La trasferta in casa della Dea, terza forza della serie A, da qualche anno si presenta particolarmente complicata per l’Udinese. Nella mente di tutti è ancora vivo il terribile 7-1 rimediato dalla squadra allora allenata da Tudor, travolta dopo l’iniziale vantaggio di Okaka nell’ottobre del 2019. E’ quello l’ultimo precedente a Bergamo e fa ancora male.
In generale, il bilancio in casa dell’Atalanta non è positivo per l’Udinese che in Lombardia ha rimediato 13 sconfitte, 16 pareggi e 7 vittorie, finora. L’ultima risale al dicembre 2016, quando sulla panchina bianconera c’era il friulanissimo Gigi Del Neri. Con lui alla guida, l’Udinese espugnò il Gewiss Stadium per 1-3 grazie alle reti di Duvan Zapata, Seko Fofana e Cyril Thereau, tutti giocatori che non vestono più la maglia bianconera. Il colombiano, anzi, indossa proprio quella nerazzurra con cui in questa stagione ha totalizzato 10 reti e 8 assist in 27 presenze in campionato. Sarà lui uno degli elementi più pericolosi della truppa di Gasperini, assieme all’altro ex Luis Muriel, suo connazionale che sente sempre con particolare voglia di rivalsa questa sfida.
E’ vero che nell’ultimo confronto, la scorsa estate, Gotti e i suoi hanno reso la vita difficile alla Dea, ma alla fine anche allora, al ‘Friuli’, gli orobici si sono imposti con un 3-2 firmato da Zapata e una doppietta di Muriel. Non resta quindi che confidare nei segnali dati dall’ultimo confronto, quello del recupero giocato lo scorso 20 gennaio in cui i bianconeri frenarono la Dea, appena ritrovata. Come ritrovata, da quel momento, è stata l’Udinese che da quel pareggio ha iniziato la striscia di risultati e prestazioni convincenti.
Gotti affronta Gasperini con quasi tutti i giocatori della rosa a disposizione. Mancano solo i lungodegenti Jajalo, Pussetto e Deulofeu.
Rientrerà in tempo, e speriamo non troppo affaticato (il suo ct lo ha gestito con parsimonia) anche Larsen, atteso di nuovo sulla fascia sinistra, dove le alternative adesso sono Zeegelaar e Ouwejan. I giocatori, tra rientri e giocatori tirati di nuovo a lucido , ci sono. Qualità anche. Non resta che scendere in campo con il giusto atteggiamento per dimostrare che veramente quota 40 non è l’obiettivo finale: si può puntare più in alto.