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Scuffet: “Il malcontento c’è, nessun giocatore deve essere contento di stare in panchina”

Simone Scuffet, intervenuto al canale ufficiale, ha parlato della sua storia all'Udinese e del momento della squadra.
Monica Tosolini

Simone Scuffet, intervenuto al canale ufficiale, ha parlato della sua storia all’Udinese e del momento della squadra, ammettendo il disagio per la scelta inaspettata della società nei suoi confronti in questa stagione. “So di essere nella squadra della mia città, so cosa comporta il mio lavoro, si può piacere o non piacere. Poi si sa che quando si gioca bene si è amici di tutti, quando no si è in discussione. E’ il calcio, ci sta”.

Che emozione si prova quando l’allenatore all’ultimo minuto, senza preavviso ti manda in campo? Tu lo hai provato il primo febbraio 2014: “Io ho esordito in un momento delicato, il periodo era difficile, la classifica brutta. Il giorno della partita Brkic ha avuto un problema e Guidolin mi ha guardato e mi ha detto: giochi tu. Il suo coraggio nel fare quella scelta è qualcosa che mi ha colpito: gli sarò grato per tutta la vita”.

Hai vissuto momenti difficili e grandi risalite e poi ancora grandi delusioni. Che uomo e che portiere sei diventate? “Mi sono successe tante cose e in fretta. Quest’anno la società ha fatto una scelta inaspettata da parte mia. Hanno deciso così. Chiaro che nessun allenatore vorrebbe in panchina un giocatore che è contento di starci. Il malcontento c’è, ed è giusto perchè ci deve essere la voglia di giocare. Qui il gruppo di lavoro è molto positivo, ma è giusto che ognuno guardi se stesso”.

Cosa sta vivendo la squadra in queste settimane? “Ora c’è stata una presa di coscienza da parte di tutti di quello che deve essere l’Udinese anche come mentalità, sapere cosa vogliamo essere. Una squadra competitiva, compatta, capace di difendere insieme e non perdere le partite. Ci sono state partite in cui la prestazione  è stata buona, ma non sono arrivati i risultati. Credo che in un campionato la sfortuna decida relativamente: se la prestazione è buona e il risultato non c’è, vuol dire che manca ancora qualcosa”.

Ti sentiresti pronto a difendere la porta dell’Udinese se Musso partisse? “La questione allo Spezia ha stupito anche me, ma sono successe delle cose, ci sono stati dei cambiamenti (sono andate via le due figure che mi volevano più di tutti) e certe dinamiche sono saltate. C’è stata un po’ di confusione dovuta a tanti fattori e alla fine non sono potuto rimanere là. Lo Spezia ha cambiato tanto. Poi l’Udinese ha scelto di tenermi qui. Io al posto di Musso? Credo di essermi meritato sul campo la chance di giocare in A”.

Lo Spezia che affronterete domenica? “Bisognerà far tesoro della partita dell’andata: lo Spezia è quello, la squadra è chiara, l’allenatore anche. Penso che nessuno di noi sottovaluterà la partita, per noi è uno scontro importantissimo”.

I paragoni danno fastidio? “I giornali fanno paragoni sensazionali e ad un giovane fanno piacere. Certo che però possono creare certe aspettative, soprattutto nei giudizi. Mentre c’è bisogno di aspettare certi giocatori. Bisogna dare tempo a tutti, fare grossi paragoni non aiuta in questo”.

In quale caratteristica tecnica senti di dover migliorare? “Nel calcio d’oggi bisogna lavorare molto sulle palle alte, ma anche nella gestione della palla con i piedi”.

Come la vive un ragazzo di 24 anni la pandemia? “Sono cose che lasciano incapaci di capire, bisogna dare ascolto agli esperti. Bisogna essere bravi a tenere duro e spero che a breve questa situazione sia solo uno spiacevole ricordo”.

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