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Messaggero Veneto, Marco Negri: “Tornerei a Udine solo per allenare uno come Beto”

Il Messaggero Veneto ha intervistato oggi Marco Negri, ex attaccante bianconero e preparatore degli attaccanti a Udine al fianco di Oddo.
Monica Tosolini

Il Messaggero Veneto ha intervistato oggi Marco Negri, ex attaccante bianconero e preparatore degli attaccanti a Udine al fianco di Oddo. Negri ha parlato soprattutto di Beto, partendo però da una considerazione sull’Udinese di oggi: «Una squadra che ha capito i limiti avuti l’anno scorso, che è ripartita dopo aver perso due pezzi da novanta e che può diventare la sorpresa del campionato se trova un certo sviluppo tra attacco, centrocampo e difesa. Vedo una squadra con giocatori di gamba e tecnica, con gente d’esperienza che ho conosciuto bene quattro anni fa. L’entusiasmo potrebbe quindi fare la sua parte. Beto? Verrei a Udine solo per allenarlo. Mi piace moltissimo, è il prototipo dell’attaccante moderno con gamba e fluidità di esecuzione, che può essere accostabile all’Abraham della Roma, che puoi impiegare in coppia o con altri attaccanti larghi. Poi è chiaro che deve crescere, ma ha dei margini enormi. Già adesso Beto è quel genere di attaccante che impegna due se non tre centrali, ma deve capire quando venire incontro e quando allungare la squadra sapendo leggere i movimenti delle difese avversarie. Per il momento è importante che si sia sbloccato con un gol che dà morale e tiene lontano le critiche, e che continui a giocare seguendo il suo istinto. Tutto il resto lo costruirà in allenamento».

Gotti lavora sul cambio di modulo: «L’incubo degli allenatori è la parola equilibrio, e tutti cercano di proporre davanti ciò che è sostenibile dietro, in difesa e a metà campo intendo, altrimenti non ha senso. Detto questo, devi avere un bel filtro in mediana e poi dipende con chi giochi, perché se hai chiari riferimenti in attacco il regista può anche non servire in mezzo. Comunque, anche il 3-5-2 offre spunti per l’uno contro uno sulle fasce, solo che davanti hai sempre cinquanta e sessanta metri da attaccare se la squadra resta bassa sotto palla».

Un’Udinese disegnata con Pussetto, Pereyra e Deulofeu trequartisti dietro a Beto?«Bene, ma Pussetto rischierebbe di pestarsi i piedi con Molina, quindi preferirei un mancino come Samardzic, simile per caratteristiche all’Orsolini del Bologna che gioca sul piede invertito, come Berardi. Giocatori che giocando sul piede invertito rientrano verso il centro e possono lasciare la fascia all’esterno, il Molina di turno nel caso dei bianconeri. Al centro sicuramente Pereyra, che è l’olio motore dell’Udinese, un giocatore intelligente tatticamente che fa girare la squadra, come il Soriano del Bologna. Poi è chiaro che gli esterni devono sacrificarsi molto».

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