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Messaggero Veneto: Gotti, quattro mosse per portare l’Udinese fino al decimo posto

Nel nuovo 'corso' bianconero, quello iniziato nel girone di ritorno e che sta dando risultati importanti alla squadra, c'è tanto Gotti, staff e giocatori, secondo il Messaggero Veneto.
Monica Tosolini

Nel nuovo ‘corso’ bianconero, quello iniziato nel girone di ritorno e che sta dando risultati importanti alla squadra, c’è tanto Gotti, staff e giocatori, secondo il Messaggero Veneto. In quattro mosse si è attuata la rivoluzione.

Massimo Meroi individua i quattro punti cardine:

Le fondamenta, ovvero la difesa. Nel girone di ritorno, in 7 partite, l’Udinese ha incassato 6 reti e in 4 occasioni ha mantenuto la porta inviolata. Il rientro di Nuytinck è stato importante, “ma va sottolineato come se viene a mancare un titolare, il sostituto si cali alla perfezione nei meccanismi (è il caso di De Maio). Non solo. Nuytinck e Bonifazi possono fare i centrali, ma anche giocare sul lato senza che il rendimento ne risenta. Significa che in allenamento si provano e riprovano i movimenti”.

L’equilibrio dato dal lavoro di tutta la squadra è fondamentale. I mediani, in particolare, proteggono bene: “ultimamente Arslan in questo è cresciuto mentre Walace con il Sassuolo ha disputato una delle sue migliori gare in bianconero. Se giocano assieme uno dei due deve sacrificarsi in un ruolo non suo, quello di mezzala. Il turco lo fa meglio del brasiliano. Tutti, comunque sono utili; gli esterni con le loro diagonali, ma anche gli attaccanti. Non a caso Gotti sabato ha sottolineato il recupero all’80’ nella sua area di Llorente, ma la stessa applicazione ci aveva messo Nestorovski col Milan quando la squadra era rimasta in dieci”.

Le fasce: Gotti sa di poter contare su un Molina sempre più affidabile

L’unione, la compattezza di squadra: è molto importante l’aspetto mentale. “L’Udinese è diventata una squadra nel vero senso della parola e ci sono dei particolari che dall’esterno non possono passare inosservati. Dopo il gol di Pereyra è arrivata in campo a esultare tutta la panchina. In campo ci si aiuta l’uno con l’altro e si festeggia tutti assieme. In una parola: c’è empatia”.

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