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Inferno, andata e ritorno

L'Udinese ha un problema ormai da anni.
Monica Tosolini

L’Udinese ha un problema ormai da anni. Non so se sia per la poca qualità dei giocatori in rosa, per l’ambiente o che altro, ma spesso abbiamo cali di tensione in singoli giocatori che determinano sconfitte indecorose. Spesso si sono ripetuti gli stessi nomi, ma ora quei nomi sono lontani da Udine e Samir ha avuto una discreta crescita proprio nell’ultimo anno.

Domenica Zeegelar, Wallace e Becao hanno determinato le sorti della partita, altrimenti si vinceva. Sui due gol presi c’è lo zampino dell’olandese. Il primo gol del Parma è fotocopia di quello subito a Roma, solo dalla parte inversa: si salta la linea di centrocampo e il laterale è troppo alto, cross facile e gol. Mentre contro la Roma Bonifazi aveva seguito l’attaccante e nessuno aveva coperto il buco, contro il Parma l’attaccante si è nascosto dietro Bonifazi e Zeegelar non lo ha seguito. Non so se giochiamo a zona anche sui cross, sono scelte dell’allenatore, ma o l’olandese doveva seguire Corneliusson oppure doveva avvisare Bonifazi che si è visto comparire all’improvviso l’ariete parmense. Sul secondo gol, palla di Bonifazi a Zeegelar che sbaglia il movimento e contropiede del Parma. Rigore alquanto inutile e inspiegabile di Becao. Prima, come non bastasse, Llorente aveva fatto un assist al bacio proprio per Zeegelar che da solo davanti al portiere aveva tirato che peggio non si può, in una deserta curva del Tardini, quello che era a tutti gli effetti un rigore a porta vuota.

Se le ultime due partite ci hanno insegnato qualcosa è che Wallace non può fare la mezzala. Troppo lento per quel ruolo, è un mediano, un metronomo, ma non una mezzala. Ed anche che, pare, le altre squadre abbiano capito il nostro punto debole. Verticalizzare sulla fasce quando gli esterni sono troppo alti. I nostri tre dietro sono lenti a coprire in diagonale e così si tagliano fuori sia le mezzali che i laterali.

Dispiace dirlo, ma Gotti ha sbagliato l’approccio delle ultime due partite. Io rimango sempre della mia idea, forse poco coraggiosa ma finora di sicura resa: che l’Udinese deve partire in sordina, stando attenta a coprirsi bene nella prima mezzora per venire fuori alla distanza. De Paul, che fa la differenza, ha la capacità di rendere al massimo fino al novantesimo, tanto vale stancare l’avversario e trafiggerlo. Sta di fatto che il primo tempo si è chiuso con le porte dell’inferno spalancate.

L’ennesimo anno di altalena. Ovvio, ci mancavano Delofeu, Pussetto e Pereyra non era al massimo, ma contro il Parma le scuse stanno a zero, non puoi prendere due gol in mezzora. Per fortuna che proprio Gotti ha avuto il coraggio, o il buon senso, di correggere gli errori commessi. Dentro gente generosa di piede e di gamba e fuori chi pareva “svogliato”. Eccezion fatta per Llorente, mai servito decentemente in quarantacinque minuti eppure autore di un assist al bacio, gli altri sostituiti avevano poco da recriminare, anzi… Così abbiamo visto un’altra Udinese, quella che vorremmo sempre vedere, quella che ci aveva fatto innamorare contro il Genoa o l’Atalanta.

Pare strano a dirlo, ma forse finalmente possiamo cambiare una partita con i cambi, il che significa che la rosa è completa e ben costruita. Ecco che ci siamo tirati fuori con le unghie e con i denti dalla buca che conduce all’inferno ed abbiamo pareggiato una partita che si poteva anche vincere, alla fine. Due punti persi o un pareggio che vale mezza vittoria perché sancisce che l’Udinese di quest’anno è più forte di temporanee miserie caratteriali?Non lo so.

Provo a dare una risposta con un pizzico di razionalità. Contro la Roma abbiamo perso per qualche errore di approccio, di sicuro, ma avevamo davanti una squadra superiore alla nostra. La Roma non ha vinto perché glielo abbiamo lasciato fare, ha vinto perché si è presa la partita. Era più forte, più veloce, i piedi e la mente erano migliori dei nostri. Punto. Tre a zero e tutti a casa.

Contro il Parma la sconfitta sarebbe stata un ritorno ai gironi danteschi delle solite stagioni, invece no. Abbiamo reagito da grande squadra, con carattere, con rabbia, con quella “garra” che mi piace. Prendete Bonifazi: sul primo gol poteva abbattersi, si è rimboccato le maniche e ha continuato a lottare in un ruolo non suo fino alla fine. Molina pareva avere dentro quel sacro fuoco che gli argentini avevano mostrato all’Olimpico, dopo la dipartita del Pibe de Oro. Okaka e Nuytinck sono stati non solo determinanti, ma trascinatori in campo, leader!

E finalmente, pur con diversi infortuni importantissimi, abbiamo comunque una panchina che ci permette di cambiare le partite, se mal incanalate.​ Ora al lavoro, contro la Fiorentina non si possono ripetere gli stessi errori già fatti in due partite consecutive: le fasce vanno presidiate meglio, a costo di perdere qualche metro di baricentro. Vince chi fa gol, il possesso palla e il baricentro non contano!

Se potessi dare un consiglio a Gotti (pare una bestemmia visto che lui sa di calcio mille volte più di me) è di lavorare di più su una difesa a quattro, già provata spesso in corso d’opera, che permette di ovviare alle lacune dei laterali presi in contropiede. Comunque sia, Fuarce Udin!

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