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Marino: “Sono molto deluso e arrabbiato. Gotti? Serve unicità di vedute sul passato e per il futuro”

Pierpaolo Marino è intervenuto al canale ufficiale bianconero per fare un bilancio di fine stagione
Monica Tosolini

Pierpaolo Marino è intervenuto al canale ufficiale bianconero per fare un bilancio di fine stagione: “La tifoseria è meravigliosa: sono venuti anche sabato a incitare i giocatori al Bruseschi. Il 14° è in condivisione con la Fiorentina. In realtà abbiamo fatto un finale di stagione che dal punto di vista dei risultati è tremendo e ci deve far riflettere, far fare delle considerazioni in vista della programmazione futura. Tutti si devono sentire responsabili, me per primo. Evidentemente questa stagione ha avuto dei chiaroscuri che bisogna esaminare. E’ vero che è iniziata male, ma ora tutti dobbiamo riflettere e prenderci delle responsabilità. Non sono abituato ai risultati delle ultime partite: evidentemente sono stato poco attento io a dare troppa fiducia o non considerare i pericoli di scarsa attenzione in vista delle partite che dovevamo ancora giocare. Quindi io devo guardare alle mie mancanze, ma anche ognuno deve riflettere sulle sue responsabilità. C’è un complesso di cose che non ha funzionato. Sono molto deluso e molto arrabbiato e vorrei che ognuno di noi si facesse un esame di coscienza. Evidentemente siamo mancati in qualcosa, non è questo il finale che speravamo. Sono molto critico nei miei confronti e nei confronti di tutti”.

Si poteva fare di più? “La squadra fino ad un certo punto ha prodotto gioco, poi ha iniziato a commettere sciocchezze incredibili. Non mi è mai capitato di prendere tanti rigori per black out dall’81° minuto in poi. Questo è sicuramente un elemento su cui discutere. Falli di mano incredibili, interventi poco tempestivi: si vede che non c’era quella concentrazione adeguata per portare a casa risultati meritati come con la Juventus o il Milan. Forse dovevamo attenzionare maggiormente i giocatori sugli errori, non solo sulle cose buone. La società ha sempre dato fiducia a tutti. La rosa è competitiva. Anche ieri a San Siro, negli 11 titolari, c’era una formazione competitiva. Quindi anche le recriminazioni sugli infortuni lasciano il tempo che trovano. L’anno prossimo sarà un campionato difficilissimo”.

L’allenatore: state riflettendo su di lui? Cosa succederà? “Con Gotti parliamo continuamente, io l’ho fatto anche la scorsa settimana, in termini futuristici. Tutto dipenderà dai dialoghi che faremo nei prossimi giorni. Nel complesso ha fatto bene nel periodo alla guida della squadra, ma la decisione non può prescindere dall’esaminare quanto è successo. La discussione è sul tavolo, è ancora aperta. Solo dopo averla approfondita, potremo uscire in maniera univoca. Dovremo trovare unicità di vedute sia sul passato che sul futuro”.

Poteva fare scelte diverse Gotti, secondo lei? “Non credo sia questo il succo del discorso. Fino ad un certo punto, la differenza reti era equilibrata e questo è un parametro importante. Gotti aveva trovato un certo tipo di equilibrio, ma nel finale nemmeno quello ha funzionato e abbiamo perso le virtù dell’equilibrio di squadra. Sul rilassamento dei giocatori, forse a livello inconscio c’è stato, ma a mancare è stato il livello di tensione nei 90 minuti”.

Lei rimane a Udine? “Io sono tornato qui e ringrazio la famiglia Pozzo che mi ha dato l’opportunità di tornare qui, nella mia seconda casa. Non ho motivo di ascoltare sirene da fuori o di dover fare carriera. La mia ambizione è rimanere qui, ma devo anche rendere conto di quello che faccio. Come ho detto, sono il primo a mettermi in discussione. Sono venuto qui per restare, ma voglio anche fare i risultati. L’impegno che ho messo in questi anni è tantissimo, abbiamo raggiunto due salvezze tranquille”.

I giocatori: farete valutazioni anche su di loro. Di che genere? “Ci sarebbe da chiedersi se qualcuno ha mollato prima di altro. Ma la cosa più grave è che gli errori sono stati distribuiti su più teste, hanno sbagliato vecchi e giovani. Alcuni sono qui da più anni, li conosciamo. Non credo che ci saranno condizionamenti di questo tipo. Si faranno altre valutazioni. I colpevoli si sono avvicendati. Gli errori sono stati troppo ripetitivi per essere casuali”.

I tanti infortuni? E il mercato? De Paul? “Il mercato non lo facciamo solo noi, dipende dalle richieste e dalle sostituzioni che puoi andare ad operare. Ora è tutto molto futuribile. PRima dobbiamo fare delle considerazioni sulla gestione, poi si potrà vedere il mercato. Sugli infortuni, molti sono stati traumatici, altri in allenamenti intensi (un paio di crociati sono saltati in allenamento). Dovremo affrontare questi temi. Poi c’è il tema che in un anno abbiamo giocato un campionato e mezzo. Ci sono delle situazioni in cui c’era casualità, ma anche altre in cui si è messo del nostro”.

Tutti ci auguriamo che De Paul possa rimanere, ma bisogna anche essere realisti. Oggi ha compiuto 27 anni, qui ha dato sempre tutto. Se dovesse andare via, e sottolineo il se, non ci sarebbe da meravigliarsi dopo questa lunga permanenza e anche lui merita delle chance accanto a grandi giocatori con cui fare le coppe. Qui sono già stati sostituiti grandi giocatori con risultati sempre poi all’altezza. Ricordo quando vendemmo Bierhoff e Helveg, poi ci fu Amoroso capocannoniere. Qui c’è la struttura per sostituire chiunque. Le idee non mancano. Se dovesse succedere che va via, non ci faremo trovare impreparati”.

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