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Salernitana, ennesima trasferta infruttuosa

Gli ex condannano una squadra oramai in vacanza
admin

A 180’ dalla fine del torneo, l’Udinese scende all’Arechi di Salerno con l’intento di avvicinare quei 50 punti in classifica alquanto sospirati dal tecnico. 4 punti da conseguire affrontando i granata di Sousa – stadio dove peraltro la tradizione é assai favorevole date le sole vittorie ottenute – oltre ad una Juve ferita al Friuli, sembra impresa dalla non semplice portata.

Sei le defezioni per parte impongono ai tecnici di chiedere il massimo al gruppo disponibile. SOTTIL sceglie ZEEGELAAR per lo squalificato UDOGIE sulla fascia sinistra per un 442 pronto a diventare 5311. MASINA viene schierato al centro al posto di BECÃO fuori causa per un fantomatico risentimento muscolare ( i maligni intravedono i primi effetti del mancato rinnovo… ) e NESTOROVSKI ad affiancare THAUVIN in avanti con l’ex campione del mondo ad agire da trequartista; BETO parte tra le riserve. Diversi giovanotti della Primavera (non propriamente encomiabile nel percorso stagionale) siedono in panchina salvo PAFUNDI impegnato al mondiale U20.

Il primo tempo non mostra spunti esaltanti, e dopo un paio di retropassaggi da brivido verso Silvestri a metà frazione i friulani la sbloccano con ZEEGELAAR grazie ad un assist al bacio di LOVRIC. Anziché una reazione attesa da parte dei padroni di casa arriva il raddoppio di NESTOROVSKI che a due passi dalla linea di porta concretizza una bella azione partita da THAUVIN (sarà l’unica azione degna di nota del francese) e magistralmente rifinita dal Tucu schierato sull’out di destra. La piega della partita sembrava segnata, ma la trama veniva spezzata da Kastanos (ex giocatore di SOTTIL) che trovava nel corso del 43º minuto l’angolo destro alto difeso da SILVESTRI il quale, congiuntamente alla squadra, si proiettava verso l’arbitro, reo a loro dire di non aver stoppato l’azione a causa di un fallo subito da LOVRIC. Il dimezzamento del parziale rimette di fatto in corsa i campani che intravedevano là possibilità di raddrizzare inaspettatamente il risultato.

Al rientro dagli spogliatoi, ogni tifoso bn sa che deve accendere un cero alla madonna nella speranza che non succeda quel che avviene nella norma, l’ennesimo misfatto. È probabile che il canonico thé per i bn sia una sorta di bevanda soporifera se é vero come é vero che buona parte delle sfide stagionali l’Udinese le ha compromesse nell’arco temporale che va dal 46º al 60º minuto di gara. Ci pensa l”odiato” ex Candreva a purgare una volta di più i compagni di un tempo. Un altro giocatore evidentemente, vedi Muriel, sottostimato dal club, capace di sapide vendette.

A quel punto, il 2-2 sembrava il risultato più probabile nonostante l’ingresso di BETO avesse consentito ad ARSLAN di trovarsi un cioccolatino da scartare a 10’ dalla fine, ma la conclusione maldestra vanificava il tutto. A rendere il sabato indigesto ci pensava all’ultimo tuffo l’altro ex Troost Ekong che con una gran spaccata a 8 metri da Silvestri insaccava imparabilmente al 96º di gioco. Una volta tanto, va riconosciuto, la rimonta é stata subita (dal 2-0 !) piuttosto che realizzata. Partita finita e bottino, affatto dignitoso, che nel ritorno assegnava appena 18 punti in 18 gare, con una media da retrocessione.

Da cosa dipenda l’ennesimo decalage nel corso della stagione, pare materia da analisti motivazionali. Che sia da scomodare Freud o che siano i titolari dell’omonima ex-azienda ad abbassare volutamente l’asticella, non è dato sapere. Si sbandiera tanto la volontà di raggiungere l’Europa ma non si pretende impegno adeguato per raggiungerla, anzi si fanno riposare i gioielli in vendita o i dissidenti, i quali forse avranno i loro buoni motivi per non rinnovare. Se un atleta maturasse poi una certa qualsivoglia ambizione, vuoi perché dimostra qualità elevate, vuoi perché i procuratori fanno il proprio mestiere, beh allora Udine per costui dovrà divenire tassativamente mera area di passaggio; 2, massimo 3 anni per volare verso lidi più attraenti. Vietato perseguire uno straccio di progetto, meglio esser liberi di vendere ad libitum, senza obblighi morali verso la tifoseria o peggio di onorare l’Europa sospirata che impone faticosi viaggi infrasettimanali, rose corpose, senza poi diabolicamente garantire ritorni certi. Poi però non lamentiamoci se la disaffezione cresce poiché contare sui 40 tifosi che si “sbobbano” una trasferta da 36 ore sarà inevitabilmente sempre più arduo. Può essere che per i padroni del calcio contino in fondo solo i tifosi da salotto, numeri utili per i proventi da diritti tv verso i quali, in quel caso si, sanno dimostrarsi oltremodo motivati sino a scannarsi per la quota parte.

Ora auguriamoci nel rispetto dei tifosi, di chiudere onorando realmente la maglia, come fatto davvero poche volte nel girone di ritorno, non tanto per la classifica, quanto per dimostrare che la Juventus vien ancora vista come avversario sul campo, e non cliente privilegiato.

AM

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