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Udinese-Roma 0-1 vista da Roma

Udinese-Roma 0-1 a mente fredda. Maurizio Rafaiani propone su romanews.eu una analisi tattica della gara.
Monica Tosolini

Udinese-Roma 0-1 a mente fredda. Maurizio Rafaiani propone su romanews.eu una analisi tattica della gara.

Moduli e sviluppi di gioco

Nel consueto 3-4-2-1 Fonseca sceglie la continuità con la gara precedente. Una difesa a 3 sempre più affiatata e futuribile con Santon che ritrova, situazione rara, due maglie da titolare consecutive, mentre Spinazzola si conferma in ascesa continua. Veretout e Pellegrini per la seconda gara consecutiva comandano il gioco in mezzo dietro al terzetto offensivo datato ma al tempo stesso più qualitativo della rosa negli interpreti. Gotti, dopo una stagione dove nulla aveva da perdere, entra in quella dove l’incoscienza deve lasciare spazio al merito e alle evidenze, e si vede nell’atteggiamento di una squadra che, fino al vantaggio giallorosso, aveva lasciato iniziativa agli avversari per colpire in velocità dopo la transizione. Un 3-5-2 intorno alla classe di De Paul e l’imprevedibilità di Pereyra, con Okaka e Lasagna sempre pronti a buttarsi negli spazi alle spalle dei 3 centrali giallorossi. La Roma infatti lavora sulla pressione alta, restando corta e dovendo forzatamente tenere baricentro e linea alta.

Un avvio graduale con la Roma che ben presto si impossessa di campo e iniziativa

I valori in campo e il divario tra le due squadre hanno una conseguenza molto presto favorevole ai giallorossi che per oltre un’ora comanderanno il gioco. Condizione dovuta anche all’atteggiamento attendista dei friulani che già con Okaka e Lasagna cercano di schermare le linee di passaggio per Pellegrini e Veretout, col francese che talvolta deve aprirsi sul centro-sinistra per dare una linea di passaggio in più nella costruzione bassa. I tre attaccanti della Roma si interscambiano molto da subito, bravissimi nel dividersi gli spazi offensivi senza dare riferimenti agli avversari, con Pedro che va molto bene alle spalle dei due quinti bianconeri e con Dzeko che si tira fuori dalla morsa dei 3 centrali. La Roma trova circolazione adeguata e ben presto dispone dell’avversario che fatica ad accompagnare con le mezzali l’azione offensiva. Quindi per Mancini,Ibanez e Kumbulla è agevole la gestione del 3 contro 2 arretrato. Da parte degli uomini di Gotti c’è anche una certa prevedibilità nel mandare palla esterna per poi giocare subito davanti per Okaka e Lasagna che giocano ora a specchio tra di loro, ora di scarico sul sostegno, ora sulla profondità. Nella prima fase Pellegrini è ispirato e dentro al gioco, e sviluppa buone geometrie, anche se una certa pigrizia porta la squadra ad alzare palla abusando troppo spesso della palla lunga. Non sempre il raccordo con Dzeko e l’andarci a giocare intorno sono presenti e il bosniaco stesso dovrebbe tirarsi fuori più spesso dalla morsa dei centrali avversari. Il volume di gioco, a supremazia territoriale e il possesso palla, con l’indice di pericolosità, sono tutti valori che nel primo tempo convergono tutti nell’erroraccio di Dzeko. Nella parte finale del primo tempo le due squadre si allungano ed entrambe cominciano a trovare spazio, ma e’ una Roma sterile che riesce ad entrare centralmente ma mancando dell’ultimo passaggio.

Ripresa e momento del gol giallorosso

Al rientro coi medesimi 22, la Roma ha un avvio di grande forza e determinazione, e con 10 minuti dove alza ritmi e aggressione sblocca meritatamente la gara con un break in mezzo al campo di Pedro. Cambiano gli scenari in campo e l’Udinese è obbligata a modificare atteggiamento tattico, che da guardingo e attendista, si fa intraprendente. L’Udinese ora deve serrare i tempi, alzando il baricentro e scoprendosi, aggredendo con ancora più veemenza e irruenza nei contrasti, e nell’avversario di spalle. Nella loro supremazia dopo il vantaggio i giallorossi devono gestire palla e coprire la profondità sulla corsa di Okaka e Lasagna. Gotti con Molina e Forestieri cerca di dare un taglio più offensivo al suo centrocampo ma col vantaggio conseguito è la Roma che si abbassa troppo, lasciando pericolosamente campo ai friulani. Il gol del vantaggio ha un potere soporifero sugli uomini di Fonseca, che escono pericolosamente dalla gara,con una mezz’ora finale dove non gestiscono più palla, palleggio in uscita impreciso, e riconquista solo momentanea e senza conservazione della palla. Stavolta il tecnico attinge ai cambi. Entrano Carles Perez per Mkhytarian, Cristante per Pellegrini, e Kluivert per Pedro, ma il non riuscire più a tenere palla, neanche con Dzeko che non riesce a fare salire e respirare la squadra, non consente mai di innescare la velocità dei due attaccanti subentrati. Inoltre evita all’Udinese il ripiegamento e le consente il forcing finale. Friulani che concludono con un 4-2-3-1 super offensivo al quale Fonseca oppone nei minuti di recupero finale un centrocampo più folto con Villar in luogo di Dzeko, in un 3-5-2 liberatorio al fischio finale.

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