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L’Udinese mostra il suo potenziale

E Cioffi ha dimostrato di avere le idee ben chiare
Redazione

Alla fine Cioffi aveva ragione. Aveva ragione su alcuni concetti espressi in questi giorni, in particolare sul fatto che da Monza avremo rivisto il vero Walace, sul fatto di far riposare i titolarissimi in coppa Italia e preservarli per questa importante sfida di campionato con il Milan (dalla quale in molti ironizzavano che non sarebbe comunque uscito nemmeno un punto), e sul fatto che il modulo non sarebbe stato toccato ma l’atteggiamento, quello si, sarebbe cambiato di molto.
Insomma, con gli stessi ingredienti, più o meno, lo chef Cioffi ha saputo ridare sapore ad una minestra insipida, fredda e che di prelibato non aveva proprio niente. L’atteggiamento è cambiato si, perchè va da se che il modulo è rimasto sempre quello. A Monza avevamo intravisto qualcosa, ovvero i quinti più alti, il tridente difensivo a tratti a centrocampo, e una maggior ricerca della verticalità, prendendo le distanze dalla costruzione dal basso tra i difensori, il portiere e Walace, che spesso facevano venire i brividi e i capelli bianchi ai tifosi bianconeri. Cioffi ha capito subito che l’Udinese, per caratteristiche, non può permettersi di palleggiare, men che meno dal basso, e men che meno con Walace in veste da play. Con Sottil l’80% dello scarno possesso palla bianconero passava tra i piedi dei 3 difensori, Silvestri e Walace, non proprio dei maestri del Tiki Taka, ed esclusi da questo possesso palla rimanevano i quinti, le mezzali creative, e spesso le punte, con Thauvin che doveva prodigarsi in infinite rincorse fino nella metàcampo amica per rimorchiare un pallone e portarlo dall’altra parte, oltre le linee nemiche. La conseguenza era: fluidità di gioco compromessa, tante palle perse (con Perez primeggiare nella specialità, seguito a ruota da Walace) e con Samardzic, il più tecnico della squadra, a toccare pochi palloni, e vederseli per lo più sorvolare sopra la testa, quando all’ennesimo disimpegno portato al limite dal pressing avversario, le retrovie spazzavano via alla bene e meglio. Ora? Tutto cambiato. La squadra è passata dal palleggio arretrato asfittico e pericoloso, al gioco a due tocchi e cercare la verticalizzazione improvvisa, nobilitando i giocatori di gamba presenti in rosa, in particolare i quinti. L’ago della bilancia di un 352 sono sempre loro, come abbiamo più volte espresso, se stanno alti il baricentro della squadra si alza, se si fanno schiacciare la squadra soffre le pene dell’inferno; ebbene, con Cioffi i quinti diventano molto più proattivi, coraggiosi, pronti a gettarsi sulla loro verticale per dettare la linea di passaggio che ora è appannaggio di Samardzic, che gioca si a 80 metri dalla porta, ma che è investito della responsabilità delle uscite, dispensando a Walace questo ingrato compito, per il quale non è proprio tagliato, lasciando al brasiliano invece il mero incarico di flangiflutti davanti alla difesa, cosa che gli è sempre riuscita a meraviglia, numeri della Lega calcio serie A alla mano. Quindi, circolazione di palla rapida a cercare il movimento dei quinti, l’appoggio dell’altra mezzala, Pajero; il ruolo di centroboa di Success, fondamentale nel difendere palla spalle alla porta, appoggiarla, aprire il gioco su esterni e rimorchi delle mezzali, e seconda punta pronta pure ad attaccare lo spazio davanti a se, tagliando in area da ogni direzione, a secondo dello sviluppo della manovra. Con Cioffi si sono quindi riviste ripartenze a mille all’ora, attacco con 6 uomini sopra la linea della palla, quinti che spingono, difesa più alta e pressing ossessivo solo nei secondi immediatamente successivi alla perdita della sfera, e dedicato all’immediato recupero della stessa; in caso contrario si scappa all’indietro con ordine. Che dire, pare una bella rivoluzione; si il modulo è sempre quello ma i principi ne hanno cambiato totalmente faccia.
L’Udinese a Milano è stata questa. Ordinata e arcigna, pronta a fare densità sotto la linea della palla, tanti recuperi della sfera e abile e puntuale nel ripartire a mille all’ora con i quinti che aravano le fasce con coraggio e ottimismo, certi che la palla sarebbe loro giunta. Ne è uscita una gara gagliarda, con un piano d’attacco che ha funzionato a dovere. Il Milan del doppio centravanti è stato anestetizzato; le due punte non hanno mai toccato palla (Giroud è riuscito a rendersi pericoloso per la prima volta con una spallata all’89’). Perdendo la sfida nell’area di rigore, il Milan ha dovuto accontentarsi di scagliare le sue frecce da lontano per impensierire Silvestri, e sempre con giocatori la cui professione non è esattamente quella di fare gol, ovvero Calabria e soprattutto Florenzi. Ebosele, che a Monza aveva tradito, a Milano ha sfoderato una gara di alto livello, conquistandosi anche il rigore della vittoria, mentre pure dall’altro lato Zemura (spesso snobbato da Sottil) è stato autore di una prova maiuscola, costringendo spesso a farsi rincorrere dagli avversari. Success è tornato quello dello scorso anno: ha vinto diversi duelli, aperto il gioco e innescato le ripartenze; Pereyra ha spruzzato qualità in ogni mattonella di campo percorsa, mentre la difesa ha giganteggiato, con Perez che non ha dovuto più impostare il gioco (per perdere palloni) ma concentrarsi sull’uomo, cosa che gli riesce meglio, così come ha giganteggiato Walace nella sua specialità, la fase di recupero palla con scarico immediato ai giocatori di maggior qualità (Samardzic). Il piano di battaglia di Cioffi è riuscito a nobilitare la gara di tutti, responsabilizzando gli effettivi in base alle proprie caratteristiche, e il risultato è stato una conseguenza di questo atteggiamento e di questa applicazione. Certo si potrà disquisire sul fatto che Samardzic non ha sprigionato tutta la sua qualità, che qualche ripartenza nel finale con i giocatori freschi come Thauvin poteva essere sfruttata meglio, ma per una serata considererei il bicchiere mezzo pieno: si è battuto a domicilio un Milan che in molti avevano definito in crisi, dimenticando che a Napoli una settimana fa se avesse chiuso il primo tempo sul 3 a 0 a favore nessuno avrebbe detto niente, mentre l’Udinese usciva dal dramma di sole 5 vittorie in un anno solare, addirittura nessuna nel presente campionato, l’umiliazione e le critiche per la sconfitta in Coppa Italia, dove le scelte del tecnico erano state messe sulla gogna mediatica quale architettura accusatoria da muovere a Cioffi, irridendo il suo entusiasmo nell’aver tratto utili informazioni sull’impiego dei tanti giovani, e sul fatto di aver preservato le forze dei titolari per una gara, considerata da molti, persa comunque in partenza.
E invece.. e invece Cioffi ha avuto ragione. Ha dimostrato di avere le idee chiare, di aver cambiato faccia alla squadra senza cambiare modulo (l’atteggiamento) di aver spolverato lontano da certi giocatori le critiche di tifosi e addetti ai lavori, che li subissavano additandoli ad inadeguati per la categoria, e soprattutto aver conseguito la prima vittoria, e che vittoria, anche se il risultato, bene ricordarlo, è solo la diretta conseguenza di ciò che si propone e che si porta dentro il rettangolo verde da gioco. Ora la sfida sarà proseguire su questa falsa riga, recuperare gli infortunati, e adoperare con frutto i giovani che il mister ha scoperto durante la fondamentale (per lui) gara di coppa Italia, dove ha capito chi far entrare nelle rotazioni dei cambi, che si sa, essendo 5 in una partita possono sempre fare la differenza. Chissà magari poi, riuscirà anche a far cambiare idea ai più sulla valutazione di questa rosa, e sul mercato societario. Sarebbe davvero un miracolo.

Paolo Blasotti

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