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Larsen: Se cambio squadra, lo faccio per una in cui posso giocare titolare

A tutto Larsen. Il centrocampista danese ha affrontato i temi caldi di questo momento in una intervista a bold.dk.
Monica Tosolini

A tutto Larsen. Il centrocampista danese ha affrontato i temi caldi di questo momento in una intervista a bold.dk. Argomento principale, la Nazionale. Il Ct Åge Hareide, che ha fatto debuttare Jens Stryger nella selezione il 31 agosto 2016 come terzino sinistro, ha lasciato e al suo posto c’è Kasper Hjulmand, uno (si dice) che forse non è convinto che un calciatore di piede destro possa giocare a sinistra. A questo proposito Larsen spiega che “non condivido il pensiero di chi sostiene che un giocatore di piede destro non possa essere impiegato a sinistra. Nei grandi club succede spesso. Ma quello che succederà con il nuovo Ct è più una domanda per lui che per me”.

Ti è dispiaciuto l’addio di Hareide? Sei pronto a lavorare con Hjulmand?  “Fa parte del calcio. Sono stato molto felice di avere Åge come allenatore della nazionale. E’ innegabile. Ha fatto un ottimo lavoro per la Danimarca, l’ha portata a due finali. Quindi le sue qualità non possono assolutamente essere messe in discussione.  Ma spero di esserci anche sotto la guida di Kasper Hjulmand. Lo conosco da quando siamo stati insieme all’FC Nordsjælland e so quanto sia bravo come allenatore. Sia dentro che fuori dal campo”.

Hai detto che vorresti fare il salto verso un altro club. Non temi che questo potrebbe mettere a rischio il tuo posto in Nazionale? “Non ci penso. C’è molto tempo fino alla prossima estate e ci sono molte partite con un calendario serrato il prossimo anno. Quindi non penso al fatto se un cambio di club possa ostacolare il mio cammino in nazionale. Se cambio squadra ora, lo faccio per un club in cui posso avere un ruolo nella squadra. In questo modo, spero di poter rimanere anche in nazionale“.

Come hai vissuto il lockdown in Italia? “Quando c’è stato il blocco totale, a casa avevo solo una cyclette e alcuni pesi diversi, che ho usato. Poi sono tornato in Danimarca, dove ho trascorso un po’ di tempo e ho approfittato del fatto che c’era un po’ più di libertà che in Italia. Quindi ho potuto anche correre a casa. Ovviamente la cosa è stata concordata con l’Udinese. Ci è stato permesso di tornare a casa nei nostri rispettivi paesi purché tornassimo in tempo per la ripresa. Dovevamo essere di ritorno in Italia 14 giorni prima per poter sostenere regolarmente la quarantena a casa. Dopo una pausa di oltre tre mesi, il calcio è ripreso in Italia. La sosta ha avuto un impatto su alcune squadre come la Lazio. C’è stato il rischio infortuni. Quindi il problema del caldo. Fortunatamente per noi, abbiamo evitato troppi infortuni. Purtroppo però ne abbiamo avuto uno grave ad un giocatore che ha dovuto subire un intervento al ginocchio”.

Ti sei reso conto di vivere una situazione speciale? “Da parte nostra nel club, penso che siamo stati bravi a rimetterci in forma velocemente. Abbiamo avuto un programma individuale che siamo stati in grado di eseguire a casa per mantenere il corpo in movimento in modo da non stare completamente fermi. Ma ovviamente è stato difficile, anche perché non sapevi se avresti giocato o meno. Ma penso che i miei compagni siano stati bravi a svolgere tutto e mantenersi in forma”.

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