Home » Anno nuovo.. sindrome vecchia

Anno nuovo.. sindrome vecchia

Sindrome vecchia.
Monica Tosolini

Sindrome vecchia. Che poi è quella della pareggite. Il vecchio male che affligge l’Udinese da almeno un paio di mesi a sta parte, e che sembra non volerne sapere di abbandonare lo spogliatoio bianconero. Fatte salve le ultime due vincenti amichevoli con le pari categoria, l’Udinese non riscuote alla cassa i 3 punti dalla vittoria in rimonta con il Verona, successo che l’aveva letteralmente mandata in orbita di classifica, tanto da poter guardare negli occhi il super Napoli di Spalletti, tra l’altro ieri alla prima sconfitta stagionale. Insomma se con l’anno nuovo si pensava che i vecchi dolori sparissero grazie ai recuperi degli infortunati Becao, Udogie e Makengo, beh il risultato finale non può che aver lasciato l’amaro in bocca.

Ancor più amara è stata la partenza, come un pugno nello stomaco, inferto tra l’umidità e la nebbia di una uggiosa serata di Gennaio. Il tempo di due giri di lancette e l’Empoli, dopo aver vinto due rimpalli con fortuna in mezzo al campo, con Baldanzi è riuscita a scoprire una falla centrale della difesa bianconera, con il taglio sul primo palo di Caputo premiato da un pallone giocabile in area e girato in mezzo, per Baldanzi che ha così aperto e chiuso l’azione con una girata sul secondo palo che ha beffato Silvestri. Azione tutta in velocità, molto lucida, accademica e fredda. L’Empoli sistemando Baldanzi dietro al duo Caputo e Satriano, ha sorpreso nei primi minuti le terre di mezzo tra difesa e centrocampo bianconeri, con scambi rapidi, maggiore reattività di gamba, dovuta a maggior rapidità dei brevilinei di Zanetti, al cospetto dei corazzieri di Sottil, mandando in affanno un paio di volte la retroguardia bianconera che si è trovata in un paio di situazione a gestire due palle scoperte, costringendo Becao e Perez a fare gli straordinari.

Non è la prima volta che l’Udinese, va sotto. Non è la prima volta che l’Udinese mette in opera partenze diesel. Certo lo schiaffo stavolta è arrivato subito e ha dato una bella sveglia agli uomini di Sottil. Dopo la sveglia, però, è L’Empoli a cercare di riaddormentare la partita, speculando sull’anticipatario vantaggio, spezzettando il ritmo del gioco con falli, falletti e fallacci (trovando buona collaborazione nell’arbitro che ha fischiato tanto ma ha ammonito poco ) e producendosi in perdite di tempo già dalla metà della prima frazione, con Vicario che ad ogni rinvio sembrava volesse salutare tutti i parenti e gli amici friulani accorsi ad accomiatarlo prima di dare il calcio alla palla. E l’Udinese ? L’Udinese si riscopre senza Deloufeu (cosa prevista ) anche in panchina (beh quello un po meno) e soprattutto con la sorpresa Bjiol tra le riserve, con il conseguente impiego di Becao in mezzo, Perez che mantiene il suo ufficio a destra, che ha mantenuto per tutta la durata dell’assenza di Becao, e l’impiego di Ebosse a sinistra. Insomma, se per due mesi ci siamo lagnati per l’assenza importante di Becao sulla destra, quale anello perfetto di congiunzione di una catena vincente composta da lui Lovric e Pereyra, dove i tre, si sa, si alternano perfettamente nell’attacco alla profondità su quel versante, nemmeno il rientro del brasiliano di ieri sera ha permesso di ricomporre quella fantastica catena, proprio per la decisione di Sottil (non è chiaro di quale natura) di lasciare in panchina uno come Bjiol, al quale solitamente non rinuncerebbe neanche morto. La conseguenza è la seguente: Udinese meno arrembante a destra e pendente più a sinistra, dove il rientrante Udogie (lui si) ha fatto vedere quanto è mancato alla squadra e al pubblico, con sgasate, dribbling, veroniche e triangolazioni con un Arslan, che ha confermato quanto di buono aveva già fatto vedere nelle recenti amichevoli.

L’Udinese quindi ha sfondato per lo più da quel lato, con Stojanovic e Marin in costante imbarazzo. La squadra di Sottil è arrivata al cross diverse volte, prodotto tanto 21 tiri a 6, 13 occasioni a 4, 1 palo, 8 tiri respinti ma a fronte di tutto ciò Vicario è dovuto intervenire solo in 3 occasioni, una delle quali miracolosa. Insomma tanto fumo ma poco arrosto. Poca precisione in generale, se si pensa al colpo di testa di Beto tutto solo in mezzo all’area o al rigore in movimento spedito in curva da Arslan, ma anche un po’ di mala suerte, tra il palo di Pereyra e i due tiri usciti di un niente di Walace e Succes rispettivamente nel primo e nel secondo tempo.​ Il gol del pari a metà ripresa, a quel punto ultra meritato, è un’azione che nasce a destra con Pereyra, si sviluppa a sinistra, con Lovric e il cross di Udogie, e vede il tramonto in mezzo proprio con Pereyra. Da li ci si attenderebbero 20 minuti di assalto all’arma bianca da parte degli uomini di Sottil, ma proprio i due fautori del pari, nonché migliori in campo, Udogie e Pereyra, non ne hanno più e vengono sostituiti, e la squadradi Sottil va a perdere un po’ di qualità, specie a sinistra. L’espulsione di Akpa, al 79′ ,su un incontenibile Udogie, sembrerebbe regalare un po’ di speranza tra i bianconeri, se non fosse che dei 10 minuti finali forse se ne sono giocati 3, e i soli 4 minuti di recupero concessi dall’arbitro, sembrano andare in controtendenza con le nuove direttive Fifa, i cui effetti avevamo potuto ammirare al mondiale in Qatar, riguardo le perdite di tempo e la conseguente riduzione del tempo effettivo di gioco. Interpretando tali direttive, ieri sera i minuti di recupero da concedere potevano essere 10, ma tant’è. L’Empoli ha completato il suo disegno, speculando per 90 minuti sul gol di Baldanzi (avvenuto al primo e unico tiro in porta dei toscani) e serrando bene le linee, senza concedere mai la profondità a un giocatore come Beto e agli altri corridori di Sottil, spezzettando bene il gioco con falli tattici e duri..

Ci saremmo aspettati un Empoli più disposto a giocarsela, ma si sa l’Italia è la culla del tatticismo esaperato, della strategia, e quindi c’è poco di che meravigliarsi. L’Udinese deve interrogarsi del perchè spesso finisce sotto nel risultato, del perchè a fronte di una produzione corposa di occasioni timbra il cartellino ancora poche volte, e questo alla lunga comincia a diventare una pecca, e cosa le manca per tornare al successo, evento che manca davvero da tempo immemore.

Anche ieri si è vista un’eccessiva ricerca del fraseggio anche dentro l’area avversaria, quando a pochi metri dalla porta sarebbe preferibile stoccare piuttosto che ricamare. Il vizio di voler arrivare in porta con la palla a volte diventa stucchevole e di poca praticità. A volte la praticità vale più della grammatica, e in fondo si sa, meglio un discorso sgrammaticato ma di senso compiuto, che tanti salamelecchi per dire niente. La concretezza fa classifica, il barocco a volte ti lascia con un pugno di mosche in mano. Serve maggior risolutezza, e qualora la palla non voglia entrare, anche altre soluzioni tattiche.

Poi arriverà anche la fortuna, che ieri è si mancata, ma che è sempre compagna degli audaci, e ieri l’Udinese non lo è stata in tutte le fasi della gara.

mediafriuli_white.png
©2023 UDINESEBLOG. Tutti i diritti riservati | IL FRIULI – P. IVA 01907840308
Powered by Rubidia