Tosolini

Il caso Salernitana, con il presidente Iervolino e il Ds Sabatini arrivati al divorzio per il problema delle commissioni agli agenti, ha riacceso i riflettori sulla spinosa questione. La Gazzetta dello sport analizza la questione, numeri alla mano, e spiega: “Le commissioni verso gli agenti – o per meglio dire verso gli intermediari, che possono agire in rappresentanza dell’atleta ma anche del club acquirente o venditore – hanno posto un problema di trasparenza, prima ancora che di costi elevati. La Figc pubblica dal 2015 sul suo sito i dati economici e l’elenco delle transazioni dei campionati professionistici. Si possono così consultare gli importi destinati da ogni società ai procuratori. Parliamo, però, di dati aggregati. Non c’è alcun obbligo di rivelare le cifre delle singole operazioni: a spulciare i bilanci dei club si scopre che ognuno fa come gli pare. La Juve è l’unica che divulga l’entità delle commissioni, per doveri di trasparenza nei confronti del mercato borsistico (le comunicazioni delle altre due quotate, Roma e Lazio, non sono altrettanto dettagliate). E la Juve è anche, da tempo, la società italiana che spende di più in commissioni.

 Bianconeri, quindi, al primo posto con 28,9 milioni di euro nel 2021. Praticamente sullo stesso piano di spesa si trovano Inter (27,5) e Roma (26). Il Milan ha speso meno della metà (12,6), in linea con la politica di austerity di Elliott. Poi Atalanta, Fiorentina, Sampdoria, Napoli, Sassuolo e Udinese, tra gli 8 e i 6 milioni. In totale, nel 2021, i club di Serie A hanno speso 173,8 milioni per i servizi dei procuratori sportivi. Dato di nuovo in crescita dopo il calo del 2020 derivante dalla pandemia (138), ma non ancora ai livelli del 2019 (187,9) proprio perché anche l’anno scorso il settore ha risentito degli effetti del Covid. Con una differenza: se il giro d’affari del calciomercato è crollato, non si è registrata la stessa proporzione nei costi accessori. Una tendenza confermata a livello globale.”

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