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L’Udinese non sa più vincere, perso il ‘burning desire’

Partiamo dalla fine.
Monica Tosolini

Partiamo dalla fine. Se ad agosto ci avessero sussurrato che la squadra del cuore dopo 13 giornate sarebbe stata capace di ottenere ben 23 punti, beh crediamo che chiunque l’avrebbe colto la profezia con benauguranti riti propiziatori. Questo per dire che i ragazzi di SOTTIL sino ad oggi si sono comportati in maniera più che egregia. Il fuoco che ardeva dentro di loro nelle giornate iniziali forse ha illuso un po’ tutti sul potenziale reale della rosa bianconera.

SOTTIL nell’affrontare l’anticipo della 13ª giornata ha dovuto rinunciare all’apporto del forte laterale sinistro Destiny UDOGIE, uno stantuffo la cui presenza si sente eccome nell’economia della squadra. Assenza peraltro che si andava a sommare a quella di due titolari “veri” come BECÃO e LOVRIC.

Abbiamo spesso asserito che la rosa vanta non meno di 16/17 titolari, concetto che ancor oggi ribadiamo. Ma se te ne mancano 3, ecco che gli eventuali cambi in corsa rischiano di fatto, di non poter influenzare lo stato dell’arte.

Ieri con il Lecce, il primo scomodo campanello d’allarme l’ha suonato il brevilineo Strefezza quando, trovatosi libero di calciare al limite dell’area dopo pochi minuti dall’avvio, lasciava impietrito SILVESTRI cogliendo secco il palo di sinistra della porta difesa dal guardiano bianconero. Scampato il pericolo era lecito attendersi una reazione caratteriale da parte dei padroni di casa che peró latitava a concretizzarsi. Sterile l’approccio è quasi sempre in difetto sulle seconde palle, situazione che di rado si é verificata nelle gare iniziali del torneo.

La scelta di ARSLAN in luogo di MAKENGO in mediana, e la luce offerta solo ad intermittenza da SAMARDZIC che non dimostra ancora di tenere i 90’, non garantiva adeguata sostanza ad un centrocampo che già implicava in partenza come quinti, un PEREYRA adattato a sinistra con EHIZIBUE a destra alla prima da titolare. Quando poi il Lecce subito oltrepassata la mezz’ora di gioco si portava in vantaggio con Colombo abile a sfruttare in modo letale un rimpallo con EBOSSE a cinque metri da SILVESTRI, si iniziava a comprendere di come la gara si stesse tremendamente complicando.

BETO non teneva una palla per far salire la squadra dimostrandosi la controfigura del giocatore a lungo ammirato e l’attaccante di supporto DEULOFEU sembrava giocare più per proprio conto che in funzione della squadra. Se volessimo soppesare la gran traversa colpita da Gallo con una bordata dal limite in chiusura di frazione, si comprenderebbe allora si come il Lecce abbia chiuso la prima parte di gara meritatamente in vantaggio. Un gol e due legni per i salentini contro una sterile supremazia territoriale bianconera scevra di azioni veramente pericolose.

Alla ripresa ci si attendava una reazione d’orgoglio che latitava a materializzarsi. Troppo poca Udinese per impensierire Umtiti e compagni ben organizzati e freschi nel correre negli spazi mordendo l’avversario quando necessario. L’impressione é che solo una giocata estemporanea potesse mettere in difficoltà i pugliesi. La sostituzione di ARSLAN consecutiva a quella di Cremona, evidenziava un malcontento piuttosto evidente da parte del tedesco, il quale peraltro non si puó dire autore di una gara da incorniciare. Niente MAKENGO – sorprendentemente a riposo – per sostituire il pari ruolo, ma SUCCESS pronto a rimpolpare il fronte offensivo. La mossa non pareva sortire gli effetti tanto sospirati, salvo a metà ripresa (timing piuttosto gradito all’attacco bn) quando il nigeriano confezionava un assist al bacio che BETO – in versione killer – non poteva non trasformare in rete da pochi passi, regalando il pareggio tanto atteso dal popolo bianconero. L’effetto inerziale del gol non riusciva altresì a generare altre opportunità di rilievo.

Era piuttosto il Lecce a dimostrare di volersela giocare senza tatticismi alla ricerca di una sorprendente vittoria in Friuli. Bravi i salentini a giocar palla, ottimi nell’intensità riversata, meno nella incisività nonostante l’ingresso del bomber Ceesay. Alla fine L’Udinese poteva anche riuscirete nell’intento di strappare l’intera posta quando, prima DEULOFEU con una azione personale, poi PEREYRA e in ultimo EBOSELE si trovavano tra i piedi la palla del 2-1, segno di una possibile vittoria non propriamente meritata. Finiva con un pari che forse scontentava entrambi le contendenti, ma che in fondo vantava pure il merito di muovere seppur di poco la classifica. Mentre la squadra di Baroni ha palesato una discreta condizione psicofisica, per la squadra di SOTTIL si é avvertita una apparente involuzione forse più nervosa che fisica.

La squadra non sembrava più in grado di esser in grado di lottare con “fame” sulle seconde palle come peraltro ben avveniva prima del Monza, gara che storicamente rischia di segnare uno spartiacque stagionale, quasi a dimostrare come il calo di tensione riversato in quel primo tempo assai deludente, possa aver inciso sul seguito del torneo.

Nulla é perduto sia chiaro. I punti ottenuti sino ad oggi sono molti, e in fondo un gran risultato a Spezia potrebbe addirittura valorizzare la striscia di risultati sin qui ottenuti ad esclusione della gara interna con il Torino. Urge però ritrovare in fretta quel “burning desire” che ha albergato nei primi due mesi di gestione SOTTIL tra gli atleti bianconeri. 2 o meglio 3 punti da ottenere tra Spezia martedì, e Napoli prima della lunga sosta cagionata dal mondiale, potrebbero dare concretezza inimmaginabile ad una classifica in addivenire, rilanciando ambizioni apparentemente solo in parte affievolitesi.

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